Macchine automatiche: stabilito un nuovo primato
Dopo il 2021, il comparto italiano delle macchine per il packaging chiude un altro anno record, superando la soglia degli 8,5 miliardi di euro (+3,6%). Bene l’export e ancora meglio il mercato domestico. Il presidente Cavanna: “Abbiamo fatto qualcosa di straordinario”.
A cura di Luca Baraldi (Mecs-Ucima) e Milena Bernardi
È un nuovo record storico quello che l’industria italiana delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio ha messo a segno nel 2022: gli 8,5 miliardi di fatturato (+3,6% sul 2021, già anno record) confermano la solidità del settore e il trend di crescita costante negli anni. Basti pensare che nel periodo 2019-2022, il giro d’affari ha conquistato mezzo miliardo di euro in più di business sui mercati globali anche rispetto allo scenario pre-Covid. I dati, contenuti nell’11a Indagine Statistica Nazionale di settore, realizzata dal Centro Studi Mecs - Ucima, sono stati diffusi in occasione dell’Assemblea annuale dei Soci, svoltasi nella sede di Villa Marchetti a Modena, il 10 luglio scorso. La forte resilienza di questa nicchia del made in Italy è da ricercare nella grande capacità di diversificare i mercati presidiati: la debolezza della domanda europea, e ancor più di quella extraeuropea (causata dal conflitto russo/ucraino), è stata compensata dalla crescita in tutto il continente americano e in quello africano. Così come lo stop del “settore food” è stato bilanciato dalla corsa a doppia cifra del “cosmetico”, con un effetto traino delle tecnologie del secondario e del fine linea per tutti i comparti e mercati. Il comparto conta un universo di 616 aziende che occupano 37.753 addetti (+3,9% e 1.402 unità in più sul 2021).
«Se ci si guarda indietro, abbiamo davvero fatto qualcosa di straordinario» ha commentato il Presidente di Ucima Riccardo Cavanna. «Il 2022 ha vissuto di alti e bassi e di forti tensioni internazionali, dalla supply chain all’incremento dei costi al conflitto in Ucraina, ma siamo ugualmente riusciti a crescere sfondando per la prima volta il tetto degli 8 miliardi e mezzo».
Cresce l’export, ma il mercato interno performa a doppia cifra
Punto di forza ormai consolidato, l’export (incidenza del 77% sul fatturato totale) ha registrato un incremento dell’1,7% generando un volume d’affari di 6,57 miliardi di euro.
Il podio delle aree geografiche è rimasto immutato: con 2,52 miliardi di ricavi l’Unione Europea si conferma la principale area di destinazione delle macchine made in Italy e assorbe il 38,4% dell’intero export. Segue l’Asia con 1,23 miliardi di euro, pari al 18,8% del totale delle performance internazionali del settore. Terzo gradino per il Nord America, con 1,14 miliardi e una quota del 17,4%. Seguono Europa Extra-UE (650 milioni di euro), Sud America (456 milioni), Africa (447 milioni) e Oceania con 119 milioni.
Ma è in patria che, a differenza del passato, i costruttori di tecnologie per il confezionamento e l’imballaggio hanno raccolto le maggiori soddisfazioni, con un incremento delle vendite del 10,6% sul 2021, pari a 1,96 miliardi di euro (1,78 miliardi nell’esercizio precedente) e un’incidenza sul fatturato totale del 23%.
India e Turchia scendono in campo
Rispetto ai principali concorrenti Germania e Cina - che, va sottolineato, nel periodo 2012-2022 è cresciuta dell’11,2% - l’Italia si trova a fare i conti con altri due Paesi che stanno aumentando le proprie quote di mercato oltreconfine.
Turchia e India, cresciute rispettivamente a un CAGR 2012/2022 del +11% e +5,7% hanno infatti conquistato nuovi spazi, e in alcuni mercati esteri, già vendono più dell’Italia. Nel 2022, l’India ha esportato macchine per 265 milioni di euro (93 milioni nel 2012), mentre la Turchia ha toccato la soglia dei 208 milioni contro i 120 milioni del 2012.
Confermata la leadership dell’alimentare
Con 2,72 miliardi di euro, anche nel 2022 il food si posiziona al primo posto tra i settori clienti (-0,6% sul 2021) con una propensione all’export del 73,2% e un’incidenza del 31,9% del fatturato totale. Il beverage, al secondo gradino, si irrobustisce e cresce di 8 punti percentuali raggiungendo quota 2,12 miliardi (24,8% sul giro d’affari complessivo). Terzo classificato il settore tissue e altro con 1,59 miliardi (18,6% del totale), in rialzo del 6% (notevole incremento nel mercato domestico, pari al +27,8%). Seguono il pharma (1,43 miliardi; +1,1%), il cosmetico (378 milioni; +10.7%), chimico e home care (302 milioni; +5.1%). Suddividendo i comparti tra food e non food, si evidenzia una crescita del +3% e +4.5% rispettivamente.
Fatturato per tipologia produttiva
La famiglia delle macchine per il packaging primario resta preponderante con il 50,2% della distribuzione del fatturato e vendite pari a 4,28 miliardi (-0.3%), seguita dal segmento del fine linea, labelling e attrezzature ausiliarie con 2,43 miliardi e dal packaging secondario che assorbe il rimanente 21,4% (+6.9%). Sebbene in contrazione del 2%, la categoria che prevale in termini di fatturato è quella delle macchine formatrici-riempitrici-chiuditrici (FFS) e termoformatrici con un valore di 1,7 miliardi di euro, il 79,2% realizzato all’estero. A crescere di più sono invece le macchine per palettizzare, depalettizzare e assicurare il carico a pallet che realizzano un volume d’affare di 1,3 miliardi (+18,3% sull’anno precedente) seguite da astucciatrici e incartonatrici (1,3 miliardi e +11,4%). Perdono smalto le riempitrici-chiuditrici (-6,8%), le avvolgitrici (-2,3%) e i dispositivi di ispezione e controllo (-12,5%).
Le aspettative per il 2023
Secondo le rilevazioni Mecs-Ucima, nei primi sei mesi del 2023 le vendite dei costruttori di macchine automatiche per il confezionamento hanno registrato un forte rimbalzo. Il fatturato è cresciuto del 13,5% sul primo semestre 2022 e il portafoglio ordini a +4,5%. Le aspettative per l’intero esercizio restano ottimistiche, pur in presenza di segnali poco incoraggianti: è svanito l’effetto rimbalzo post Covid, perdurano le incertezze geopolitiche, tassi di interesse e inflazione impattano sulla domanda globale. Il clima di fiducia degli imprenditori resta alto con il 47% che stima una crescita del business, il 42% prevede stabilità e l’11% teme un calo.
«Gli indicatori a nostra disposizione per il 2023 delineano un rallentamento della domanda globale» continua Cavanna. «Ciò che desta preoccupazione per il futuro prossimo deriva da alcuni freni agli in vestimenti: il nuovo regolamento europeo degli imballaggi (che non ci convince) e il suo iter di approvazione, l’aumento dei tassi di interesse, l’incertezza che ancora insiste in alcune aree del mondo e la mancanza di nuove politiche 4.0».
Crescite attese tra il 2023 e il 2026
Nel periodo di riferimento, le previsioni del centro studi Mecs-Ucima evidenziano un incremento medio annuo della domanda in tutte le aree geografiche, eccezion fatta per l’Europa Extra EU (-1,1%). A segno più l’Unione Europea (+3,5%), Asia (+4,4%), Nord America (+3,9%), Sud America (+3,4%), Africa/Oceania (+5,3%). I dati delineano quindi uno scenario positivo per il futuro delle esportazioni made in Italy.