PPWR, votato il regolamento definitivo: i punti principali
Superato l’iter che da inizio 2024 ha visto il voto del Trilogo, poi del comitato dei rappresentanti (COREPER) e infine, il 19 marzo, l’approvazione della Commissione ENVI, la nuova versione del PPWR prosegue ora il suo percorso con l’approvazione in plenaria da parte di Parlamento Europeo e Consiglio. Obiettivo: armonizzare il mercato interno, regolamentando l’uso del packaging durante il suo intero ciclo di vita, dalla materia prima al fine vita del prodotto.
Tra le aperture rispetto alle versioni precedenti del testo spicca una maggiore tolleranza sui tempi, con deadline fissate al 2030 e 2040; un focus della Commissione sull’evoluzione tecnologica dei bio-materiali; maggiore attenzione alla conservazione dei prodotti freschi lavorati e al ruolo svolto dal packaging; uno spazio di tolleranza concesso agli Stati Membri, che dimostrino disponibilità a rafforzare le proprie politiche su recupero e riciclo, puntando a percentuali pari o superiori al 70%.
Guardando poi alle prescrizioni più eclatanti, ecco una sintesi delle principali voci presenti nel documento.
No al monouso in plastica
Tra le novità più significative, il bando a partire dal gennaio 2030 del monouso a base plastica per l’hotellerie, delle bustine per ketchup, salse, zucchero, panna (tipica-mente usate nei fast food e nei bar), del wrapping around per bagagli e ortofrutta non trasformata, a cui si aggiungono le buste di plastica con spessore inferiore ai 15 micron, con alcune deroghe per ragioni di conservazione e igieniche. Il divieto si applica anche al monouso utilizzato per raggruppare bevande e alle confezioni di ortofrutta di peso inferiore a 1,5 kg.
Sì al cartoncino e all’insalata in busta
Esclusi dagli obblighi di riuso il cartoncino monouso per cibi e bevande di fast food e take away. Salvi anche gli imballaggi a base plastica per l’insalata lavata in busta e in generale per i prodotti freschi lavorati di cui debba essere garantita freschezza e turgore, dato che la Commissione ha riconosciuto i rischi microbiologici e di ossidazione legati a una conservazione priva di packaging adeguato.
Biobased e materiali compositi
Il Regolamento prevede la revisione dei target 2030 e della fattibilità dei target 2040 da parte della Commissione, chiamata a valutare lo stato dello sviluppo tecnologico della plastica biobased e della sua effettiva sostenibilità nel quadro delle soluzioni di packaging a base plastica. Con la definizione di imballaggio composito, inoltre, una confezione costituita da carta per almeno il 95% può essere ritenuta esente dai divieti che riguardano la plastica proprio in virtù delle basse percentuali di questo materiale.
Obblighi di riuso ma anche importanti deroghe
Agli esercenti viene richiesto di accettare i contenitori riutilizzabili dei clienti e di fornire fino al 10% di confezioni riutilizzabili entro il 2030. Quanto alle bottiglie, gli obiettivi sono fissati tra il 2030 e il 2040 con esclusione di bevande deperibili, spiritose, latte e derivati. Esentati infine il cartone, i materiali per il trasporto di beni pericolosi, il packaging flessibile a contatto con gli alimenti e gli imballi per grandi macchinari.
PFAS al bando
Forti limitazioni sono imposte all’uso di sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS) nel packaging a contatto con gli alimenti, con uno spazio di quattro anni concesso ai co-legislatori per evitare sovrapposizioni e favorire l’allineamento di regole e misure restrittive.
Logistica e vuoto a rendere
Regole anche per la logistica e l’e-commerce, con una percentuale massima di spazio vuoto negli imballaggi raggruppati fissata al 50% e la richiesta ai vettori di logistica, produttori e importatori di minimizzarne il peso e il volume. Entro il 2030, inoltre, sarà obbligatorio un sistema di vuoto a rendere che copra il 90% dei contenitori per bevande fino a 3 litri, prescrizione da cui sono esclusi gli stati membri che raggiungano l’80% di raccolta differenziata entro il 2028. Un obiettivo già raggiunto dall’Italia nel 2021 per gli imballaggi in metallo e molto vicino per gli altri materiali con il 72% del 2023.
Mercato Unico a rischio frammentazione
Agli Stati Membri viene lasciato spazio per definire gli standard legati a sicurezza alimentare e qualità, con la possibilità di concedere deroghe fino a cinque anni in caso di superamento del 5% degli obiettivi di riciclo fissati per il 2025. Si apre quindi, come temuto dalle associazioni di categoria e dagli stakeholder, un preoccupante capitolo di crescente frammentazione del mercato unico, dovuto all’ampia autonomia di gestione del tema concesso agli Stati Membri, a cui seguiranno inevitabili difficoltà per il commercio internazionale e l’import/export all’interno del Mercato Unico.