Caffè & Tè (2021)

Focus su mercato e tipologie di confezionamento di caffè e tè, prodotti che afferiscono alla grande area “bevande”.

Barbara Iascone

Se un tempo caffè e tè venivano consumati in prevalenza come bevande calde, oggi, consumati freddi, sono stati entrambi ampiamente sdoganati come prodotti dissetanti e rinfrescanti.

Mercati di riferimento

Il caffè

Il nostro paese risulta essere uno dei maggiori produttori di caffè, riferendoci però alla sola lavorazione del caffè torrefatto, in assenza di piantagioni autoctone. Il processo di torrefazione prevede la tostatura e la macinatura dei chicchi di caffè verde importati, ed è questa attività che contraddistingue l’Italia nel processo produttivo grazie all’abilità nella miscelazione di grani provenienti da aree geografiche differenti. Produzione, export e consumi dipendono dunque dalla lavorazione descritta Nel 2021, ultimi dati disponibili al momento, sono stata circa 900 le aziende impiegate in questo procedimento.

Tabella 1. Bilancio del mercato del caffè in Italia.
  2021   2022  
  mln Euro  t/000 mln Euro  t/000
Produzione di caffè torrefatto  4.571 489 4.800 508
Importazioni totali 1.493 645 2.464 703
Import caffè verde 1.239 620,5 2.190,00 674,5
Import caffè torrefatto 254 24,5 274 28,5
Esportazioni totali 1.775 290 2.249 310
Export caffè verde 58 15 71 14
Export caffè torrefatto 1.717 275 2.178 296
Consumo apparente - 331 - 365
Consumo caffè tostato e macinato - 264,4 - 291,6
Consumo non industriale   235,87   251,33
Consumo domestico   144,36   159,21
Consumo horeca   77,73   85,73
Fonte: III databank processing of Istat data.

Nel 2022 il fatturato del settore analizzato ha raggiunto i 4,8 miliardi di euro, per un totale di circa 508.000 tonnellate di caffè prodotto, con un tasso di crescita sul 2021 del 5% per il fatturato e del 9% per quanto riguarda la produzione espressa in tonnellate.

Per quanto riguarda il commercio estero, nel 2022, sono state importate oltre 674.500 tonnellate di caffè verde, pari a circa 2,2 miliardi di euro. Se consideriamo anche le importazioni minori (coffè torrefatto, caffè solubile e preparati a base di caffè) le tonnellate arrivano a 703.000.

Analizzando le voci ISTAT, il 96% delle importazioni di caffè comprendono il caffè verde importato dai vari paesi produttori, e questo rappresenta il volume disponibile per la trasformazione nel nostro Paese. Oltre la metà delle importazioni di caffè verde proviene da Brasile (la qualità Arabica) e Vietnam (la qualità Robusta).

Il resto delle importazioni riguarda caffè tostato, per lo più̀ solubile e macinato in capsule, proveniente soprattutto dagli stabilimenti svizzeri del gruppo Nestlé-Nespresso. Le esportazioni riguardano in misura maggiore il caffè torrefatto e circa il 38% della produzione italiana è destinata all’export: nel 2022 le tonnellate di caffè torrefatto esportato sono state 296.000, per un valore pari a circa 2,2 mld di euro. Analizzando i numeri riferiti alle esportazioni, i principali paesi di destinazione del nostro prodotto risultano come sempre, Germania Francia e Stati Uniti.

Tabella 2. Bilancio del mercato della bevanda tè (valori espressi in milioni di litri).
  2021 2022
Produzione  577 619
Import - -
Export 39 48
Consumo 538 571
Fonte: III databank processing of Istat data.

Quando però si parla però di consumi di caffè, analizzando i dati in peso, vanno considerati alcuni fattori. In primo luogo il fatto che il caffè tostato e macinato pesa circa il 20% in meno rispetto a quello verde in grani, passando quindi da 365 a 292 t/000. Di queste l’84% è destinato alla preparazione della bevanda, sia consumata in casa che fuori, mentre il restante 16% è destinato a un uso industriale, vale a dire alla preparazione di prodotti tipo gelati, yogurt, bibite, dessert, ecc. Calcoli alla mano le tonnellate di caffè confezionato consumato in Italia nel 2020 risultano essere 244.900.

Il caffè destinato al consumo diretto prevede un’ulteriore segmentazione: il 75% è destinata al consumo domestico (compreso il caffè in cialde presso gli uffici), il restante 25% è coperto dai consumi Ho.Re.Ca. e Vending (distributori automatici non cialde). Negli ultimi anni, con la diffusione dei distributori e macchinette specie dentro gli uffici e luoghi pubblici, il consumo considerato domestico, e quindi differente da quello presso i bar e ristoranti, ha visto notevoli incrementi.

Un’ulteriore suddivisione prende in considerazione le diverse tipologie: in ambito domestico, il caffè macinato arriva al 90%, quello in grani rappresenta il 6,7% e il caffè solubile è al 3,3%.

Tabella 3. Mix del packaging di caffè destinato al consumo diretto. Valori % riferiti alle quantità di prodotto confezionato, anno 2022.
  2022
Poliaccoppiati flessibili 84,30%
Barattoli in acciaio 7,10%
Cialde e capsule 6%
Sacchetto carta 2,20%
Vasetto vetro 0,30%
Astuccio cartoncino 0,10%
Fonte: III databank processing of Istat data.

Il tè

In questa analisi rientrano due tipologie di tè e infusi: da una parte quelli che vengono venduti in bustine o sfusi e che vengono preparati dal consumatore per ottenere bevande sia calde che fredde; dall’altra le bibite piatte pronte, che vengono consumate freddo o a temperatura ambiente.

È necessario sottolineare che in Italia sono presenti pochissime piantagioni di tè, pertanto quando si parla di produzione nazionale ci si riferisce essenzialmente al confezionamento di tè sfuso importato. Per quanto riguarda i numeri del settore, negli ultimi anni abbiamo assistito a trend altalenanti. Dopo un 2020 caratterizzato da volumi decisamente in crescita (+10% sull’anno precedente), il 2021 ha visto un’inversione di tendenza, con volumi in calo del 5,4%, trend confermato anche dal calo dei fatturati, che si erano assestati intorno al -3,8%. I trend negativi sono stati confermati anche nel 2022, dove i volumi sono calati dell’1,9% circa per il te e dell’1,1% per le camomille; si parla in totale di circa 2,65 miliardi di filtri.

In questo ambito il tè conferma il primato nella categoria, con uno share in termini di volume pari al 54%. In Italia il consumo di te non riguarda però solo quello da infusione dato che un’importantissima fetta di mercato si riferisce al consumo della bevanda fredda confezionata, spesso acquistata in sostituzione di altre bibite sia piatte che carbonate o di succhi di frutta.

Il tè freddo rappresenta in Italia la bevanda liscia più bevuta, con un consumo pro capite di oltre nove litri annui, uno tra i valori più alti a livello europeo. L’Italia è stato il primo mercato europeo ad aver assistito al “boom” del tè freddo, che ancora oggi risulta essere la bevanda più consumata, seconda solo alla Coca Cola.

Oltre ai tradizionali gusti fruttati, si sono affermate anche altre varianti: il tè verde (che ha ormai raggiunto ca. il 9% dei volumi totali), il tè freddo deteinato (quest’ultimo veicolato soprattutto sul target ragazzi) e il tè freddo aromatizzato con vari gusti di frutta. Secondo l’elaborazione dei dati dell’Istituto Italiano Imballaggio, nel 2022 i consumi di questa bibita si sono assestati intorno ai 571 milioni di litri, con una crescita del +6%. A sostenere i consumi è stata indubbiamente la produzione, cresciuta del 7%. In base all’analisi del settore non risultano importazioni di questa bibita, mentre continuano a crescere le esportazioni (+23% nel 2022). Tra i marchi principali in questo ambito abbiamo Ferrero con la linea Estathé e l’ultima nata Fustea by Nestlè.

Tabella 4. Mix del packaging della bevanda te. Valori % riferiti alle quantità di prodotto confezionato, anno 2019.
  %
Bottiglie di PET 71%
Bicchierini di PS 16,80%
Lattine ALL 6,50%
Brick 3,00%
Cheerpack 2,40%
Bottiglie di vetro 0,30%
Fonte: III databank processing of Istat data and associations figures

Il confezionamento

Packaging del caffè

Sono circa 28.400 le tonnellate di packaging utilizzate nel 2022 per confezionare il caffè destinato alla preparazione della bevanda. Questo valore comprende sia la parte destinata al settore Ho. Re.Ca (bar e ristorazione) e quella che viene consumata in ambito domestico (compreso le capsule utilizzate sia in casa che in ufficio). Tradotto in valore raggiungiamo all’incirca i 145 mln di euro. Vediamo nel dettaglio la suddivisione del prodotto confezionato analizzata per tipologia di imballaggio.

  • L’84,3% del prodotto è confezionato in sacchetti poliaccoppiati flessibili con capacità che vanno dai 250 g fino ai 3 kg, questi ultimi destinati all’horeca.
  • Il 7,1% è imputabile ai barattoli di acciaio, che presentano le stessa capacità dei contenitori poliaccoppiati.
  • Il 6%, in crescita, è rappresentato dal caffè monoporzione confezionato in capsule di alluminio o in cialde di plastica o carta.
  • Il restante 3%, principalmente il caffè solubile, viene confezionato in prevalenza in sacchetti di carta (2,2%) o in vasetti di vetro (0,3%).
  • Gli astucci in cartoncino concorrono per lo 0,1%.

Nell’ambito del caffè mono porzionato continua il dominio delle capsule rispetto alle cialde, anche se queste ultime stanno andando verso un rilancio, in virtù della loro maggiore sostenibilità. Diversi produttori hanno anche cominciato a produrre capsule compostabili, ovviando in questo modo alle problematiche legate al riciclo del packaging. Aprendo una finestra sul solo settore horeca, troviamo che l’85,5% è rappresentato dagli imballaggi flessibili poliaccoppiati, il 6% dal sacco in carta e l’8,5% dalla latta in acciaio. Tutte confezioni di capacità da oltre 1 kg.

Packaging del tè

Il mix del packaging relativo al tè e agli infusi va distinto, a seconda che si parli del prodotto destinato all’infusione oppure se ad essere analizzato è il settore della bevanda confezionata. Nel primo caso si parla di confezionamento in singole bustine oppure di prodotto sfuso. Le singole bustine sono raccolte in scatole in cartoncino, con una media di 20 bustine da 2 g per ogni scatola, mentre il prodotto sfuso è confezionato in scatole in cartoncino per circa il 75%, in barattoli di acciaio per circa il 25%. Parlando della bevanda confezionata il mix del packaging è decisamente più vario. Il confezionamento in bottiglia di PET risulta essere il più diffuso (71%), con formati che vanno dai 50 cl al litro e mezzo. A seguire troviamo il bicchierino in PS da 20 cl con il 16,8%, e la lattina in alluminio da 33 cl con il 6,5%.

Il brik risulta essere al 3% e il cheerpack al 2,4%; quest’ultimo, in cinque anni, sta pian piano erodendo quote di mercato sia al bicchierino in PS che al brik. Chiude il discorso sul confezionamento del te freddo, la bottiglietta di vetro da 50 cl (0,3%) che, a conferma di quanto già analizzato negli anni passati, prosegue in lieve risalita.

Nel 2022 sono state circa 21.300 le tonnellate di imballaggi utilizzate per confezionare la bevanda te, pari a un valore di circa 170 milioni di euro.

Barbara Iascone Istituto Italiano Imballaggio

Scopri maggiori informazioni sulle aziende citate in quest'articolo e pubblicate sulla Buyers' Guide - PackBook by ItaliaImballaggio
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