Gli imballaggi di plastica (2014)

Trend evolutivo della produzione e posizionamento sul mercato. Plinio Iascone


A causa della recessione economica, e al pari delle altre tipologie, anche gli imballaggi di plastica hanno sperimentato una contrazione produttiva, determinata sia dal calo dei consumi interni sia dal ridimensionamento dei flussi esportativi.

Analizzando nel dettaglio la situazione evolutiva dal 2010 al 2013 si evidenziano quindi i seguenti numeri:
- calo dei consumi interni del 5,2%;
- export in calo del 9%;
- import in aumento del 14%;
- flessione nella produzione del 9%.
Analizzando il trend del consumo interno, il quadro evolutivo presenta una situazione ancora peggiore, se si esamina l’andamento del consumo del prodotto italiano che evidenzia una contrazione del 9%, a tutto vantaggio del prodotto importato.
Secondo un preconsuntivo, la situazione nel 2014 sembra essere migliorata. La domanda interna risulta infatti in ripresa: in chiusura d’anno si è registrato un +3% circa, imputabile sia a un +1,8% del prodotto italiano sia, in particolare, al +9,7% del prodotto di importazione.
Per contro, le esportazioni segnano un ulteriore cedimento intorno al 3%.
La produzione dovrebbe essere sostanzialmente allineata ai bassi livelli raggiunti nel 2013.
Si può tuttavia pronosticare che le conseguenze della crisi iniziata nel 2011 si stiano man mano attenuando, tanto che il 2015 dovrebbe testimoniare una progressiva ripresa del settore.
Negli ultimi anni, in relazione alla produzione di imballaggi, si è osservato un lieve ma progressivo ricorso ai materiali provenienti da riciclo e alle bioplastiche. Nel primo caso, sono state utilizzate 435.000 tonnellate nel 2013, destinate a crescere in maniera significativa nel 2014.
Per quanto riguarda le bioplastiche, sono state per lo più destinate alla produzione di shopper e di film da incarto, raggiungendo le 26.000 tonnellate circa.

Aree di impiego e tipologie

Gli imballaggi in plastica rappresentano il 19% della produzione globale di pack- aging, ma considerandone il peso medio ridotto rispetto ad altre tipologie, la quota di partecipazione è senz’altro superiore (23-25% sul totale, con una stima di larga massima).  
Gli imballaggi di plastica hanno innumerevoli applicazioni settoriali, nella movimentazione di alimenti (freschi e conservati) e bevande, di prodotti tecnici e macchinari... Possono essere distinti in tre macro aree:
- imballaggi flessibili (film estensibili, sacchi e sacchetti);
- imballaggi rigidi (bottiglie per bevande, bottiglie e flaconi per prodotti tecnici, bin, pallet e cassette varie);
- accessori per imballaggi (corde, regggette, tappi, cappucci, materiali per imbottitura, chips, film a bolle ecc.)
È il comparto alimentare ad assorbirne il maggior quantitativo: in percentuale parliamo del 76% (54% nel food e 22% nelle bevande).
Buona la percentuale degli imballaggi di plastica destinata ai prodotti chimici (inchiostri, colori, lubrificanti ecc.), che arriva al 7%; cosmesi e profumeria ne assorbono invece il 2% circa sul totale. In questi casi, il mix del confezionamento evidenzia una notevole varietà di tipologie di imballaggio, soggette a svariati cambiamenti.
Nel settore farmaceutico, che impiega l’1% di imballaggi di plastica, i cambiamenti nel confezionamento sono invece molto lenti, poiché in genere devono essere autorizzati dal Ministero della sanità.
Significativa la presenza della plastica nel comparto dei prodotti di largo consumo non alimentare (6%).
Il restante 8% interessa l’impiego degli imballaggi plastici nella movimentazione dell’impiantistica e macchinari vari.        

A cura di Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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