Prodotti ortofrutticoli: mercato e confezioni

I dati in sintesi. Un excursus sulla situazione del comparto ortofrutta in Italia: produzione, bilancia commerciale, tendenze di consumo. Focus sulle tipologie di packaging adottate.

In Italia, su una superficie di oltre un milione e mezzo di ettari operano 460 mila aziende orticole, 340 mila frutticole e 150 mila agrumicole; 2 milioni circa sono gli occupati. Dal 1990 a oggi, la superficie agricola è diminuita a un tasso medio annuo del 10% circa ma, al contempo, sono aumentate le rese per ettaro. Il settore è ovviamente interessato da sensibili picchi produttivi in negativo o in positivo, in funzione delle condizioni climatiche.

I numeri e i trend dell'Italia
L’Italia è la maggiore produttrice di frutta e verdura in Europa (25% del totale europeo) mentre, con il 2% della produzione mondiale, si attesta al sesto posto dopo colossi come Cina (38% del totale ortofrutta), India (11%), USA (4%), Brasile e Turchia (entrambi 3%).
Nel 2012 l’ortofrutta italiana ha prodotto 34.000 t/000, pari a un fatturato complessivo di 23 miliardi di Euro.
Nel 2012, i prodotti ortofrutticoli destinati al consumo e oggetto della presente analisi, sono stati pari a 12.691 t/000, di cui 3.800 t/000 sono state esportate e 2.800 t/000 importate. Il consumo apparente si è posizionato su 11.691 t/000.
In sintesi, il 2012, ha evidenziato un arretramento globale sia del consumo interno sia del commercio estero, incidendo di conseguenza anche sulla produzione: un risultato negativo da ascriversi alla crisi economica che ha investito sia l’Italia che l’UE nel suo complesso.
Stando alle valutazioni relative alla produzione globale di prodotti ortofrutticoli messe a punto sulla base del consuntivo del primo semestre 2013 e delle previsioni relative alla seconda parte dell’anno, la situazione appare lievemente positiva: la produzione globale dovrebbe infatti crescere dello 0,6-1% circa.
Tuttavia si ritiene che tale crescita sarà determinata dall’aumento del prodotto destinato alla surgelazione e alla trasformazione (conserve ortofrutticole varie) mentre, per contro, si ipotizza una flessione pari al 5% circa delle quantità  destinate ai consumi del “fresco”.

In particolare, il 2013 potrebbe far segnare una contrazione del 7-8% delle esportazioni, un +3-5% delle importazioni e un consumo interno, sempre con riferimento alle quantità, in calo del 2% circa.
La debolezza del nostro export è endemica e trae origine, secondo quanto emerso durante un convegno a Macfrut, da un'organizzazione e una gestione dell’offerta non adeguate: le aziende ortofrutticole italiane sono infatti tante, piccole e spesso non in grado di operare sui mercati esteri.
Per quanto riguarda la domanda interna, risultano particolarmente negative le previsioni dei consumi dell’horeca che - si ritiene - potrebbero segnare un arretramento del 6-8%, mentre i consumi delle famiglie dovrebbero evidenziare un lieve incremento intorno allo 0,4-0,5%.
Sempre secondo rilevazioni Macfrut, nelle fonti di acquisto continua ad aumentare la quota del discount, sia a volume che a valore, mentre gli iper e i super calano del 5,3%.
Continua a crescere l’area della IV gamma (verdure e frutta lavate, tagliate, confezionate, pronte per essere messe sul piatto e condite), anche se a tassi tendenziali inferiori al recente passato. Il consenso dei consumatori per questa tipologia di prodotto sembra destinato ad aumentare.
Altra interessante tendenza, sempre nell’ambito dei prodotti di IV gamma, è la crescita progressiva della domanda di confezioni monodosi.

Il confezionamento
La movimentazione dei prodotti ortofrutticoli freschi presenta tre momenti ai quali corrispondono diverse soluzioni di imballaggio:
1) il trasporto dal campo ai centri di smistamento (consorzi, magazzini di stoccaggio ecc.);
2) il trasporto dai centri di smistamento alla distribuzione (mercati rionali,GDO ecc.);
3) vendita al consumo.

1) Il trasporto dal campo ai centri di smistamento avviene utilizzando imballaggi a rendere. Il bin di plastica, con sponde fisse o ribaltabili, cresce in modo progressivo: attualmente l'80% circa dei prodotti è movimentato con questo sistema (a inizio 2000 era al 65%).
Il bin di legno continua quindi a subire la concorrenza dell’equivalente di plastica e non supera il 20% di share (in futuro potrebbe perdere ulteriori posizioni).

2) Per quanto concerne il trasporto dai centri di smistamento alla distribuzione (mercato interno + export) le soluzioni di confezionamento sono più variegate e le tendenze evolutive alquanto dinamiche.
Per molti anni le cassette di legno sono state l’imballaggio “principe” dell'ortofrutta, con una significativa presenza di quelle a rendere” che, prima di essere reimmesse sul mercato, venivano riparate da una miriade di piccoli artigiani.
Per ragioni sanitarie questa pratica è via via scomparsa, dando inizio alla progressiva riduzione d'impiego: nel 2013 la quota di cassette di legno (tutte a perdere) dovrebbe essere del 18,5%, a fronte del 19% nel 2012. Si ritiene tuttavia che questa tipologia di imballaggio potrà assestarsi su una partecipazione media intorno al 16-17%.
Sul mercato si sono sono progressivamente affermate le cassette di cartone ondulato e quelle di plastica. Le prime presentano attualmente uno share globale del 40,5%, con punte del 60% circa per i prodotti esportati, mentre per i prodotti movimentati in Italia la partecipazione risulta del 20% circa. Fin dalla loro prima comparsa sul mercato, le cassette di plastica a perdere hanno eroso spazi in particolare alle cassette di legno e, in un secondo tempo, anche a quelle di cartone ondulato.
Il loro share ha raggiunto il 36%, valutato sul totale merci movimentate sia sul mercato interno che estero, oggi sceso però al 16,5% come diretta conseguenza dell'affermazione della cassette di plastica a “rendere”.
Disponibili a sponde fisse e a sponde ribaltabili, quest’ultime risultano quindi in crescita progressiva e vengono preferite dalla distribuzione moderna, tanto da aver raggiunto in poco tempo la quota attuale del 19,9% sul totale dei prodotti movimentati. Ricordiamo che questa tipologia risulta utilizzata in prevalenza sul mercato interno, dove raggiunge uno share del 40%. La movimentazione dei prodotti ortofrutticoli si avvale anche di sacchi a rete (per patate e cipolle) e di mini bin utilizzati presso la GDO, che li impiega per contenere essenzialmente meloni, patate, arance, mele, limoni ecc.

3) Le tipologie di imballaggio utilizzate per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli destinati al consumatore finale (con riferimento ai prodotti venduti in Italia) presentano un mix molto variegato e caratterizzato grande dinamicità, che deriva essenzialmente da due fattori: influenza sempre più marcata della Distribuzione Moderna e i rapidi mutamenti socio economici. La progressiva diffusione della D.M. implica il passaggio dalla vendita assistita al libero servizio (selfservice), con un aumento conseguente delle necessità di offrire prodotti pre confezionati o presi da banco e introdotti in sacchetti di plastica per essere pesati e prezzati.
Il minor tempo da dedicare alla spesa spinge i consumatori a preferire la D.M., dove è possibile effettuare un approvvigionamento completo. Inoltre la D.M. indirizza sempre più gli acquisti su prodotti ortofrutticoli freschi già lavati, tagliati e pronti all’uso (che, a onor del vero, sono ormai comparsi anche sui banchi dei mercati rionali).
Il mix del packaging dei prodotti ortofrutticoli destinati al consumo evidenzia la netta presenza degli imballaggi di area “plastica”.
Cestelli e vassoi, in molti casi abbinati a un film estensibile plastico, hanno raggiunto una quota del 28%.
L’impiego del sacchetto di plastica, in progressivo aumento, presenta una partecipazione del 31% e riguarda anche molti prodotti delicati venduti nei mercati rionali (oltre a essere impiegato nella pesatura dei prodotti ortofrutticoli venduti presso la GDO).
Il sacchetto di carta limita il proprio share al 19,5%.
Altra confezione “emergente” è la vaschetta con coperchio in poliaccoppiato plastico (il prodotto è conservato in atmosfera protettiva), che ha raggiunto uno share del 10,5%: la soluzione interessa i prodotti della IV gamma in progressiva crescita.
Altre tipologie di imballaggi destinati all'ortofrutta sono il cestello di cartoncino  utilizzato in genere per alcuni prodotti biologici e il sacco a rete (rafia) per le patate, cipolle,aglio, limoni ecc.)
Da qualche anno sono presenti sul mercato anche sacchetti e vaschette prodotte utilizzando biopolimeri e, in un futuro prossimo, avremo anche plastiche provenienti da riciclo.
Tale tendenza non dovrebbe però interessare il confezionamento dei prodotti di IV gamma, dove si impiegano vaschette e sacchetti realizzati con poliaccoppiati flessibili da converter.                   

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio
 

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