Cresce l’industria del recupero
Negli ultimi 5 anni la green economy italiana si è sviluppata a tassi di due cifre.
Lo documenta il rapporto “L’Italia del Riciclo 2014”, promosso e realizzato da FISE Unire (associazione confindustriale che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Sono aumentati sia gli addetti (+13%) sia le aziende (+10%) che operano nella gestione dei rifiuti, per il 94% in attività di recupero. Si tratta di oltre 9000 imprese, in genere con meno di 10 addetti, che esprimono un volume d’affari complessivo di quasi 34 miliardi di euro, con un valore aggiunto di circa 8 miliardi.
Non solo: nonostante l’impatto della crisi e la caduta dei consumi, l’incertezza del quadro normativo e l’inadeguatezza dei mercati di sbocco delle materie riciclate, il riciclo di imballaggi continua a crescere (nel 2013 +1%, per 7,633 milioni t) con un incremento in tutte le filiere e picchi soprattutto nella carta (86%), nell’acciaio (74%) e nel vetro (65%). Le materie prime seconde che se ne ricavano alimentano la produzione di settori industriali strategici come siderurgia, mobili, carta e vetro.
Le prospettive. Per l’industria della green economy si prospetta una crescita ulteriore, anche a livello europeo. Si stima, infatti, che la prevenzione dei rifiuti, l’ecodesign, il riuso e affini possano generare un ulteriore risparmio di 600 miliardi di euro e ridurre le emissioni di gas serra fra il 2 e il 4%. Il conseguimento dei nuovi obiettivi in materia di rifiuti creerebbe circa 600.000 nuovi posti di lavoro, rendendo l’Europa più competitiva e riducendo la domanda di risorse scarse e costose. Le misure proposte prevedono il riciclo del 70% dei rifiuti urbani e dell’80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili.
Tornando all’Italia, la strada dello sviluppo non è priva di ostacoli. Per raggiungere obiettivi più ambiziosi servono regole chiare e applicabili, tempi ragionevoli di rilascio delle autorizzazioni ambientali e altro ancora. Fra le proposte in campo, una raccoglie il consenso di tutti: scoraggiare il ricorso allo smaltimento in discarica, passando da un metodo di tariffazione presuntiva a un calcolo basato sui rifiuti effettivamente conferiti.