Gli imballaggi flessibili da converter (2022)

I dati di mercato riportati in questa analisi si riferiscono al bilancio 2022 del comparto e sono stati elaborati a ottobre 2023.

A cura di Barbara Iascone
Ufficio Studi Istituto Italiano Imballaggio

L'area degli imballaggi flessibili da converter comprende le tipologie di confezio­na­men­to realizzate tramite accoppiamento, coestrusione e laminazione di più film di materiali diversi (multimateriali) oppure di uno stesso materiale (monomateriale).

Ogni materiale utilizzato assolve a una funzione d’uso specifica e, per questo motivo, sono considerati imballaggi a struttura complessa. Si tratta della forma di imballaggio più giovane presente sul mercato: di altissimo valore tecnologico, soddisfa le sempre più sofisticate e complesse esigenze in fatto di protezione e distribuzione di un bene. Si pensi, per esempio, alla frutta e alle verdure confezionate oggi disponibili già pre-lavate e, quindi, immediatamente pronte per il consumo: cosa inimmaginabile fino a qualche anno addietro.

Grazie alle sue caratteristiche intrinseche, il flexible packaging si trova ancora dunque in una fase espansiva tanto che, negli ultimi i vent’anni, per quanto riguarda la produzione italiana, è cresciuto mediamente del +4,4%.

Il mercato

Appurato dunque che il mercato degli imballaggi flessibili è ancora in fase di crescita, anche in virtù della loro “giovane” età continueranno a espandersi nei settori dove vengono già utilizzati. Tanti gli elementi a loro favore: il sempre maggior ricorso al convenience food, la continua attenzione al design e alla grafica del packaging, la costante richiesta di soluzioni leggere e di minimo impatto.

Nel mondo. Nel 2022 il mercato mondiale degli imballaggi flessibili da converter è stimato in circa 106 miliardi di dollari, in crescita dell’1% rispetto all’anno precedente. USA e Asia centro orientale si spartiscono rispettivamente il 31% e il 26% del mercato mondiale. A livello europeo si registra un calo in termini di volumi pari al -1%, mentre il fatturato cresce dell’11,7%.

In Italia. Gli imballaggi flessibili da converter rappresentano il 2,3% della produzione totale di imballaggi e il 6,7% del fatturato. Nel 2022 la produzione è ammontata a 421.000 tonnellate, in crescita del +1,5% ma il tasso di andamento tendenziale è stato il meno performante rispetto a quanto registrato negli ultimi vent’anni, sebbene in recupero rispetto alla tendenza negativa registrata nel 2020. Le esportazioni hanno rappresentato il 54% della produzione, crescendo del 5,3% rispetto al 2021. Le importazioni sono storicamente molto basse, aggirandosi intorno alle 3.000 tonnellate e risultano stabili. Il mercato interno è rappresentato da un utilizzo apparente, che non tiene conto del movimento scorte, in calo del -2,6% e si assesta intorno alle 197.000 tonnellate.

Tabella 1. Il mercato italiano dei poliaccoppiati flessibili (2022).
  2019 2020 2021 2022
Fatturato milioni euro 2.250 2.227 2.227 2.822
Aziende operanti in Italia - - - 80
Addetti numero circa  - 6.991 7.115 7.130
Produzione t/000 403 399 415 421
Esportazioni t/000 222 219 216 227
Importazioni t/000 3 3 3 3
Utilizzo apparente 184 183 202 197
Fonte: elaborazioni Istituto Italiano Imballaggio su dati Giflex

Se consideriamo poi l’insieme degli imballaggi flessibili (compresi quindi foglio di alluminio e carta…), il flexible packaging occupa il 12% del totale, di cui il 2,2% è rappresentato dagli accoppiati flessibili da converter.

Il fatturato del settore, nel 2022, è stato di circa 2,8 miliardi di euro, in crescita rispetto all’anno precedente del +19%.

Da evidenziare il deciso divario tra i tassi di crescita della produzione e di fatturato, come è avvenuto per il settore imballaggi nella sua totalità dato che, anche in questo ambito, si sono verificati importanti aumenti dei costi di produzione, derivati sia dall’incremento delle quotazioni delle materie prima sia dalle impennate dei costi energetici: tali elementi hanno portato a rialzare i prezzi degli imballaggi prodotti per coprire i rincari subiti, da qui i sensibili aumenti dei fatturati.

In base alla prevalenza di materiale, gli imballaggi flessibili da converter si suddividono nel seguente modo: il 73% è rappresentato dagli imballaggi a prevalenza plastica, il 25% sono a prevalenza carta, il restante 2% è a prevalenza alluminio.

Tabella 2. Raffronto evoluzione produzione imballaggi flessibili da converter (FC) con totale imballaggi (TOT. IMB).
  2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022
FFC 100 99 95,7 101,3 108 108 112,3 116,7 121,7 124,3 127,3 130,3 134,3 133 138 141
TOT. PACK. 100 96,9 85,9 90,5 90 85,5 85,2 88,6 90,7 93,6 96,7 98,5 100,6 99,1 106 105
Valori indicizzati base 2007 riferiti alle tonnellate prodotte.

Settori d’impiego

Food. Questo imballaggio ad altissimo contenuto tecnologico, innovativo e moderno, sempre in grado di adattarsi a nuove esigenze e nuove sfide, è ampiamente utilizzato nel settore alimentare: si ipotizza infatti che il 94% circa degli imballaggi flessibili da converter sia destinato a quest’area.

In questo ambito, la IV gamma dell’ortofrutta e i formaggi sono i maggiori utilizzatori, rispettivamente al 26,3% e 21,4%. A seguire, i prodotti da forno e le paste alimentari con il 19,4%. Le altre tipologie di alimenti seguono a distanza: con il 5,1% di share abbiamo i salumi, con il 4,7% i surgelati.

Il 4,1% è rappresentato dal caffè e l’1,7% dal pet food. Alla voce “altre tipologie alimentari” (11,6%) rientrano salse, yoghurt, sottolio e sottaceti, olive, baby food, caramelle e cioccolatini (questi ultimi, da soli sono al 5,9%. È interessante analizzare, come si sia evoluto negli anni l’impiego di questi imballaggi nel loro principale settore di utilizzo, vale a dire l’ortofrutta. Tra il 2008 e il 2022 i flessibili da converter sono passati dal 7,6% al 27,5% nel mix del packaging per l’ortofrutta fresca, con una variazione di crescita medio annua del +18,6%!

Non food. I settori cosmetico/farmaceutico e della detergenza domestica si spartiscono il 5,7% del mercato globale degli imballaggi flessibili. In ambito cosmetico sono particolarmente sviluppati i formati monodose, mentre in quello della detergenza domestica abbiamo le ricariche per flaconi.

Tabella 3. Segmentazione dell’utilizzo di flessibili da converter per settori finali di impiego (valori % riferite tonnellate di imballaggio flessibile).
  2021 2022
Prodotti da forno e paste alimentari 20,40% 19,40%
Formaggi 22,00% 21,40%
Carni trasformate (salumi) 4,90% 5,10%
Surgelati 4,50% 4,70%
Ortofrutta IV e V gamma 26,20% 26,30%
Caffè 3,80% 4,10%
Pet food 2,00% 1,70%
Altri alimenti 10,70% 11,60%
Totale alimentare 94,50% 94,30%
Farmaceutici e cosmesi 2,90% 3,00%
Detergenza domestica 2,60% 2,70%
Altro non alimentare 5,50% 5,7%q
Totale 100% 100%
Fonte: Banca Dati Istituto Italiano Imballaggio

Materie prime utilizzate per la produzione dei flessibili da converter

Da molti anni a questa parte i poliaccoppiati sono interessati da un continuo alleggerimento dei pesi a parità di prestazioni.

Questo ha influito sulla preferenza nell’utilizzo di alcuni materiali rispetto ad altri; infatti nel corso degli anni ci si è sempre più orientati verso l’impiego di plastica a scapito di carta ed alluminio, ovviamente più pesanti.

La tendenza all’alleggerimento ha portato a una ricca attività di ricerca volta a individuare sia nuovi materiali sia nuove tecniche di fabbricazione. In questo senso, nel corso degli ultimi anni è diminuito l’impiego della componente cellulosica e del film di alluminio (quest’ultimo, in molti casi è stato sostituito da processi di metallizzazione). Tali cambiamenti sono stati resi possibili dalla progettazione di multistrati plastici, in grado di assolvere alle funzioni svolte dai due materiali sopra menzionati.

Per quanto riguarda i nuovi materiali, il mercato si sta rivolgendo alle plastiche biodegradabili/compostabili anche nel caso dei poliaccoppiati da converter. L’utilizzo di questi materiali risulta in continua crescita e avviene tramite l’accoppiamento di carta + plastica (biodegradabile/compostabile) oppure plastica + plastica, in entrambi i casi biodegradabile/compostabile: una tipologia di accoppiamento sempre più in linea con la crescente richiesta di imballaggi a basso impatto ambientale, come nel caso delle buste per il confezionamento di pasta alimentare e di prodotti da forno.

In base ai dati riportati nella Banca Dati dell’Istituto Italiano Imballaggio, si stima che, su circa 63.000 tonnellate di imballaggi flessibili da converter utilizzati in questi settori, il 6,5% circa venga realizzato tramite l’accoppiamento di materiali biodegradabili/compostabili.

Scopri maggiori informazioni sulle aziende citate in quest'articolo e pubblicate sulla Buyers' Guide - PackBook by ItaliaImballaggio
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