La parola a… Ferrarelle
Conversazione sulla sostenibilità con un grande player del beverage, spaziando tra modalità di consumo, innovazione tecnica, packaging design, riciclo. Dialogo aperto con Cristina Miele, Direttrice amministrazione finanza e controllo di Ferrarelle.
M. Costanza Candi
Non è un brand che in Italia abbia bisogno di presentazioni, ma vale la pena ricordare che Ferrarelle è il quarto gruppo italiano a volume nel settore delle acque minerali, proprietario, oltre che dell’omonimo marchio anche di Acqua Vitasnella, Fonte Essenziale, Boario, Natía, Santagata e Roccafina, imbottigliati in due stabilimenti, collocati a nord e sud del Belpaese: Darfo Boario Terme (Brescia) e Riardo (Caserta).
La loro dislocazione costituisce un tassello essenziale nella strategia aziendale improntata alla sostenibilità, concetto di cui Ferrarelle - in quanto Società Benefit - si fa portatrice, esprimendo attenzione al benessere organizzativo, al territorio e all’ambiente.
Dell’azienda e della sua visione, dove il packaging riveste una posizione di rilievo, parla Cristina Miele, Direttrice amministrazione finanza e controllo, introducendo una riflessione sul ruolo del consumatore nel dialogo con le aziende, in un processo di osmosi dove la collaborazione tra chi produce e chi acquista spinge verso obiettivi sempre più elevati.
«Il consumatore è ogni giorno più formato e l’attenzione alla sostenibilità include sempre più clima, alimentazione e ambiente, guidando strategie di business e modalità di consumo attente alla dimensione sociale e umana» esordisce Cristina Miele. «D’altro canto, ci si aspetta che tutto questo non comporti variazioni di prezzo, perché il consumatore, pur attento al tema, non è disposto a pagare di più. Sul fronte packaging, poi, esistono differenze tra i vari canali di vendita, che influiscono sulle scelte dei produttori stessi. Grazie alla nuova sensibilità e alle buone abitudini del consumatore italiano, la maggior parte delle bottiglie acquistate presso la GDO, ad esempio, vengono conferite e smaltite correttamente, trasformandosi in risorsa.
Ma non si può dire lo stesso del canale Horeca. In questo caso, la maggiore difficoltà legata ad uno smaltimento corretto, unita alla crescente attenzione sul tema della sostenibilità degli attori coinvolti, quali ad esempio grandi vettori ferroviari, stabilimenti balneari, attività commerciali come bar o ristoranti, influiscono sulla scelta di utilizzare bottiglie con materiale riciclato fino al 100% in modo tale da compensare i limiti della gestione post-consumo.»
Informare e formare in ottica green
La lunga tradizione di attenzione ai temi green, nonché il dialogo costante con il mercato, consentono a Ferrarelle di orientare i consumatori verso scelte sempre più sostenibili: da un canto, l’azienda raccoglie input e stimoli, e dall’altro indica una direzione chiara.
A tal proposito, Cristina Miele prosegue:
«Abbiamo messo in campo progetti rivolti alle scuole primarie, molto concentrati sul riciclo. In passato, abbiamo coinvolto i bambini nella creazione di etichette per la bottiglia di acqua Ferrarelle da mezzo litro, mentre coinvolgeremo i ragazzi in percorsi finalizzati a promuovere tra le nuove generazioni un senso civico più attento all’ambiente e alla biodiversità e a porre l’accento sulla consapevolezza del loro ruolo nei percorsi di riciclo, che diventano sostenibili sul piano economico e ambientale proprio grazie a un’azione collettiva, nata dalla collaborazione tra consumatori e produttori».
Investimenti, R&D e logistica per una filiera etica
Ferrarelle investe da tempo su innovazione tecnologica, eco-design del packaging (con particolare attenzione ai materiali di ultima generazione) e riciclo.
«E si tratta di investimenti considerevoli - prosegue Miele - in particolare su soluzioni in grado di ottimizzare energia e risorse, su materiali più performanti in produzione, su nuovi impianti capaci di una maggiore efficienza, senza dimenticare la logistica dei trasporti, la cui gestione è essenziale per ridurre le emissioni in modo significativo.
Va ricordato infatti che la sostenibilità è una questione di filiera, che include ogni tassello della catena, dal fornitore di materia prima al conferimento sino al fine vita, tenendo in attenta considerazione che i trasporti, con il loro impatto, possono vanificare gli sforzi nelle altre direzioni. Ecco perché, ad esempio, facciamo parte di un circuito di interscambio dei pallet, evitando inutili rientri a vuoto e contenendo le emissioni anche nella nostra catena logistica, senza dimenticare che i due poli produttivi, dislocati a nord e sud, favoriscono una gestione ottimizzata dei trasporti».
Imprese protagoniste della transizione ecologica
Il ruolo dei grandi player nell’accelerazione dei processi virtuosi è sempre più riconosciuto, visti i volumi movimentati e un’organizzazione aziendale che permette di perseguire obiettivi di lungo periodo. Ecco perché Ferrarelle ritiene di avere un forte ruolo di indirizzo rispetto ai propri fornitori, pur senza definire parametri stringenti che escluderebbero gli attori locali, a vantaggio di soggetti in grado di rispondere ai requisiti in termini di certificazioni e sostenibilità dei processi.
Anche questa attenzione al territorio e al suo sviluppo armonico si ascrive nel quadro delle responsabilità di una Società Benefit, aspetto su cui Miele chiosa:
«Ferrarelle non è ancora una BCorp ma è al momento una Società Benefit. Oggi richiedere ai fornitori del territorio l’adesione al nostro modello risulterebbe difficile, perché ne escluderebbe una quota che stiamo contribuendo a far crescere. Applichiamo quindi rigide politiche interne, ma selezioniamo i fornitori senza imporre schemi altrettanto rigidi, bensì spingendoli verso scelte sempre più sostenibili».
Produrre rPET per una sostenibilità misurabile
Ferrarelle redige da anni il Bilancio di Sostenibilità e ha adeguato le procedure alle normative di riferimento più stringenti, mentre la relazione di impatto viene pubblicata con il bilancio di esercizio, rispondendo in tutto e per tutto non solo alla citata normativa ma anche ai requisiti normalmente richiesti alle BCorp, con una sezione dedicata ai fornitori e ai requisiti che si richiede vengano gradualmente raggiunti.
Una gestione rigorosa che affonda le radici nella scelta di un materiale di elezione, il PET, per il quale Ferrarelle ha sviluppato un percorso di packaging design, basato sul riciclo e sul riciclato.
«Il materiale principale per noi è il PET, l’iniziativa del riciclo parte nel 2015 come progettazione del nuovo impianto realizzato da Ferrarelle a Presenzano (CE). Qui inizialmente si producevano preforme con PET vergine e plastica riciclata per uso non alimentare per giungere poi all’alimentare superando addirittura le necessità di autoconsumo, il che ci permetteva di vendere il materiale all’esterno. Diventare produttori e riciclatori ha significato acquisire tutte le certificazioni necessarie tra cui l’EFSA e raggiungere la compliance con le norme nazionali, per aprire una strada che ci ha permesso di utilizzare fino al 100% di plastica riciclata nelle nostre bottiglie. In un momento successivo, l’impianto è stato acquisito da un fornitore, che a tutt’oggi è il nostro riferimento perché ci assicura la qualità che abbiamo contribuito a costruire».
Ferrarelle propone quindi al mercato una gamma di bottiglie 100% rPET per bar e ristoranti, dove, come accennato il riciclo è più complesso e richiede di compensare con un materiale più sostenibile. Per supermercati e GDO, ecco invece le bottiglie con almeno il 50% di rPET, che il consumatore può conferire differenziando correttamente, specialmente in un paese con percentuali di riciclo superiori all’80% come il nostro.
La produzione diretta ha permesso all’azienda di sviluppare iter di ricerca che coniugassero sostenibilità e progettazione, trovando soluzioni qualificate sul piano dei materiali e delle percentuali di riciclato da utilizzare, per arrivare infine al packaging design.
Riciclo o riuso? La risposta è una sola
La forte propensione al riciclo dell’azienda campana non può che suscitare una domanda sulla Direttiva Packaging, tema su cui Ferrarelle ha una visione strategica totalmente basata sulla misurazione dell’impatto delle differenti modalità di gestione, che si tratti di riciclo o di catena logistica.
«La plastica è indispensabile per le sue qualità di protezione del prodotto e per la sicurezza alimentare» precisa Miele. «Ma, per il canale horeca, come materiale a rendere interamente riciclabile usiamo anche il vetro, che viene riportato nel nostro sito produttivo per procedere con il re-imbottigliamento. Inutile dire che, in termini di impatto in un settore come il nostro, per la logistica che impone lo spostamento di camion vuoti, il riuso non è vantaggioso e per la plastica, impossibile.
Nel 2022 abbiamo imbottigliato più di 1 miliardo di litri, il che offre la misura di quanto impatterebbe sulle emissioni un riuso della bottiglia su volumi di questa portata. Crediamo quindi che la strada corretta stia nell’aumento costante del riciclo unito alle logiche di risparmio, agendo sui materiali e sull’alleggerimento degli imballaggi, di cui preservare comunque estetica e stabilità. Sono temi su cui Ferrarelle investe in R&D per lo sviluppo di materiali e soluzioni sempre nuove che oggi ci permettono di avere una bottiglia interamente riciclata, in PET, scelto poiché è il più riciclabile dei materiali, idealmente circolare all’infinito. Riteniamo quindi che non serva demonizzare la plastica ma incentivarne la raccolta, un trend su cui il consumatore italiano non è solo preparato ma anche convinto e attento, dato che la esegue in modo puntuale e costante da anni.
Il riciclato è quindi a nostro avviso una risorsa e una ricchezza: migliorarne costantemente la gestione diventa una priorità su cui abbiamo preso una direzione chiara che non cambierà. Aumentiamo infatti le referenze realizzate con materiale riciclato nonché le percentuali di riciclato stesso, perché riteniamo che ridurre i consumi di plastica vergine sia una scelta corretta e il riciclo la migliore soluzione per ridurre l’impatto della produzione sull’ambiente».