Una ricerca sull’ortofrutta in cartone
Uno studio recente sulla relazione fra packaging e contaminazione microbiologica, promosso ogni due anni dal Consorzio Bestack (Gifco, Assografici), documenta come gli imballaggi di cartone rappresentino la soluzione più salubre per la movimentazione di frutta e verdura e, inoltre, assicurino la massima igiene e shelf life dei prodotti contenuti.
Bestack, i cui soci rappresentano oltre il 95% della produzione nazionale di cartone ondulato per ortofrutta, lo ha sviluppato insieme all’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari di Cesena.
La ricerca ha analizzato le due principali tipologie di imballaggio impiegate sul mercato - cartone ondulato monouso e cassette di plastica a sponde abbattibili riutilizzabili - esaminandone anzitutto il grado di igienicità. I risultati sono chiari: negli imballaggi riutilizzabili è stata riscontrata la presenza di coliformi totali e di sporigeni anaerobi, che invece risultano assenti nel cartone: si tratta di microrganismi inoffensivi per l’uomo ma dannosi per il prodotto perché ne limitano la durata e, dunque, aumentano gli scarti.
Poiché la filiera ortofrutticola è interessata da un gran numero di variabili che possono influire sulle condizioni dei prodotti, i ricercatori hanno poi attribuito al cartone e alla plastica lo stesso livello di carica batterica, per misurare quanto incide il materiale di imballaggio nel trasferimento dei microrganismi sul prodotto. Dalle analisi è risultato che i frutti confezionati in cartone hanno un decimo delle probabilità di essere contaminati rispetto a quelli nelle cassette di plastica: il cartone trattiene parte della carica batterica grazie alla maggiore porosità del materiale che “assorbe” i potenziali microrganismi.