Multinazionali del F&B investono in Italia

Tags

Sicurezza, ecologia e qualità degli ambienti di lavoro si fondono in un concetto evoluto di sostenibilità, oggetto di investimenti milionari nel nostro Paese.

A cura di M. Costanza Candi

Sono multinazionali globali, con solide radici sul territorio e un grande potenziale di innovazione. Si chiamano Ferrero, Unilever, Campari e guardano al nostro Paese come a un mondo economico e imprenditoriale fertile, dove know how e potenziale di sviluppo meritano investimenti importanti, che interpretano la “sostenibilità” da punti di vista diversi, ma con un elemento comune: le “persone al centro”.

Parliamo di tre recenti interventi da parte di:

  • Ferrero, che ha aperto ad Alba un innovativo stabilimento produttivo dove la sostenibilità è un concetto esteso ad ambiente e lavoratori;
  • Unilever, che punta al sud Italia con un nuovo sito produttivo a emissioni zero e dove la formazione dei giovani è al primo posto;
  • Campari, che ha costruito un percorso globale di sicurezza dei lavoratori con il loro attivo coinvolgimento.

La fabbrica ideale esiste e si affaccia sulla Langa

Il nuovo polo di innovazione tecnica Ferrero si trova ad Alba, sede del Gruppo, e rappresenta un modello di integrazione tra architettura industriale, paesaggio naturale, sostenibilità dei processi e benessere dei lavoratori.

Il progetto di Frigerio Design Group è pensato per rispondere ai principi della manifattura 4.0, dove l’interazione uomo-macchina viene posta in relazione con il suo ecosistema, produttivo e non. Il risultato è il Technical Center, che riunisce le attività di engineering dedicate alla progettazione dei nuovi impianti di produzione e l’officina, dove tali impianti vengono preassemblati e testati.

Il progetto, che si estende su 12.700 mq e ospita oltre 200 dipendenti, segue la filosofia della slow architecture, caratterizzata da una ridotta impronta ecologica, dando vita a un edificio costruito proprio a partire dal contesto naturale, le Langhe, e pensato per garantire sicurezza e comfort sensoriale.

L’edificio, bioclimatico e nZEB (nearly Zero Energy Building), è stato concepito per ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica, mentre il volume compatto, realizzato con materiali industriali, massimizza tutti gli apporti passivi (luce, aria e soleggiamento), limitando al minimo le risorse per la gestione e la manutenzione. Un impianto fotovoltaico sulla copertura garantisce una produzione di energia pari a 300 kW di picco. Grazie ad aperture contrapposte, inoltre, gli ambienti possono essere ventilati naturalmente, mentre gli uffici sono climatizzati con sistemi radianti a soffitto che funzionano a 40° rispetto ai canonici 70°, e svolgono anche una funzione fonoassorbente per il controllo acustico degli ambienti. I parcheggi esterni garantiscono inoltre il controllo dell’inquinamento luminoso, grazie a un sistema smart, che ne regola l’accensione solo in presenza di traffico.

Il gelato a emissioni zero si fa al Sud

È la sede di Unilever di Caivano, polo del gelato della multinazionale, a essere protagonista di un importante investimento da 60 milioni di euro, che andranno a finanziare il nuovo stabilimento e il polo logistico. Una fabbrica a emissioni zero, digitalizzata e pensata per ospitare lavoratori più giovani verso cui è prevista una strategia di formazione integrata tra Unilever, Its locali e l’Università Federico II. La proposta, prevista dal Piano Italia del colosso mondiale del F&B, prevede un investimento per 40 milioni sulla fabbrica e 20 milioni sul polo logistico e il magazzino, entrambi uniti da un obiettivo comune da raggiungere entro il 2026: azzerare le emissioni di CO2 della fabbrica, applicare una strategia di economia circolare per la riduzione degli scarti, attuare un processo di digitalizzazione e recuperare competitività. L’idea di sostenibilità messa in campo da Unilever non riguarda però solo l’ambiente, ma coinvolge la forza lavoro, con un numero di impiegati che rimane stabile nel tempo, ma rafforzato nella struttura tecnica da dieci ingegneri e in generale, da un complessivo abbassamento dell’età media, con l’ingresso entro cinque anni di circa cento giovani formati negli Istituti Tecnici Superiori e nelle strutture accademiche del territorio.

La sicurezza sul lavoro è una questione globale

Campari Group ha di recente rivisto i propri programmi di sicurezza grazie al supporto di Omron Safety Services. Con l’obiettivo di migliorare la gestione della sicurezza dei macchinari e dei processi arrivando alla governance globale, la multinazionale del mercato spirit ha spinto per un radicale rinnovamento degli aspetti di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, superando gli aspetti procedurali, per giungere a consolidare un nuovo paradigma culturale in tutte le aziende del Gruppo. L’approccio di Campari e interpretato da Omron è pragmatico, con l’attivo coinvolgimento degli operatori che hanno permesso di definire gli standard necessari a un lavoro efficiente, sicuro ma agile.

Omron ha messo in campo l’esperienza dei Safety Services nel combinare l'aspetto tecnico alla crescita delle competenze, garantendo la distribuzione uniforme delle nuove istanze applicate a tutti gli stabilimenti dell’azienda in tre continenti. La rivoluzione culturale, così la chiama Campari, ha infatti un accento globale che, implementato in prima battuta nello stabilimento di Novi Ligure, è stato poi mutuato dagli altri siti, stilando e seguendo un vero e proprio Campari Group Handbook, che rappresenta la sintesi di tutti gli aspetti del modello di sicurezza comune e condiviso. Stabilimenti e lavoratori operano oggi secondo gli stessi criteri di sicurezza, non solo per ciò che riguarda la conformità alla normativa locale ma anche per quanto concerne un comune modo di lavorare in produzione, ovunque essi si trovino. Il programma di Omron, in qualità di technology provider, ha riguardato le classi di attività più diffuse all'interno del Gruppo (palettizzazione, depalettizzazione, riempimento, etichettatura) con particolare attenzione all'engineering, analizzando lo status quo a prescindere dal tipo di tecnologie installate a bordo macchina o a bordo impianto.

Oltre all'automazione, le valutazioni si sono concentrate sul giusto punto di equilibrio tra efficienza e sicurezza in modo da evitare procedure troppo complesse. Un risultato ottenuto con il coinvolgimento attivo degli operatori, con cui è stato costruito un percorso condiviso, che consentisse di mantenere gli standard di sicurezza richiesti ma senza gravare sulla produzione.

Il racconto è online 

Il nostro network