Focus sulle bevande italiane

NUMERI E TENDENZE Produzione, andamento dei mercati e tipologie di confezionamento di alcolici e analcolici: analisi 2012 e previsioni 2013.
Plinio Iascone, Istituto Italiano Imballaggio.

In relazione alla produzione globale di bevande dell’Europa Occidentale, l’Italia si posiziona al quarto posto, con una quota del 15%, dopo Germania (22%), Gran Bretagna (20%), Francia (16%) e Spagna (15%). A seconda delle diverse famiglie di bevande, esistono ovvie differenze di partecipazione al mercato: l'Italia, ad esempio, occupa una posizione preminente nella produzione di acqua minerale (share del 62% circa).
Anche per quanto riguarda vino e spumanti, l’Italia si piazza tra i primi tre produttori mondiali insieme a Francia e Spagna (la sua quota di mercato, in questo caso, è del 16% circa).
Per quanto concerne la vasta area delle bibite (gassate, bevande piatte, succhi di frutta ed energy drink), se si considera il mercato globale europeo di poco più di 85 miliardi di litri, l’Italia detiene uno share del 7% circa. Il consumo europeo di bevande alcoliche (vino, birra e superalcolici) varia sensibilmente da paese a paese, in funzione delle tipologie più diffuse.

Il mercato delle bevande in Italia
Nel 2012 in Italia sono stati prodotti 25.908 milioni di litri di bevande: il 21% ha interessato l’area degli alcolici e il 79% quella degli analcolici.

Alcolici: dati consolidati e previsioni
Dopo la contrazione produttiva nel biennio 2008/2009 e la ripresa nel biennio successivo, il 2012 delle bevande alcoliche si è concluso con una flessione del 2,1% (prodotto immesso alla vendita confezionato). In particolare si evidenzia una flessione dell’1,5% nelle esportazioni e dello 0,5% nella domanda interna; il prodotto importato cresce del 6,5%, mentre il prodotto italiano destinato al mercato nazionale cala del 2,5%.

Il vino.  Nel 2012 si evidenzia una flessione della produzione immessa alla vendita del 4,5% circa, con riferimento al prodotto confezionato; l’arretramento è stato determinato sia da un lieve cedimento delle esportazioni sia da una netta flessione della domanda interna.

La birra. Chiude il 2012 con una produzione in crescita del 4,8% grazie essenzialmente all’ottimo andamento dei consumi interni e a una sostanziale tenuta delle esportazioni.
Gli spirits. Si valuta che liquori, digestivi e aperitivi alcolici abbiano concluso il 2012 con una contrazione del 2-3% della produzione immessa alla vendita.
L’arretramento è derivato essenzialmente da una significativa riduzione della domanda interna, non compensata dalla crescita delle esportazioni.
Il vermouth.
Conclude in netto calo (-5% circa), a fronte del duplice calo di domanda interna ed export.

Le previsioni. In base alle prime valutazioni, nel 2013 l’area delle bevande alcoliche sembra essere orientata a una lenta ripresa guidata dalle esportazioni, in particolare quelle dirette verso le aree extra UE. Più precisamente si ipotizza una crescita del 2% circa della produzione di vino confezionato e del 3% della birra (sostenuta anche dalla domanda interna). Più contenuto lo sviluppo di spirits e vermouth, determinato soltanto dalle esportazioni.

Le bevande analcoliche: dati consolidati e previsioni
I dati 2012 parlano di un modesto aumento (+0,3%) della produzione rispetto al 2011. In termini quantitativi, il settore principale è quello dell’acqua minerale (71% della produzione globale) seguito dai soft drink gassati (18%).
La produzione delle bevande analcoliche continua a essere condizionata essenzialmente dalla domanda interna che, nel totale, assorbe il 90% circa della produzione.
Sempre in termini quantitativi risultano significativi solo i volumi esportati di acqua minerale (68% delle esportazioni totali).

L’acqua minerale. Ha concluso il 2012 con una crescita limitata (0,5%), determinata da un modesto tasso di sviluppo sia della domanda interna che delle esportazioni. Grazie a un possibile potenziamento del flusso esportativo, per il 2013, si prevede una crescita lievemente migliore rispetto al trend precdente.

I soft drink. Connessi come sono alla domanda interna, nel 2012 hanno riconfermato nella sostanza i quantitativi consumati nel 2011, determinati essen­zialmente dalla crescita delle cole. Anche in questo caso, nel 2013, si prevede un lieve miglioramento del trend evolutivo dei consumi interni.

I succhi di frutta. Per il secondo anno consecutivo hanno segnato una contrazione produttiva del 3-5%. A partire dal 2013 se ne ipotizzata una lenta ripresa.

Varie. In complesso, tutti gli altri comparti dell’area delle bevande analcoliche (energy drink, bevanda tè e bibite piatte di fantasia) hanno evidenziato nel 2012 un incremento produttivo del 2-3% grazie al positivo andamento delle esportazioni, mentre il consumo interno è risultato lievemente cedente. Anche nel corso del 2013 le possibilità di sviluppo di questa categoria di bevande dipenderà essenzialmente dalle esportazioni.
Il confezionamento
delle bevande
Il packaging continua a essere una variabile strategica per il comparto “bevande”: oltre a proteggere il prodotto e consentirne la movimentazione è anche un fondamentale strumento di marketing.

Il pack degli alcolici. Il mix del packaging relativo all’area delle bevande alcoliche vede la bottiglia in vetro in pole position in tutti i settori, anche se emergono altre tipologie di imballaggi, in particolare per vino e birra (ambiti nei quali, comunque, le soluzioni adottate evidenziano un panorama più variegato).
Il confezionamento del vino vede la bottiglia di vetro al 71,5%, il contenitore cellulosico poliaccoppiato all’11%, il bag in box al 9% e il restante 8,5% suddiviso tra chiantigiane in PET o in vetro, bottiglie di PET e fustino (keg) per la distribuzione alla spina.
La birra viene imbottigliata per il 77% in vetro (rendere +perdere) e per il 7,5% in lattina (essenzialmente di alluminio); la distribuzione alla spina è al 15,5% e presenta trend di crescita (la ristorazione è nettamente orientata alla mescita alla spina).
La bottiglia di vetro è l’unica soluzione di imballaggio per super alcolici e vermouth.

Il pack degli analcolici. Diverse e più variegate le soluzioni di confezionamento adottate in quest’ambito.
Nettamente prevalente e tendenzialmente in crescita nei settori acqua minerale e bibite gassate risulta essere la bottiglia di PET. La bottiglia di vetro continua a mantenere un’interessante posizione nel comparto acqua minerale, in particolare nell’area del “rendere”: pur circoscritte all’horeca, si stanno diffondendo bottiglie personalizzate secondo le necessità dei clienti riempitori. Diversa la situazione per i consumi familiari, dove l’orientamento è nettamente verso la bottiglia di PET, anche per le forniture “porta a porta”.
Nel settore delle bibite gassate, la soluzione di imballaggio più diffusa, dopo la bottiglia di PET, è la lattina di alluminio (nettamente prevalente) o di banda stagnata.
Il contenitore in cellulosa poliaccoppiata predomina nel confezionamento  dei succhi di frutta, anche se la bottiglia di PET risulta in sensibile crescita.
Si evidenzia la posizione nettamente predominate della bottiglia di PET nell’area delle bevande piatte (tè, bibite fantasia alla frutta ed energy drink), ma risultano buone anche le prestazioni della lattina di alluminio e dei bicchierini di plastica con top easy peel di alluminio.
Le bevande analcoliche vengono confezionate anche nelle buste flessibili tipo “cheerpack” che, potenzialmente, hanno buone possibilità di diffusione. 

Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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