Il segreto per crescere (molto e bene)

Radicato nel cuore della Packaging Valley bolognese, Marchesini Group ha varcato da tempo le soglie del mercato globale, con soluzioni allo stato dell’arte per il processo e il confezionamento in ambito farmaceutico, cosmetico e alimentare.

Negli ultimi tempi ha messo in atto una politica di acquisizioni e partnership, che stanno portando il gruppo ad ampliare e specializzare ulteriormente l’offerta in fatto di tecnologie, mercati e ambiti produttivi. Un processo che, puntando a valorizzare il patrimonio di competenze, tecnologie e uomini delle aziende acquisite, sta funzionando come un notevole acceleratore di crescita. Qual è, dunque, il segreto? Le riflessioni di Pietro Cassani, AD del gruppo, raccolte allo stand allestito alla recente Ipack-Ima, possono essere illuminanti di un “Italian style” anche in questo ambito. E per una volta, non abbiamo parlato di macchine ma di uomini.

Stefano Lavorini

Il filo conduttore, che lega gli eventi che hanno segnato la storia del gruppo Marchesini di questi ultimi anni - dall’acquisizione di Schmucker, SEA Vision, Vibrotech e Dumek, all’inaugurazione del Thermoforming Hub di Carpi -, sembra portare a una meta precisa: costruire il futuro senza disperdere le conoscenze. Cosa volete fare da grandi?
Vogliamo crescere, perché come dico sempre le aziende sono come la luna: non possono restare ferme, o crescono o calano. E quindi, dal momento che non vogliamo diventare “calanti”, incalzati da competitor tedeschi e cinesi, siamo costretti a crescere rapidamente coi ritmi imposti dal mondo globale. Il nostro percorso di crescita passa attraverso vie interne, ma anche tramite una strategia efficace di acquisizioni: la combinazione tra questi due fattori è determinante.

Sul mercato globale qual è la soglia dimensionale ottimale?
Diciamo che alcune importanti sinergie si attivano anche in virtù della dimensione. Le opportunità più significative si presentano quando un’azienda raggiunge o supera il miliardo di fatturato perché, chiaramente, ciò permette di avere un peso maggiore nei confronti di clienti e fornitori, nonché di cogliere in anticipo i trend di innovazione e partecipare sullo scenario internazionale delle acquisizioni giocando un ruolo di primo piano… Come avviene per la politica degli stati, anche nel mondo dell’impresa le occasioni migliori nascono dal network e dalle relazioni, dalla capacità di influenzare e non essere influenzati. Dunque l’obiettivo è crescere, e continuare a crescere.
Ma attenzione: penso che la strategia migliore non sia di realizzare un’unica, gigantesca realtà, perché sarebbe molto complessa da gestire. Spesso, infatti, quando si supera una certa dimensione - la soglia “fisiologica” in genere è il migliaio di dipendenti - si rischia di rimanere impigliati nelle maglie della burocrazia, di diventare inefficienti, alimentando sacche di improduttività. Quello che funziona, invece, è accogliere all’interno di uno stesso gruppo il contributo sinergico di tante aziende, in modo che siano governate, presidiate, ma preservino un buon di livello di indipendenza e autonomia imprenditoriale, da cui derivano passione, motivazione, creatività e dinamismo…

Come dire… È facile comprare un’azienda, assai più difficile gestirla, valorizzandone il patrimonio di competenze ed esperienze.
L’errore in cui sono incorsi alcuni gruppi è stato di mettere in pratica modelli di acquisizione di puro stampo finanziario, con politiche di integrazione spinta che tenevano conto solo dei numeri e non del contributo delle persone.
Invece è molto importate capire a fondo le caratteristiche di ogni realtà produttiva, valorizzando le competenze di quanti vi lavorano: un’attività che richiede tempo, attenzione e fatica, ma che consente di dare reali prospettive all’impresa.
Per un’azienda che abbia le competenze giuste, l’acquisizione da parte di un gruppo leader come Marchesini significa poter godere di importanti benefici in termini di organizzazione, promozione e visibilità, oltre a contare sul supporto di una rete commerciale estesa. L’acquisizione è, in questo caso, un catalizzatore che accelera la crescita.
E i risultati lo dimostrano. Abbiamo adottato questo approccio con Dumek, realtà “molto” bolognese, di piccole dimensioni ma con una storia importante e una cultura tecnologica che ne ha fatto un punto di riferimento nel campo delle macchine di processo per il settore cosmetico (turboemulsionatori e fusori). Il nostro contributo, come Marchesini Group, è stato in larga parte quello di fornire strumenti più evoluti per il controllo di gestione, nonché nuove opportunità commerciali, senza smantellare la rete consolidata dei fornitori e le conoscenze accumulate negli anni dall’azienda.

Comunque, come in cucina, non esiste una ricetta unica…
Quando si acquisisce un’azienda per rilanciarne i prodotti, il marchio e le competenze, occorre combinare l’integrazione con un buon livello di autonomia; il giusto equilibrio dipende ovviamente dal contesto, dalle persone, dalla situazione dei mercati di riferimento. L’esperienza però insegna che inglobare una realtà senza valorizzarne il capitale umano, equivale a distruggerne il valore, perché vengono meno stimoli ed entusiasmi.

Di recente, con SEA Vision, siete entrati anche nel mondo del software: l’obiettivo è di esplorarne le potenzialità in nuovi settori?  
Quello del software, in particolare, è un mercato proiettato al futuro, che ci offre nuove opportunità in ambiti applicativi coerenti al nostro tradizionale mercato di riferimento. D’altronde la digitalizzazione sta rivoluzionando l’intero panorama industriale, ed è un knowhow fondamentale, in primis nelle applicazioni di tracciabilità e serializzazione dei farmaci. Ma scorgiamo ottime prospettive per le applicazioni software anche in altri territori - penso ad esempio al food o alla cosmetica - dove sebbene gli obblighi di legge siano meno vincolanti rispetto al farma, i sistemi digitali di tracking garantiscono l’autenticità dei prodotti, la non-contraffazione, la qualità, e il “made in”.   

È una bella sfida per Marchesini, che guarda oltre la propria vocazione storica ancorata alla meccanica - secondo la tradizione bolognese - per cogliere nuove opportunità…
Sebbene l’ampliamento dell’offerta tecnologica e dei mercati di sbocco vadano di pari passo, ciò non significa che le competenze sulla meccanica e la cinematica passino in secondo piano: continuano, anzi, a essere il core business di Marchesini. Ma anche nel mondo dell’automazione industriale, che richiede massima reattività nel cogliere le nuove tendenze, il software ha acquisito un peso sempre più rilevante. Ecco perché stiamo esplorando le potenzialità dei sistemi di intelligenza artificiale, di auto-apprendimento e di visione, da impiegare sulle nostre macchine di confezionamento. Ed ecco anche perché continuiamo a puntare sulle risorse umane, attraverso l’inserimento di nuove figure professionali qualificate, investendo su di loro con una costante e adeguata formazione interna.
A titolo di esempio, ricordo che, di recente, abbiamo realizzato un impianto di prototipazione con stampanti 3D per metallo e plastica, con macchine per taglio laser e deformazione della lamiera. Il progetto ha centrato un duplice obbiettivo: oltre a velocizzare la realizzazione di prototipi in house, ci consente di aggiornare i nostri tecnici sui nuovi standard di progettazione e, di conseguenza, sulle più moderne tecnologie di produzione.

In questo senso, non sarebbe auspicabile mettere in campo un’azione di formazione rivolta anche ai vostri subfornitori?
Cosa che abbiamo fatto, invitandoli nel nuovo impianto per mostrare loro che esiste un’opportunità concreta di realizzare progetti secondo logiche completamente diverse dal passato. Vogliamo che anche loro conoscano e seguano queste evoluzioni, per non trovarci nella condizione di dover provvedere altrimenti.
L’obiettivo, dunque, è quello di uno sviluppo coerente e allargato, che coinvolga non solo l’azienda ma anche l’indotto e l’intero territorio, verso cui Marchesini ha sempre peraltro espresso massima attenzione.
E questa è una sfida che non riguarda solo noi, bensì l’intero sistema packaging bolognese dato che - ed è cosa nota - molte aziende “condividono” i fornitori. E sempre in un’ottica di filiera, avvaloriamo con convinzione una tesi sostenuta da Confindustria e richiamata in svariate occasioni da Maurizio Marchesini stesso: il subfornitore di un’azienda in salute, e votata all’export, deve ottenere un merito di credito paragonabile a quello del committente, poiché ne rappresenta di fatto una sorta di estensione…

Le competenze sono quindi sempre più una risorsa da preservare e far crescere.
Certamente. Ed è un principio di attenzione che applichiamo anche al nostro interno per salvaguardare la nostra storia e la nostra cultura. È in questo solco che si inserisce, per esempio, il recente progetto relativo a Rinova, realtà del Gruppo fondata a inizio 2018, che si occupa di riparare, ricondizionare e vendere macchine usate. Ci siamo resi conti, infatti che per Marchesini, produttore di sistemi di confezionamento di alta qualità e longeve, anche la gestione dell’usato poteva rappresentare un’opportunità di business; esiste infatti una significativa fascia di utilizzatori che, pur di non scegliere un’alternativa più economica e di livello tecnologico inferiore (magari cinese), preferisce l’usato garantito di un marchio di eccellenza made in Italy.
Rinova… innova in questo mercato, perché è indipendente, ha un suo stabilimento, benché poco distante dall’headquarter di Pianoro, e perché svolge un’attività parallela e complementare, con modalità di processo ovviamente diverse rispetto a quelle seguite nella realizzazione di macchine nuove.

Immagino che, in questo caso, occorra gente capace di governare anche la “vecchia” meccanica… Un’expertise sempre più difficile da reperire, vista la preponderanza della meccatronica?
È proprio così, infatti. E non è un caso che in Rinova, a quanti definiamo “memoria storica” dell’azienda, affianchiamo le risorse umane più giovani. Lavorare fianco a fianco con operatori esperti su progetti in cui la meccanica abbia ancora un contenuto rilevante, è un’importante e determinante palestra di apprendimento sul campo, che consente alle persone di acquisire un bagaglio di competenze fondamentali, propedeutico anche al successivo ingresso in Marchesini.  

Marchesini, in definitiva, si fa campione di un’intelligente “via italiana” alla crescita. Peraltro, va ricordato che non avete mai ceduto all’abbaglio collettivo, che ha spinto molte aziende a spostare la produzione in Cina.
Siamo orgogliosi di aver resistito alla tentazione, e non è stato banale perché la Cina veniva da molti prospettata come la terra promessa.
Di fatto il fenomeno ha provocato gravissimi danni alle aziende europee. Infatti, i fornitori cinesi hanno imparato il mestiere di produrre alcune componenti con le specifiche di qualità di tolleranza “made in EU”, e sono così diventati pericolosi concorrenti.
Ma adesso che il costo della manodopera è cresciuto anche lì, trasferire la produzione in Cina non conviene più, come testimonia il processo di re-industrializzazione in atto. D’altronde, considerare soltanto il proprio immediato tornaconto è pericoloso, quando si perde una visione più ampia.                        

 

 

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