Competitivi con la manifattura intelligente

Tags

Le soluzioni per la gestione dei dati di prodotto e di processo, i digital twin e i sistemi gestionali intelligenti per ottimizzare le operations e la supply chain e per adattarsi rapidamente al mercato con prodotti sempre più personalizzati. 

Maurizio Cacciamani

Le aziende dovrebbero integrare la sostenibilità già in fase di progettazione, per ridurre i costi pur mantenendo elevata la qualità. Ma quali tecnologie adottare?

Tecnologie adottate dalle aziende e benefici attesi

Per rispondere a queste domande Andrea Bacchetti (Università degli Studi di Brescia) sta realizzando un’indagine i cui risultati, parziali (poco più di 100 risposte) ma indicativi, sono in sintesi:

  • adozione delle tecnologie digitali. Ai primi due posti IoT e Stampa3D seguita da big data analitycs e AGV, ultimi IA e Block Chain;
  • benefici delle azioni digitali. Ai primi posti l’aumento dell’efficienza e della produttività e aumento della qualità dei prodotti e dei processi, aumento del livello di servizio al cliente e riduzione e ottimizzazione dei costi. Non sono stati ancora presi in considerazione dalle aziende le possibilità offerte dalla transizione digitale per l’apertura di nuove opportunità di business, per l’acquisizione di nuovi clienti e per incrementare il fatturato.

Prodotti, consulenza, software. Non basta vendere prodotti per la digitalizzazione. Per uno sviluppo commerciale sostenibile, occorre offrire consulenza, software per la progettazione delle macchine (per il calcolo preciso della potenza assorbita, per l’ottimizzazione dell’olio e ridurre le dimensioni delle macchine, ecc.), per stampa 3D, per la manutenzione predittiva. Per quanto riguarda la sostenibilità Santo Bivona (Bosch Rexroth) propugna l’impiego in oleodinamica di liquidi ecocompatibili ed ecosostenibili che riducono il rischio ambientale.

Ridurre i consumi legati all’utilizzo del prodotto. Conviene iniziare il percorso verso la sostenibilità partendo in modo soft, basandosi sui report di quanto fatto negli anni precedenti, facendo un bilancio su quanto si è realizzato in concreto. Ma, al proposito emerge un dubbio… è più vantaggioso sviluppare all’interno le nuove tecnologie, oppure inserirle dall’esterno? I programmi di Bruno Presezzi (Presezzi Extrusion Group) prevedono non solo la diminuzione dei consumi interni ma anche quelli legati all’utilizzo del prodotto da parte dei clienti, oltre alla riduzione dei tempi di realizzazione dei prodotti stessi e della loro messa in opera.

Giustificare gli investimenti. Declinare le competenze e “scaricarle a terra” con servizi, soluzioni scalabili, innovative e sostenibili partendo dalla concezione dell’impianto fino all’uscita di scena dal mercato del prodotto con sistemi che tengano conto della realtà reale e di quella virtuale utilizzando sistemi di controllo completo (MES): questi i consigli di Simone Speringo (Industry X, Accenture). Durante lo sviluppo graduale delle applicazioni si possono trovare soluzioni totalmente nuove anche complesse grazie alla collaborazione tra cliente e fornitore. La servitizzazione, per chi produce macchine, è una soluzione complessa e difficile da affrontare se le dimensioni aziendali sono piccole. Un altro problema da affrontare è la mancanza di competenze: se le aziende faticano a strutturarsi, la soluzione è chiedere aiuto ai consulenti. Ma come evitare fallimenti? Conviene partire dal piccolo e scalare poi in grande. È fondamentale giustificare gli investimenti, le iniziative vanno approcciate e ben analizzate in termini di valore, fissando dei budget ben definiti. Una volta completata la digitalizzazione all’interno si deve poi passare all’esterno con la digitalizzazione della supply chain. Per evitare errori è di grande aiuto lo studio di casi pratici di riferimento di aziende con peculiarità simili a quelle del cliente.

Cosa si può fare con il digital twin. Il digital twin non è la rappresentazione 3D della fabbrica, ma offre una serie di attività utili: favorisce il ripensamento di processi e attività, funziona da facility management associando alla macchina la sua storia, simula l’evoluzione della fabbrica (ad es. l’inserimento di una nuova isola o di un nuovo magazzino), gestisce il cantiere con tutte le persone che vi lavorano. E tutto è possibile in cloud, gestendo progetti/modifiche per un “collaborative design”.

L’IA permette poi, secondo Samuele Gallazzi (Autodesk), di esplorare soluzioni di progettazione: il progettista definisce il problema, con l’IA il generative design studia le geometrie migliori, prepara le proposte che verranno decise dal progettista. L’IA aiuta il progettista a sgravarsi del lavoro routinario che richiede il 30% del suo tempo, ovvero la “messa in tavola” dei disegni che devono essere generati dopo la realizzazione del modello 3D. La soluzione non è banale in quanto richiede un importante lavoro di e-learning.

ERP in cloud. Cosa si può fare con l’ERP in cloud? Gestione prezzi prodotti, previsione della domanda, workflow per ordini di acquisto, gestione delle anomalie, manutenzione predittiva, modelli di previsione per ridurre le rotture di stock. Per sfruttare le conoscenza di altre aziende dello stesso settore, Carlo Maria Marenco (Infor) suggerisce di scegliere tra soluzioni specifiche per settore di produzione: manufacturing, food&beverage (caseario), moda. Anche per quanto riguarda l’IA le soluzioni Infor (scalabili su singoli reparti) sono specifiche per applicazioni e sono preintegrate. La piattaforma tecnologica è unificata con approccio olistico.

Scovare i problemi invisibili. Scovando i problemi invisibili si aumentano l’efficienza e si riducono i costi. Il processo consigliato da Massimiliano Matacena (Celonis) prevede l’analisi, la definizione delle priorità e la realizzazione del piano redatto. In sintesi vengono automatizzate tutte le attività a basso valore aggiunto, mentre per quelle ad alto valore vengono abilitate le persone, affidando loro le decisioni strategiche, le attività di monitoraggio e il confronto con gli obiettivi stabiliti per area produttiva. Queste soluzioni digitali non richiedono alcuna sostituzione del software presente in azienda, poiché si integrano facilmente con tutte le tecnologie in uso proteggendo gli investimenti già fatti, potenziandoli.

Conclusioni

La parola d’ordine è giustificare gli investimenti malgrado le difficoltà legate alle persone, alle competenze e alle organizzazioni; ma il vero ostacolo è la mancanza o la scarsa chiarezza sul ritorno e sul beneficio economico dell’investimento. A questo proposito, ha chiarito Bacchetti, i casi di studio sono fondamentali per spiegare qualitativamente e quantitativamente azioni e benefici.

Poiché sono molti gli attori coinvolti nella digitalizzazione (processi, funzioni aziendali, tecnologie, know how), le competenze vanno gestite, altrimenti si procede con innovazioni “a isola”, ottimizzate localmente ma che non generano know how complessivo, che è un patrimonio aziendale intangibile e fattore competitivo atteso dalla transizione digitale.

NOTA. Questo articolo è stato redatto traendo liberamente spunto dalla tavola rotonda “Una manifattura intelligente, circolare e sostenibile per vincere la sfida delle twin transitions e dell’industria 5.0” coordinata da Mauro Bellini (ESG 360), Franco Canna (Innovation Post) e Federica Meta (CorCom) tenutasi a Industry4.0 360SummIT Forum.

Il nostro network