Linking University.

ACCADEMIA E INDUSTRIA Una piattaforma di confronto, in grado di favorire il dialogo fra esponenti del mondo scientifico e industriale. L’obiettivo dell’iniziativa Linking University è chiaro: aprire un canale di comunicazione costante e proficua fra quanti lavorano perché l’innovazione, che si nutre di competenze differenti, diventi un motivo reale di business per il settore dell’automazione. Idee e opportunità da cogliere.

Il 17 novembre scorso Messe Frankfurt ha riunito attorno a un tavolo esponenti del mondo scientifico e industriale per promuovere la “Linking University” (iniziativa che sostanzia di contenuti la mostra tecnologica SPS/IPC/Drives Italia). La tavola rotonda “Il mondo accademico incontra le imprese” è stata certo un’occasione preziosa e stimolante per fare il punto sui progetti di ricerca messi in campo da numerosi atenei italiani (erano rappresentati i settori scientifico didattici di ingegneria più vicini al mondo dell’automazione industriale, ovvero misura, elettronica, automatica e meccanica). Ma anche, e soprattutto, è stato un momento significativo per chiarire le possibili modalità con cui costruire un auspicabile, e sempre più stretto, rapporto fra accademia e mondo imprenditoriale. Si è parlato dunque di ricerca, innovazione e, in fondo, di nuove opportunità di business per tutti, all’insegna della valorizzazione di competenze e mezzi.

Sostegno alla ricerca?
Un bene comune

Gli esperti riuniti sono partiti da alcuni dati di fatto, discutendo in primis della realtà dell’università italiana, che soffre di una congenita mancanza di fondi per sponsorizzare progetti e persone; in secondo luogo, delle difficoltà incontrate soprattutto dalle piccole medie imprese nazionali (ossatura del tessuto industriale del nostro paese) a strutturare al proprio interno reparti di R&D per investire nello sviluppo di prodotti e servizi.

Dato, però, che in un comparto come quello dell’automation non si può prescindere dall’innovazione, è oggi più che mai necessario trovare “la quadra” per non perdere in competitività. E il contributo fattivo dell’Accademia, in questo caso, può diventare quel valore aggiunto capace di aprire nuove possibilità anche alle imprese.
In pratica, avvertono gli osservatori, è fondamentale che mondo scientifico e industria stabiliscano e consolidino un rapporto più stretto ed equilibrato, che porterebbe indubbi vantaggi reciproci: dalla stipula di contratti di ricerca o dall’attivazione di borse di studio, le università troverebbero infatti nuovi impulsi per l’attività di studio, mentre le imprese potrebbero creare vera innovazione, proiettandosi verso il futuro.

Nel corso della tavola rotonda, i docenti dei settori scientifico-didattici di ingegneria più vicini al mondo dell’automazione industriale hanno quindi avuto modo di illustrare le offerte dei propri atenei a una platea formata da potenziali clienti e dai principali espositori della seconda edizione di SPS/IPC/Drives Italia (in programma a Parma, dal 22 al 24 maggio 2012). Ma hanno anche chiarito le modalità di finanziamento delle borse di studio per laureati in ingegneria, che potranno essere assunti dalle aziende al termine del loro percorso di ricerca di tre anni. È stato anche sottolineato il valore dei dottorati di ricerca (PhD) che, ancora poco conosciuti in Italia, vanno considerati uno strumento per acquisire una maggiore flessibilità mentale e un’ottima capacità di problem solving, caratteristiche fondamentali per i futuri dirigenti e i responsabili di domani.

Quando la ricerca è ad hoc
L’incontro tra mondo scientifico e industriale può avvenire inizialmente perché un’azienda ha la necessità di risolvere un problema. Investire in una borsa di studio triennale può costare circa 60 mila euro, una cifra che non tutte le realtà possono permettersi. Ma è bene sapere che, associandosi, le imprese possono condividerne l’onere, sfruttando proprio le caratteristiche dei PhD: impegnati a studiare temi di interesse generale, essi possono essere “sfruttati” anche da industrie non concorrenti e con interessi comuni nel campo dell’automazione.
La “famosa” creatività italiana ha contagiato anche l’offerta dei vari atenei, che hanno ideato soluzioni ad hoc e differenziate, per agevolare il rapporto con l’industria. Basti pensare, per esempio, alle borse di studio “cofinanziate” e a “responsabilità condivisa” delle parti coinvolte nel progetto, istituite dall’Università di Cassino. Oppure alle azioni messe in campo dal Politecnico di Milano, che da un paio di anni propone un dottorato part-time di durata quadriennale - il Phd executive - che consente al dottorando sia di lavorare in azienda sia di dedicare un monte ore alla borsa di studio per svolgere la tesi.

Cosa chiede l’industria
Il dibattito con le aziende coinvolte nella tavola rotonda ha offerto diversi spunti di riflessione.
Incisivo l’intervento di Ennio Franceschetti, presidente Gefran e assertore convinto della necessità di collaborare con l’università (la sua impresa lavora con profitto e da anni con l’ateneo di Brescia). E non ha dubbi: la ricerca paga e crea innovazione. Ma ha colto l’occasione per invitare il mondo scientifico a “parlare la lingua degli imprenditori”, così da attivare una comunicazione più diretta e, di conseguenza, una collaborazione più efficace.
Emilio Cavazzini, innovation VP di Sidel (azienda che lavora da tempo con l’Università di Modena e Reggio Emilia), ha esortato le varie università a essere meno aggressive e competitive fra loro, e magari a incentivare la ricerca anche sul software, elemento sempre più decisivo per i costruttori di macchine.
Una lieve nota polemica, infine, nelle parole di Giuliano Busetto di Siemens (che ha lavorato con il Politecnico di Milano su progetti specifici per migliorare l’efficienza energetica). Pur sottolineando infatti la necessità di avere tra le proprie fila giovani preparati, il manager ha raccomandato loro un po’ più di umiltà nell’affrontare il mondo del lavoro.

In conclusione - Quello di novembre può essere considerato un primo step dell’approfondimento dei rapporti possibili fra Accademia e Industria. Il dibattito continuerà a SPS/IPC/Drives Italia, dove le università e gli istituti tecnici che aderiranno alla “Linking University” avranno la possibilità di esporre in un’area comune i propri progetti e quelli dei consorzi derivati che attivano spin-off territoriali.  

ALL’INCONTRO “IL MONDO ACCADEMICO INCONTRA LE IMPRESE” HANNO PARTECIPATO… Donald Wich (Ad Messe Frankfurt Italia); Petra Haarburger (presidente Mesago/Messe Frankfurt); Giuliano Busetto (Siemens e presidente AnieAssoautomazione); Giovanni Betta (Università di Cassino e presidente SSD Misura); Paolo Rocco (SSD Automatica); Aldo Rossi (Università di Padova e presidente SSD Meccanica); Alessandra Flammini (Università di Brescia); Cesare Fantuzzi (Università di Modena e Reggio Emilia); Alberto Leva (Politecnico di Milano); Daniele Marioli (Università di Brescia e Associazione  gruppo italiano di elettronica); Ennio Franceschetti (presidente Gefran); Emilio Cavazzini (innovation VP Sidel). 

Automazione: i temi della
ricerca in Italia

Gli atenei italiani stanno lavorando a numerose linee di ricerca; di quelle presentate alla Linking University ne citeremo solo alcune (ricordando però che i siti delle università riportano in dettaglio i lavori in corso).
L’università di Cassino si sta concentrando su metrologia, strumentazione, metodi di misura, sensori, misure e metodi per la qualità e la gestione dei processi.
A Brescia ci si occupa di autoalimentazione, reti di sensori, sensori senza contatto, mezzi di visione per robot. L’ateneo di Pisa si sta muovendo in più direzioni: automotive, logistica, convertitori DC/DC. A Padova la ricerca è attiva non solo nell’ambito dell’elettronica di potenza e della compatibilità elettromagnetica, ma anche della meccatronica, della progettazione funzionale e robotica industriale.
E l’università di Trieste sta lavorando, tra l’altro, sulle tecniche di visione industriale.
In parallelo, sono sorte anche associazioni che conducono studi specifici nel campo dell’automazione, come il Gruppo italiano di elettronica (GE), che svolge ricerche a cui possono partecipare anche le imprese. Molteplici i temi di interesse: sistemi elettronici integrati, dispositivi micro e nanoelettronici, sensori, micro sistemi e strumentazione, elettronica di potenza, optoelettronica e fotonica.

 

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