Anna Paola Cavanna: “Misurare la sostenibilità guardando alla crescita”

La presidente di Laminati Cavanna: “Il nostro settore è impegnato da anni a ridurre l’impatto del packaging, consapevole di quanto il comparto possa essere strategico sia sulla crisi climatica che sull’inquinamento ambientale”.

Con Laminati Cavanna la parola passa al mondo dell’imballaggio flessibile, partendo dal punto di vista di un contoterzista leader nel mercato dell’accoppiamento e laminazione di film in materiale plastico. La presidente Anna Paola Cavanna, che ricopre anche un attivo ruolo con delega alla sostenibilità come vice presidente in Confapi Piacenza, ha concentrato le riflessioni sull’impatto del nuovo Regolamento sia sulla produzione che sull’economia dei territori.

«Quello che mi preoccupa della nuova versione del Regolamento è l’impatto sul mercato - esordisce Anna Paola Cavanna - visto che pare sia applicata un’idea di sostenibilità che considera uno solo dei pilastri, quello ambientale, mettendo in secondo piano quello sociale ed economico.

Naturalmente il nostro settore è impegnato da anni a ridurre l’impatto del packaging, consapevole da tempo di quanto il comparto possa essere strategico sia sulla crisi climatica che sull’inquinamento ambientale. Guardando all’impatto economico, è stata di fatto intaccata la quantità immessa al consumo, un aspetto che non può non avere conseguenze su chi produce il packaging primario e secondario. Va sottolineato che il packaging flessibile, poiché più leggero, è da tempo al centro di scelte improntate alla sostenibilità, tra sgrammatura, nuovi materiali, strategie di riciclo e talvolta anche di riuso. A mio avviso, quello che manca è uno standard di misurazione della sostenibilità, non solo nel packaging ma in tutti gli ambiti in cui questo tema emerge. Puntare verso l’analisi LCA, misurando in modo puntale l’impatto lungo l’intera filiera sposterebbe il peso delle decisioni in una direzione più razionale.

Una scelta che in azienda abbiamo fatto con il nuovo impianto dove, grazie al recupero e riuso dell’acetato e al chiller dell’acqua, non solo generiamo economia circolare vendendo il liquido di scarto ma abbiamo risparmiato la movimentazione di oltre 50 camion in un anno.

Le nuove 4.0 e 5.0 hanno spinto fortemente in questa direzione e l’indicazione della Commissione, che punta a osservare lo sviluppo tecnico dei bio-materiali mi sembra un approccio positivo per lavorare sulla sostenibilità, senza desertificare un comparto produttivo che una volta chiuso, faticherebbe a risorgere, considerando che i paesi emergenti sono sempre più competitivi anche rispetto alle soluzioni più avanzate. È importante sottolineare infatti che mentre l’Europa punta ad essere sempre più virtuosa, molto materiale importato può entrare nel mercato a prezzi più bassi in virtù delle minori regolamentazioni a cui i produttori sono soggetti. Una questione di politica economica su cui serve una seria riflessione».

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