Il Packaging del Pulito (2016)

Come cambia, per diventare sempre più sostenibile.
Riflessioni sul comparto delle detergenza in Italia, a partire da una ricerca, promossa da Conai, con la collaborazione di Assocasa/Federchimica. Lo studio rappresenta un contributo esemplare alla diffusione di una cultura condivisa della sostenibilità, indagando motivi, modalità e impatto delle azioni di prevenzione specifica sugli imballaggi dei detersivi. Ne emerge un quadro complesso e in divenire, specchio di una filiera industriale che, al di là di stereotipi scontati, si muove con convinzione nel rispetto della persona e dell’ambiente.
Luciana Guidotti

“Le azioni di prevenzione sugli imballaggi nel settore della detergenza”, ricerca svolta per conto di Conai (Consorzio per il recupero degli imballaggi) e con la collaborazione di Assocasa/Federchimica. Copyright©2017 Prometeia.  

La storia dei consumi moderni non è «dissociabile da quella dei prodotti per la pulizia, che si è andata costituendo come uno dei miti fondativi della società dei consumi. È infatti alla “religione della pulizia” che intere generazioni di produttori, di pubblicitari, di industrie hanno dedicati molti sforzi. E, senza dubbio, essa non avrebbe raggiunto lo status di rispettabilità se non fosse stata resa visibile e tangibile; se, da semplice quanto astratto concetto igienico, non si fosse incarnata in prodotti, detersivi, polveri, liquidi, creme, gel, che ne hanno reso palpabile la metafora e persino lo spirito.
A loro volta, questi stessi prodotti non sarebbero niente se non fossero entrati nelle nostre case forniti dei segni indispensabili al loro riconoscimento, se si fossero manifestati senza le stigmate dell’autenticità fornite dai loro contenitori, flaconi e fustini».[1]

L’imballaggio dei detersivi ha svolto, quindi, l’indiscutibile funzione di “certificare” un mito. Ed ecco perché riconoscerne la valenza sociale ma, soprattutto, indagarne l’evoluzione alla luce delle problematiche connesse a produzione, riutilizzo, riciclo e impatto sull’ambiente, può offrire un esempio illuminante a tutte le filiere industriali, chiamate a condividere gli sforzi per rendere sempre più efficiente il processo produttivo e, al contempo, rafforzare le politiche di sostenibilità.
A questo principio si ispira lo studio svolto da Prometeia per conto di Conai e con la collaborazione di Assocasa/Federchimica, che identifica appunto le attività di prevenzione sul packaging adottate dalle imprese della detergenza. 
Il panorama di riferimento in cui si è mossa la ricerca è d’altronde tra i più stimolanti, viste le connessioni sociologiche a cui abbiamo sopra accennato e alla propensione del comparto a mutare prospettiva, coinvolgendo i vari attori della filiera nello sviluppo di soluzioni di imballaggio innovative, sempre  ovviamente, nel segno della sicurezza per i consumatori.

Nel corso del tempo infatti, i prodotti della detergenza sono cambiati e si sono moltiplicati, suggerendo nuove modalità di uso e consumo: dai detersivi in polvere ai saponi liquidi fino a quelli concentrati, dalle creme abrasive agli sgrassatori…  I loro imballaggi hanno seguito l’evoluzione delle formulazioni, con lo scopo di assicurare, da un lato, maggiore sostenibilità e dall’altro un consumo più consapevole e accorto grazie a elevate e innovative funzionalità di servizio (ricariche, tappi di sicurezza, dosatori, trigger, etichette esplicative…).

[1] Sonia Pedrazzini e Marco Senaldi, impackt, numero 2/2003, Edizioni Dativo Srl

Cenni sul mercato della detergenza e scopo dell’indagine
Il settore della detergenza domestica e professionale conta in Italia oltre 440 imprese, che occupano circa 6.000 addetti e realizzano una produzione che vale 3 miliardi di euro (6% circa del comparto chimico nazionale).  
Nel 2016 le vendite sul mercato interno hanno raggiunto i 3,6 miliardi di euro, di cui il 91% relative alla detergenza domestica (secondo rilevazioni Nielsen) e il restante 9% alla professionale (stime Prometeia).  Nel segmento domestico, i detergenti per bucato a mano o in lavatrice, per stoviglie, pavimenti, ecc… sono la categoria più rilevante, con 1,9 miliardi di euro di vendite in valore, seguiti a distanza dai coadiuvanti di lavaggio (ammorbidenti, candeggine, anticalcare, ecc.) con 742 milioni di euro di prodotti venduti sul territorio nazionale.

A fronte di questo panorama, Prometeia ha costruito l’impianto di un’indagine quali-quantitativa nel settore, prendendo in considerazione le fasi di vita dell’imballaggio, dalla progettazione alla produzione, fino al confezionamento e alla logistica, basandosi sulle parole chiave - le cosiddette “leve” Conai - che sintetizzano il concetto di prevenzione: riutilizzo, risparmio di materia prima, ottimizzazione della logistica, facilitazione delle attività di riciclo, utilizzo di materie provenienti da riciclo, semplificazione del sistema imballo e ottimizzazione dei processi produttivi.

Sulla base delle risposte ottenute mediante l’invio di un questionario a un campione di imprese, che in Italia rappresentano oltre il 40% delle vendite a valore sul mercato italiano, Prometeia ha identificato natura e intensità delle azioni messe in atto nel comparto detergenza, per promuovere interventi volti a ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi.   Per inciso, è emerso che, nell’ultimo decennio, gli sforzi dei produttori si sono focalizzati soprattutto sulla fase progettuale dell’imballaggio e in quella  logistica.

La prevenzione guida l’innovazione di prodotto e imballaggio
Riduzione complessiva del peso del sistema di imballo e impiego di materiale riciclato rientrano tra le azioni di prevenzione che consentono di contenere il consumo di materia prima: e queste sono state le strade seguite per ottimizzare la produzione degli imballaggi della detergenza che, nel corso del tempo, sono stati ripensati in base alle nuove formulazioni di prodotto.  Chiave di volta, in questo senso, è stato lo sviluppo dei cosiddetti prodotti “concentrati”, che consentono di effettuare lo stesso numero di lavaggi con una quantità assai inferiore di detersivo (prospettando tra l’altro al consumatore la possibilità di un risparmio economico).

È stata quindi la concentrazione del prodotto ad avviare il processo virtuoso di riprogettazione del packaging, nonché dei sistemi di confezionamento e logistici.
Il primo e più evidente risultato di tale ripensamento? Contenitori con formati di dimensioni ridotte adatti ai prodotti concentrati, il che significa, in pratica, minor impiego di materiale e riduzione del peso dell’imballaggio primario a cui, a cascata, segue la riduzione della quantità di imballaggio secondario necessario alla movimentazione nonché l’ottimizzazione dei trasporti, con evidenti vantaggi di ordine economico e logistico. Emblematico, al riguardo, il caso dei detergenti liquidi per bucato in lavatrice, che, sul mercato italiano rappresentano circa un terzo delle vendite del segmento e dove la concentrazione del prodotto ha portato i maggiori benefici in termini ambientali ed economici.

Le scelte giuste fanno bene all’ambiente
Cruciale per le industrie della detergenza resta il rapporto con i fornitori di imballaggi, chiamati a condividere sul piano operativo le nuove scelte in fatto di progettazione e produzione del packaging. Una collaborazione richiesta e tanto più necessaria alla luce dei costanti investimenti fatti dalle imprese nell’aggiornare il proprio parco macchine, con l’obiettivo di rendere sempre più efficienti i processi di confezionamento, ottimizzando la fase di riempimento e riducendo in misura significativa difettosità e scarti.
Gli interventi di prevenzione sistematica sull’imballaggio dei prodotti della detergenza hanno di fatto innescato una pluralità di effetti positivi non solo per l’ambiente, ma anche per le aziende stesse: il coinvolgimento e la progressiva integrazione delle diverse funzioni aziendali - dalla R&D, al marketing alla produzione - nel definire le specifiche tecniche dei nuovi packaging ha infatti contribuito ad accrescerne le competenze e la consapevolezza della natura sociale del loro operato.   

Obiettivo sicurezza
I detersivi rientrano nella categoria dei prodotti chimici, ampiamente regolamentata e sottoposta a controlli da parte delle Autorità competenti.
• Regolamento 1907/2006 REACH Prevede la registrazione, la valutazione e l’eventuale autorizzazione di tutte le sostanze chimiche prodotte o immesse sul mercato europeo.  
• Regolamento 1272/2008 CLP Si applica alle sostanze pericolose da sole o in miscela, determinandone la classificazione e l’etichettatura.
Riporta anche indicazioni circa le regole per il confezionamento, che ne consenta un impiego sicuro.
• Regolamento Detergenti 648/2004 Impone la biodegradabilità completa di tutti i tensioattivi utilizzati dai detersivi e dai prodotti simili, nonché una limitazione al contenuto di fosforo dei prodotti per bucato e lavastoviglie.
• Regolamento Biocidi 528/2012 Normativa più restrittiva per alcune tipologie di prodotti (disinfettanti, insetticidi, insettorepellenti e rodenticidi).    ...torna

PREVENIRE È SEMPRE MEGLIO
Tra i compiti istituzionali di Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) rientra il supporto alle imprese nel promuovere azioni volte a ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi, favorendone la sostenibilità lungo l’intero ciclo di vita.
Con questa prospettiva,
Conai fornisce strumenti utili a realizzare imballaggi sempre più eco-compatibili, protagonisti di un sistema economico capace di auto-rigenerarsi secondo i principi dell’economia circolare, e dove il “fattore prevenzione” sostiene l’innovazione di prodotto e di processo.

Quando si parla di “prevenzione dell’impatto ambientale del packaging” si affronta infatti un concetto complesso e articolato, che coinvolge tutti gli attori della filiera nel nome della responsabilità condivisa: i produttori di materie prime e di imballaggi, gli utilizzatori degli imballaggi stessi, per arrivare ai consumatori, chiamati a una gestione consapevole dei rifiuti da imballaggio nelle proprie case (step fondamentale per avviare il recupero, lo smaltimento o il riuso dei materiali).

Ridurre al minimo l’impatto significa infatti tenere in considerazione l’intero ciclo di vita del packaging; non basta infatti limitarsi a valutare gli effetti correlati alle fasi di produzione o di utilizzo, ma è necessario includere fattori decisivi come la distribuzione o la gestione della fase post-consumo, senza ovviamente alcun compromesso su norme, prestazioni e funzionalità che il packaging deve assicurare (in primis proteggere ciò che contiene).                                                                                                     ...torna

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