Industria 5.0 e l’impatto sulle imprese manifatturiere

L'Osservatorio del mercato dell'automazione 2023, pubblicato da Anie Automazione, oltre ai tradizionali dati di mercato, è completato dalle interessanti note di approfondimento "Industria 5.0 e l’impatto sulle imprese manifatturiere" che prende spunto dal documento “Da Industria 4.0 a Industria 5.0 - Verso un’industria europea sostenibile, umanocentrica e resiliente” (gennaio 2021, Commissione Europea).

Maurizio Cacciamani

Nell’introduzione, gli autori sottolineano le differenze tra Industry 4.0 e Industry 5.0. A Industria 5.0 non basta utilizzare le tecnologie abilitanti e in parte presenti già nell’Industria 4.0 come l’interazione uomo-macchina individualizzata, i materiali intelligenti, i digital twin e la simulazione industriale, l’Intelligenza Artificiale, le tecnologie di Big Data Analytics e quelle per la smart energy, ma spiega come vanno utilizzate: nel rispetto delle persone e dell’ambiente e come supporto per affrontare cambiamenti geopolitici e catastrofi naturali.

Collaborative Industry

A differenza di Industria 4.0, l’industria 5.0 sarà quindi una Collaborative Industry, ossia un modello di impresa caratterizzato dalla cooperazione tra macchine ed esseri umani, con il fine ultimo di dare un valore aggiunto alla produzione creando prodotti personalizzati che rispettino le esigenze dei consumatori. In "Definizione e caratteristiche" si sottolinea il fatto che Industria 5.0 va al di là della produzione di beni e servizi a scopo di lucro, e si basa su tre elementi fondamentali: la centralità dell’uomo (Antropocentrismo), la sostenibilità ambientale e la resilienza ovvero robustezza nella produzione.

Le tecnologie chiave

Queste le tecnologie chiave di Industry 5.0: Interazione uomo-macchina personalizzata; Tecnologie ispirate alla natura e materiali intelligenti; Gemelli digitali e simulazione, Tecnologie per la trasmissione, l’immagazzinamento e l’analisi dei dati; Intelligenza Artificiale; Tecnologie per l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, lo stoccaggio dell’energia e l’autonomia.

Le sfide

Per quanto riguarda le sfide vengono citate: Alfabetizzazione digitale; Progettazione e analisi critica delle applicazioni di Intelligenza Artificiale; Approcci di gestione e di leadership, Problem Soving e Design Thinking; Sicurezza tecnologica organizzativa e ambientale degli ambienti di lavoro; Mentalità interculturale, multidisciplinare; Consapevolezza e cultura della protezione dei dati personali; Doti comunicative; Capacità di gestire la complessità e vantaggi.

L’impatto sulle imprese manifatturiere

Prendendo come esempio un’azienda manifatturiera, i possibili impatti di Industria 5.0 potrebbero riguardare: la redazione del bilancio di sostenibilità; esclusione/accesso facilitato a finanziamenti in base ai punteggi e i criteri ESG dell’azienda; la brand reputation (sempre più consumatori basano le proprie scelte di acquisto sulla sostenibilità delle aziende e dei prodotti che vendono); capacità di attrarre e trattenere la forza lavoro; ottimizzazione dei consumi e l’utilizzo delle risorse necessarie alla produzione, strategica per tutelare i margini di profitto; capacità di creare business model innovativi basati sull’economia circolare e rigenerativa. Da questa lista, certamente non esaustiva, si può capire come sposare i valori e i pilastri di Industria 5.0 sia strategico per la competitività delle organizzazioni.

Ma cosa ne pensano le imprese?

Di recente, Innovation Post, Industry 4 Business e Internet 4 Things, in collaborazione con il Laboratorio RISE Research & Innovation for Smart Enterprises dell’Università degli Studi di Brescia hanno realizzato una survey su Industria 5.0. Il questionario ha raccolto le opinioni di circa 100 imprese di varia dimensione: 46,5% micro; 20,9% piccole; 12,8% medie; 19,8% grandi.

Il survey ha confermato che l’Industria 5.0 è un tema che divide le opinioni tra chi ritiene che il focus maggiore su sostenibilità e human centricity legittimi l’adozione di un termine che indica una fase nuova e chi invece ritiene che si tratti del raggiungimento della piena maturità dei paradigmi di Industria 4.0.  Non quindi una nuova “rivoluzione industriale”, ma la concretizzazione delle promesse della Quarta. Uno dei dati più marcati emersi dal survey riguarda gli ostacoli che frenano gli investimenti delle aziende. Per il 91% degli intervistati la mancanza di competenze rappresenta il principale ostacolo, seguono i costi troppo alti (42%), mancanza di soluzioni tecnologiche adatte alle proprie esigenze (30%), evoluzione troppo rapida delle tecnologie (26%).

L'uomo al centro

La trasformazione digitale rappresenterà un prerequisito strategico cruciale, giocando un ruolo di primo piano a vantaggio non solo della conformità, del corretto tracciamento dei dati e della creazione affidabile e tempestiva di reporting, ma dimostrerà sia la sostenibilità rispetto al modello di business della specifica azienda, sia la validità della strategia di sostenibilità agli occhi degli investitori. Le organizzazioni coinvolte saranno sempre di più, comprese le PMI che, in quanto acquirenti e fornitori di grandi aziende saranno inevitabilmente chiamate alla "svolta" green e all’adozione di modelli di business sostenibili. In conclusione, Industria 5.0 è una metodologia progettuale multidisciplinare dove i confini tra le discipline sfumano e prevale il rigore, un impegno tecnologico, estetico e giuridico, ma anche etico di rilevanza sociale fondamentale.

Allo stesso tempo, Industry 5.0 permetterà alle aziende di successo di promuovere innovazione, efficienza e trasparenza, offrendo alla società una prospettiva incentrata sull’uomo e il suo inserimento sociale.

Come detto l'approfondimento fa parte dell' "Osservatorio dell'industria Italiana dell'automazione 2023" disponibile alla pagina https://anieautomazione.anie.it/pubblicazioni/.

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