Ortofrutta e imballaggio

I “numeri” del mercato ortofrutticolo italiano e focus sulle relative tipologie di confezionamento, dal campo allo scaffale.

L’Italia è il più grande produttore europeo di frutta e verdura (24% del totale) e, con un quota del 2%, si attesta al sesto posto della classifica mondiale, dopo colossi del calibro di Cina (40% del totale ortofrutta), India (10%), USA (5%) Brasile e Turchia (entrambi 3%).

Produzione, consumo e punti vendita

Secondo il preconsuntivo 2014, la produzione italiana dovrebbe aver chiuso l’anno a quota 34.100 t/000, in lieve calo rispetto al 2013.Si valuta che il 35% circa dovrebbe riguardare la produzione di fresco destinato al consumo (mercato interno + esportazione), con circa 12.100 t/000: +0,7% sul 2013 grazie alla crescita delle esportazioni, che evidenziano uno sviluppo tendenziale del 3% circa.L’Italia è da annoverarsi senz’altro tra i maggiori esportatori mondiali di prodotti ortofrutticoli: nel corso del decennio 2004/2013 si è infatti posizionata al sesto posto nella classifica mondiale degli esportatori, in particolare di frutta Risultano invece in netto calo le importazioni.La domanda interna, nel 2014, ha presentato una contrazione tendenziale del 2-3% a volume e del 3,3% a valore, coinvolgendo sia i consumi delle famiglie sia l’horeca.
Sulla base dei dati espressi nell’edizione 2014 del Rapporto Coop Consumi e Distribuzione, nel triennio 2011-2013 i consumi di frutta e verdura degli italiani si sono contratti del 12%, con spostamento verso categorie merceologiche più convenientiNelle fonti di acquisto, secondo le rilevazioni in ambito Macfrut, continua ad aumentare la quota dei discount sia a volume che a valore, i mercati rionali mantengono le loro posizioni mentre gli iper, i super e i negozi di frutta e verdura risultano in calo.  
Continua a crescere l’area della IV gamma (verdura e frutta lavate, tagliate, confezionate, pronte per essere messe sul piatto e condite), anche se con tassi tendenziali di sviluppo ridimensionati rispetto al recente passato: +1-1,5% medio annuo rispetto al 3% circa medio annuo del recente passato.

Tipologie di confezionamento

La movimentazione dei prodotti ortofrutticoli freschi presenta tre momenti ai quali corrispondono diverse soluzioni di imballaggio:
- trasporto dal campo ai centri di smistamento (consorzi, magazzini di stoccaggio ecc.);
- trasporto dai centri di smistamento alla distribuzione (mercati rionali, GDO ecc.);
- vendita al consumo.

Il trasporto dal campo ai centri di smistamento avviene utilizzando imballaggi a rendere.Il bin di plastica con sponde fisse o ribaltabili è in progressiva crescita: attualmente il 78% circa dei prodotti è movimentato con questo sistema (a inizio 2000 la quota era del 65%).  
Il bin di legno continua a subire la concorrenza dell’equivalente in plastica (con una quota non superiore al 17%).Entrambe le tipologie sono a rendere.Il restante 5% è imputabile alle cassette, sia di plastica che di legno, che effettuano un’elevata rotazione: esse vengono utilizzate per i prodotti più delicati, che effettuano percorsi non troppo lunghi.

Per quanto concerne il trasporto dai centri di smistamento alla distribuzione le soluzioni di confezionamento sono più variegate e le tendenze evolutive risultano dinamiche.Per molti anni le cassette di legno sono state l’imballaggio “principe” in questo ambito, con una significativa presenza anche di quelle a rendere, ora scomparse dal mercato.
Le disposizioni legislative in materia sanitaria che ne consentivano il riutilizzo solo dopo una bonifica ne hanno innescato la progressiva diminuzione.
Nel 2013 lo share delle cassette di legno (tutte a perdere) è stato del 19%,   segnando un recupero rispetto agli ultimi anni in arretramento (18,5% nel 2012), grazie soprattutto alle esportazioni.
Le cassette di cartone ondulato presentano attualmente uno share stabile al 40%, con punte di partecipazione più elevate per i prodotti destinati all’export. Loro punto di forza è la possibilità di essere personalizzate con grafiche ad hoc.
Diretto concorrente della cassetta di cartone è quella di plastica.  A livello globale (prodotti destinati al mercato italiano e prodotti esportati), le cassette di plastica sono a quota 36%, di cui: 15,5% cassette a perdere in progressivo calo, 9% cassette a rendere a sponde fisse e 11,5% cassette a rendere a sponde ribaltabili (utilizzate essenzialmente per i prodotti destinati al mercato italiano), entrambe in sviluppo.
In questo ambito, la grande novità dell’ultimo quinquennio, è stata la progressiva affermazione delle cassette in plastica a “rendere”, che effettuano 16-18 giri/anno, con l’obiettivo di raggiungere i 20 giri/anno.La movimentazione da centro di smistamento a distribuzione si avvale anche di sacchi a rete per patate e cipolle (0,5%) e di mini bin a rendere di plastica utilizzati presso la GDO (4,5%) e impiegati essenzialmente per meloni, patate, arance, mele, limoni ecc.

Anche nel caso della vendita al consumo, il mix delle tipologie di imballaggio
è molto vario e caratterizzato da estremo dinamismo.Attualmente, per i prodotti ortofrutticoli destinati al consumo prevalgono gli imballaggi dell’area “plastica”.Cestelli e vassoi di plastica, in molti casi abbinati a film estensibile, presentano uno share stabilizzato al 28%.Il sacchetto di plastica, inteso come imballaggio primario a contatto del prodotto, vive una crescita ininterrotta dal 2000 a oggi (attualmente è al 31,5%), complici gli acquisti presso la GDO, dove viene usato per pesare e prezzare il prodotto sfuso.
La confezione emergente è la vaschetta con coperchio in poliaccoppiato plastico, dove il prodotto è conservato in atmosfera protettiva, che ha raggiunto uno share del 10,5% (nel 2007 era al 3,8%!). Questa soluzione interessa i prodotti della IV gamma, che presentano interessanti potenzialità di sviluppo.Altre tipologie di imballaggi impiegate nel contesto della vendita al consumatore sono il cestello di cartoncino, destinato in genere ad alcuni prodotti biologici, e il sacco a rete di rafia per patate, cipolle, aglio, limoni ecc.Si ritiene che la plastica vergine usata per sacchetti e vaschette verrà progressivamente sostituita da biopolimeri.Tale tendenza non dovrebbe però interessare il confezionamento dei prodotti di IV gamma, per i quali si impiegano vaschette e sacchetti realizzati con poliaccoppiati flessibili da converter derivati da plastiche vergini.                                                          

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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