Vaschette e foglio di alluminio per l’imballaggio alimentare

La società Carcano Antonio SpA e il Gruppo Laminazione Sottile hanno sponsorizzato uno studio congiunto per determinare la quantità di alluminio presente in alcuni alimenti, nonché le quote di migrazione dall’imballaggio di alluminio agli alimenti stessi. Pur senza la presunzione di essere esaustivo su un argomento tanto complesso, il rigore scientifico adottato in fase di test ne fa un documento pressoché unico, circa i risultati conseguiti e i valori espressi sulle potenzialità dell’alluminio nella preparazione e nella conservazione dei cibi.

L’ALLUMINIO NEGLI ALIMENTI
L’abbondante presenza in natura dell’alluminio, nelle acque e negli alimenti spiega l’elevata esposizione dell’uomo verso tale elemento (o verso i suoi composti) attraverso gli apparati respiratorio, epidermico e gastroenterico.
Numerosi studi medici e scientifici, effettuati per valutare la tossicità dell’alluminio introdotto in “dosi elevate” negli animali e nell’uomo attraverso diverse fonti di immissione (soprattutto ematiche e gastro-enteriche), hanno portato a risultati sicuramente non univoci e spesso contrastanti, [3][9][10].
È evidente che qualsiasi prodotto in dosi elevate reca danno all’uomo (mangiare 1 kg di sale da cucina porterebbe, per esempio, a morte certa; la tossicità orale del cloruro di sodio, valutato su ratto LD50* è pari a 3 g/kg peso corporeo).
Se per l’alluminio non sono indicati limiti tossicologici (Not hazardous according to Directive 67/548/EEC), per l’ossido di alluminio si parla di tossicità orale LD50 >2 g/kg peso corporeo.
Proprio in ragione dell’elevata quantità di alluminio presente in vari alimenti, in diversi medicinali** (antiacidi, adiuvanti nei vaccini, ecc.) e nei prodotti cosmetici e di bellezza, l’Autorità Europea E.F.S.A. (European Food Safety Authority) con sede a Parma - che, insieme ai Ministeri della Salute dei paesi membri EU, svolge il prezioso lavoro di vigilanza a tutela della salute dei cittadini - ha emesso un parere scientifico indicando di limitare la quantità di Alluminio ingerita con la dieta a 1 mg/kg di peso corporeo a settimana [1].
Questo significa che una persona di 60 kg di peso non dovrebbe ingerire con la dieta oltre i 60 mg/Al a settimana.

FINALITÀ DEI TEST DI MIGRAZIONE DELL’ALLUMINIO NEGLI ALIMENTI
L’esigenza di disporre di nuovi dati scientifici sull’interazione fra alluminio e alimento ha spinto due aziende (Carcano Antonio SpA e Laminazione Sottile SpA) ai vertici nella produzione di vaschette in alluminio e foglio di alluminio per packaging alimentare, a sponsorizzare uno studio mirato sull’argomento.
Lo studio è stato commissionato a un laboratorio chimico accreditato (Neotron SpA - Accredia secondo standard  UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2005), che ha usato, come strumento di analisi l’ICP (spettrometria di emissione su Plasma).
In estrema sintesi, obiettivo della ricerca era determinare la quota, il contributo, in termini di migrazione di alluminio metallico negli alimenti  proveniente dagli imballaggi, analizzando gli alimenti dopo l’utilizzo, come farebbe una casalinga: cucinando o conservando cibi in vaschette e fogli di alluminio.[4][5]

Test sulle vaschette di alluminio
Per effettuare i test sono state impiegate vaschette di alluminio in lega EN AW-8006 - molto utilizzata nel settore perché offre un buon compromesso tra la “rigidità” richiesta alla vaschetta e la sua “formabilità” [6][7] - prelevate dalla produzione standard della Contital di Pignataro Maggiore (Gruppo Laminazione Sottile).
Nella scelta degli alimenti sono stati privilegiati piatti tipici della cucina italiana, ovvero lasagne, pollo con contorno di patate, filetto di pesce.
Le cotture sono state realizzate in forni tradizionali alle seguenti condizioni:
- lasagne      180 °C    per 30 minuti
- pollo con patate     200 °C      per 60 minuti
- filetto di pesce    180 °C      per 25 minuti
Tempo di raffreddamento per tutte e tre le pietanze: 40 minuti.

Il laboratorio scelto per condurre i test ha provveduto a effettuare i cosiddetti “bianchi”, ovvero la cottura degli alimenti presi in esame in contenitori di ceramica, così da misurare i quantitativi di alluminio già presenti nei cibi prima del contatto con la vaschetta.
I valori ottenuti sono stati sottratti a quelli misurati negli alimenti dopo cottura nelle vaschette di alluminio.

La tabella 1 riporta, in sintesi, i risultati dei test.

(*) LD50. È la quantità di una sostanza solida o liquida che occorre per uccidere il 50% delle cavie (per esempio topi o ratti) in una sola applicazione.

(**) Per i farmaci il limite di tolleranza, fissato nel 2000 dalla Food and Drug Administration, è 25 microgrammi mgAl/l   

Test sul foglio di alluminio
Questi test sono stati effettuati utilizzando foglio di alluminio di 0,030 mm in lega EN AW-8079, prodotto da Carcano Antonio SpA. Gli alimenti sono stati scelti fra quelli più comunemente avvolti e conservati in foglio di alluminio: panino con hot-dog, formaggio a pasta semidura, speck affettato, melanzane alla parmigiana, cioccolato fondente extra, cioccolato bianco con nocciole.
Le modalità di conservazione sono state le seguenti:
- hot dog    40 °C    per 24 ore
- formaggio    5 °C     per 3 giorni
       5 °C     per 10 giorni
- speck affettato    5 °C     per 3 giorni
- cioccolato
fondente extra    20 °C     per 10 giorni
- cioccolato bianco
con nocciole    20 °C     per 10 giorni
- parmigiana
di melanzane    Cottura in forno tradizionale
Anche in questo caso sono state effettuate analisi su ciascun prodotto prima che venisse a contatto con il foglio, per determinare la quantità di alluminio metallico già presente negli alimenti.

La tabella 2 riporta, in sintesi, i risultati dei test.

IPOTESI DI DIETA E CALCOLO DELL’ALLUMINIO INGERITO SETTIMANALMENTE

a) Vaschette
In relazione ai prodotti sottoposti a cottura nelle vaschette è stato misurato un apporto in alluminio derivante dal contenitore pari a soli:
- 0,29 mg/kg per la lasagna;
- 0,168 mg/kg per il pollo con patate;
- 0,052 mg/Kg per il filetto di pesce.
Se un individuo, dunque, mangiasse (in porzioni normali e servite sempre in vaschette di alluminio) due volte al giorno il primo piatto (lasagna) accompagnato da un diverso secondo a pranzo e a cena (ipotizzando una volta carne e una volta pesce) per tutti i giorni della settimana, l’apporto derivante dall’impiego del contenitore sarebbe pari a 0,56 mg Al/settimana.
Un’alimentazione di questo tipo ha un apporto calorico di 2.000/2500 Kcal/giorno, quindi abbastanza in linea con gli standard di popolazioni agiate e, di norma, in leggero sovrappeso.
Per un soggetto di 60 kg, per il quale l’EFSA in forma precauzionale suggerisce di non superare i 60 mg/settimana di Al, l’apporto massimo derivante dall’utilizzo costante di vaschette in alluminio sarebbe di circa 0,9%.

b) Foglio di alluminio
Supponiamo di aggiungere alla dieta giornaliera sopra indicata i seguenti alimenti:
- 1 hot dog di 100 g, conservato per 24 ore in foglio di alluminio, circa 250 Kcal;
- 100 g di provolone, conservati 3gg in frigo avvolto in foglio di alluminio, circa 370 Kcal;
- 100 g di provolone, conservati 10 gg in frigo avvolti in foglio di alluminio, circa 370 Kcal;
- 100 g di speck affettato, conservato per 3 gg in frigo in foglio di alluminio, circa 300 Kcal;
- 100 g parmigiana di melanzane, cotta a cartoccio nel foglio di alluminio, circa 500 Kcal. La somma delle Kcal ingerite sarebbe quindi circa 1.790 Kcal + 2.500 Kcal, per un totale di 4.290 Kcal/giorno e ci troveremmo in condizioni di sovra alimentazione.
L’ulteriore contributo offerto dall’utilizzo del foglio di alluminio sarebbe di circa 1,78 mg/settimana che, aggiunti a quelli delle vaschette, raggiungerebbero i 2,34 mg/settimana, ossia circa il 3,9% dei 60 mg/settimana consigliati dall’EFSA.
Calcoliamo ora il quantitativo di alluminio totale ingerito, sommando le quantità contenute nei diversi alimenti e il quantitativo derivante dagli imballaggi (sempre nell’ipotesi di porzioni da 100 g). La quantità totale di alluminio ingerita risulta pari a circa 5,7 mg/settimana: si tratta di valori minori del 10% rispetto alle dosi raccomandate dall’ EFSA in via precauzionale.

In tabella 3 sono riassunti i calcoli.

SINTESI DEI RISULTATI
Dalla sperimentazione effettuata, riproducendo le condizioni di cottura e/o conservazione messe in atto dai consumatori nella pratica quotidiana, si è quindi potuto constatare che il quantitativo di alluminio metallico che migra dall’imballaggio all’alimento è davvero molto basso, valutabile tra 2 e 3 mg Al/settimana.
Inoltre, pur sommando l’alluminio già presente negli alimenti, i valori raggiunti sono decisamente inferiori a quelli raccomandati dall’EFSA.
È necessario però ricordare che l’ipotesi fatta nel presente studio prevede l’esclusivo utilizzo di contenitori e fogli in leghe di alluminio per cucinare e conservare i cibi oltre che una dieta estremamente iper-calorica (>4.000 Kcal/giorno).
Fatte salve queste doverose precisazioni, il contributo totale di alluminio metallico (quantità contenute negli alimenti + quantità cedute dagli imballi) è stato valutato in 5,7 mg/settimana, che resta comunque ben al di sotto del valore raccomandato dall’EFSA (meno del 10%, ipotizzando un soggetto di peso corporeo pari a 60 kg).

CONCLUSIONI E BUONE RACCOMANDAZIONI  
È doveroso ricordare che, sulla base di diversi studi medici e tossicologici, persone dializzate o con gravi insufficienze renali non devono eccedere nell’impiego di imballaggi di alluminio: alcuni farmaci somministrati ai dializzati contengono infatti alluminio, che si potrebbe accumulare in alcuni organi [11].
Per la popolazione sana (si valuta che più del 95% dell’alluminio ingerito venga smaltito per via renale [7][11]) non vi è invece alcuna controindicazione all’utilizzo di oggetti in alluminio e sue leghe in cucina dove, per praticità ma anche per igiene e sicurezza, resta tra i materiali più adatti alla cottura e alla conservazione di molti cibi.
La raccomandazione per i consumatori è, invece, quella di non tenere a contatto per tempi lunghi (>24 ore, soprattutto a temperature non refrigerate) cibi molto salati e molto acidi, come peraltro i produttori e/o distributori di imballaggi di alluminio indicano in etichetta in ottemperanza al Decreto Ministeriale 76 del 18.04.2007).
Si ricorda infine che in Europa l’alluminio è regolamentato in Francia da un “datato decreto” (Arrêté du 27 Aôut 1987) ; l’Italia è l’unico Paese dell’UE ad aver disciplinato in modo più completo e specifico l’argomento  mediante il  Decreto Ministeriale 76 del 18 aprile 2007 “Regolamento recante la disciplina igienica dei materiali e degli oggetti di alluminio e di leghe di alluminio destinati a venire a contatto con gli alimenti”. 

Alluminio: proprietà, diffusione, riciclo
Tra gli oggetti utilizzati da milioni di persone per cucinare, preservare la freschezza dei cibi e migliorarne la conservazione, le vaschette e il foglio di alluminio sono, senza dubbio, quelli di maggior consumo.
Il successo dell’alluminio per imballaggio alimentare è legato alle sue molteplici proprietà: resistenza sia alle alte temperature di cottura sia alle basse temperature di congelamento; leggerezza; impermeabilità; eccellente barriera all’ossigeno, alla luce e ai microorganismi; estetica gradevole; riciclabilità infinita (ed estremamente remunerativa).
A causa della spiccata reattività chimica, l’alluminio non si trova in natura sottoforma metallica  ma in numerosi composti, come la bauxite o l’argilla, che costituiscono una parte considerevole della crosta terrestre (circa 8%): è dunque il terzo tra gli elementi più diffusi e il primo tra i metalli.
Il processo produttivo dell’alluminio si basa su due cicli successivi: il primo, chimico, trasforma la bauxite in allumina o ossido di alluminio Al2O3 ; il secondo, elettrolitico, dove l’allumina viene ridotta a metallo con l’utilizzo di grandi quantitativi di energia elettrica (mediamente 15 KWh/kg).
Il riciclo di alluminio, al contrario, è molto conveniente dal punto di vista economico, in quanto richiede solo 0,7 KWh/kg (quasi 1/21 dell’energia necessaria per l’elettrolisi) e il metallo derivante dalla rifusione (alluminio secondario) conserva le stesse caratteristiche dell’alluminio primario. L’alluminio è, probabilmente, il materiale che meglio si adatta al riciclo: la convenienza è davvero elevata e il processo può essere ripetuto all’infinito. Si tratta di un contributo importante alla soluzione delle problematiche di smaltimento e di riduzione  delle emissioni, praticando quei principi di sostenibilità ambientale ed energetica che tutti i governi hanno il dovere di attuare, a beneficio delle generazioni future [2].     
   

Raffaella Bonacina, Quality Assurance Manager
Carcano Antonio SpA.
Produttore di imballaggi di alluminio, con stabilimenti a Delebio (SO) e Mandello del Lario (LC).

Ciro Sinagra, R&D Manager
Laminazione Sottile SpA.
Gruppo europeo leader nella produzione di laminati per vaschette e di contenitori monouso in alluminio, con stabilimenti a S. Marco Evangelista (CE);   rientrano nel gruppo Italcoat e Contital, con stabilimenti a Pignataro Maggiore (CE) e la I2R, con sede a Telford (UK).
 

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