Aziende europee sempre più green con i nuovi provvedimenti UE

È un 2024 di provvedimenti che guardano alla sostenibilità quello dell’Unione Europea, impegnata da tempo a normare alcuni fattori chiave per lo sviluppo di un’economia green sotto il profilo di prassi e modelli di sviluppo.

Ad essere toccati di recente sono il greenwashing, cioè la pratica di offrire una falsa impressione sull’impatto ambientale dei prodotti traendo in inganno i consumatori e una serie di misure imposte alle imprese con oltre 1000 dipendenti e 450 milioni di turnover a cui viene richiesto di integrare la due diligence e i modelli di governance per mitigare il proprio impatto sulla sostenibilità intesa nella sua accezione ambientale e sociale. I due provvedimenti sono attualmente in fasi diverse del proprio iter formale all’interno delle istituzioni europee ma testimoniano una direzione netta che l’Unione Europea ha intrapreso ormai da anni per ottenere risultati strutturali sui temi della sostenibilità partendo da economia e società.

Greenwashing: la direttiva è realtà

Approvata il 28 febbraio 2024, la Direttiva UE 2024/825 vieta dichiarazioni generiche sull’ambiente rilasciate senza una documentazione di supporto adeguata, dichiarazioni di impatto ambientale neutro dei prodotti anche in caso di azioni di compensazione e l’uso di etichette ambientali che non siano basate su schemi di certificazione approvati o istituite da autorità pubbliche.

L’obiettivo, oltre a una maggiore protezione dei consumatori è la promozione di una maggiore durabilità dei prodotti attraverso garanzia e riparabilità a loro volta connesse all’impatto ambientale dei prodotti. Secondo uno studio della Commissione Europea del marzo 2022 dal titolo “Empowering Consumers for the Green Transition” - qui il documento -, infatti, l’86% dei consumatori cerca maggiore trasparenza sulla durabilità e in generale sul reale impatto dei prodotti che acquista. Informazione e trasparenza dei produttori rappresentano infatti una leva strategica per rendere tutte le componenti sociali ed economiche protagoniste della transizione verde in atto all’interno dell’Unione Europea.

Concetto ben chiarito da parte del Consiglio che in un comunicato stampa dichiara:

La direttiva protegge i consumatori da autodichiarazioni ambientali ingannevoli, tra cui dichiarazioni sleali sulla compensazione delle emissioni di CO2. Chiarisce inoltre la responsabilità dei professionisti in relazione alle informazioni (o alla mancanza di informazioni) sull’obsolescenza precoce, agli aggiornamenti non necessari del software o all’obbligo ingiustificato di acquistare pezzi di ricambio originali. La direttiva migliora inoltre le informazioni a disposizione dei consumatori al fine di aiutarli a compiere scelte circolari ed ecologiche.

Nuove regole per la governance aziendale

Novità per la due diligence delle imprese UE e non UE con 1000 dipendenti, un fatturato di oltre 450 milioni di euro, oppure a franchising con un fatturato di oltre 80 milioni di euro se almeno 22,5 sono stati generati da royalty. Le nuove misure, approvate in questa prima fase dagli Affari Legali in accordo con i Governi europei, guardano in particolare all’impatto umano e ambientale delle attività svolte dalle aziende a cui viene chiesto di preparare un piano di transizione ecologica in linea con gli Accordi di Parigi, che contribuisca a limitare il surriscaldamento globale di 1.5 gradi.

Le imprese sono quindi chiamate a mitigare l’impatto negativo delle proprie attività su temi che, oltre a quello ambientale, spaziano dai diritti umani a quelli dei lavoratori, dal lavoro infantile alla schiavitù, dalla perdita di biodiversità all’inquinamento. Le nuove regole spingono infatti le aziende a coinvolgere tutta la filiera a monte e a valle del proprio ambito di attività, guardando quindi ai fornitori, alla materia prima, alla logistica, con l’obiettivo di estendere i processi virtuosi trasformandosi in vettore di innovazione sociale e ambientale.

Novità anche sul fronte sanzionatorio, in caso di mancata adesione alle prescrizioni legate alla due diligence. Gli Stati Membri sono infatti chiamati a designare un’authority responsabile della supervisione e del monitoraggio, dotata dei poteri necessari a comminare sanzioni fino a 5% del turnover globale.

La Commissione istituirà infine una Rete Europea delle authority di vigilanza per sostenere la cooperazione tra gli organismi di vigilanza dei singoli Stati Membri.

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