Il futuro è un progetto condiviso
Un 2024 importante quello di Marchesini Group, che celebra i suoi primi 50 anni pensando al futuro, alla comunità professionale che ha costruito nel mondo e alla packaging valley di cui è da sempre protagonista.
Maria Costanza Candi
La parola a... Valentina Marchesini
Un anno che si celebra con la campagna “Our Extraordinary Future” a caratterizzare i festeggiamenti e una grande festa aperta alla città con tutti i dipendenti delle sedi nel mondo. Di questo anno speciale parla Valentina Marchesini, direttrice risorse umane, tra intelligenza artificiale, centralità dell’essere umano e innovazione sociale.
«Dell’AI non si deve avere paura - esordisce - poiché è un’innovazione che esiste e va usata al meglio.
Come sempre accade in Marchesini Group con l’innovazione, abbiamo messo in pratica l’intelligenza artificiale guardando al nostro mondo, le macchine automatiche. Una tecnologia che fa riferimento a un patrimonio condiviso di conoscenza a cui attingere, in particolare per le funzioni di machine learning. Un esempio è l’applicazione nella tecnologia farmaceutica dove i cambi formato, ricetta e formulazione rendono spesso complesso il lavoro dei produttori di macchine. Pensiamo ad esempio, al cambio formato di una blisteratrice, dove per la nuova confezione serve un progetto e un software developer che adattino la macchina con un consistente allungamento del time to market e aumento della complessità».
Macchine che educano macchine
Ogni cambiamento sulla linea rappresenta un’operazione complessa; grazie al machine learning e all’intelligenza artificiale, tuttavia, il problema assume contorni completamente diversi in termini di efficienza e ottimizzazione.
«Con l’AI - sottolinea Valentina Marchesini - tutto cambia, poiché la macchina stessa viene educata a riconoscere i formati diversi. In Marchesini abbiamo quindi un robot preposto a sua volta all’educazione dei nostri robot, in modo da adattare il funzionamento alle nuove esigenze della macchina, che non viene più riprogrammata ma apprende da un bacino di competenze condivise.Per mesi infatti il robot è stato istruito a gestire ogni foggia e formato di packaging, farmaceutico e non. In presenza di variazioni, quindi, attingerà alla base di dati per adattare la propria azione alla novità senza richiedere passaggi intermedi e con velocità di esecuzione di gran lunga maggiori. L’obiettivo è quindi la costruzione di un grande contenitore di informazioni su cui l’AI è in grado di compiere associazioni basandosi sulle istruzioni dell’essere umano».
La centralità del fattore umano
Ma che ruolo ha l’essere umano in questo nuovo paradigma? Secondo Valentina Marchesini, è centrale e richiede un’attenta riflessione di genere, tema di cui non si sente parlare spesso in ambiti fortemente tecnici.
«Il ruolo dell’essere umano deve includere la competenza maschile e femminile, perché interviene nell’istruzione della macchina dove anche l’elemento femminile è importante. Stiamo infatti educando sistemi complessi che devono rispondere alle logiche e allo schema di ragionamento sia maschile che femminile: un aspetto fondamentale anche per affermare principi di equità e di etica condivise. Il fattore umano è determinante per il modo in cui decidiamo di educare l’AI, lasciandola in mano ai maschi o equilibrando l’educazione del modello tra uomini e donne. Un concetto che condiziona il modo in cui l’AI pianifica i nostri viaggi, suggerisce il posizionamento di un prodotto al supermercato o come risolvere un problema tecnico.
Diciamo pure che il modo in cui l’AI può essere utilizzata è nelle nostre mani e i rischi sono quindi connessi all’uso malevolo di queste straordinarie innovazioni. Pensiamo a uno dei nostri mercati, il farmaceutico; un settore che può curare, ma se usato in modo errato, può anche uccidere.
Dove si trova il discrimine? Nella corretta prescrizione, gestione e controllo, insomma, nel fattore umano e nelle sue scelte etiche».
Educazione e formazione protagoniste
Scelte consapevoli su questo fronte derivano da una conoscenza approfondita degli strumenti, ecco perché, secondo Marchesini, la formazione è centrale per formare operatori e cittadini in grado di governare la rivoluzione tecnologica portata dall’AI.
«Sono ottimista per definizione e vedo quindi nell’AI i vantaggi portati dall’intelligenza collettiva che è in grade di trarne il meglio. Pensiamo al farmaceutico e alla medicina, dove la potenza di analisi e connessione della conoscenza che l’AI permette, porterà a ridurre drasticamente dei tempi dei trial a parità di sicurezza, individuare soluzioni cliniche a problemi medici complessi, ottimizzare i percorsi di cura. Certo che esistono problemi di etica ma è l’essere umano a definire le priorità, indicando alla macchina cosa sia morale e cosa non lo sia. La dimensione umana è sempre centrale, che si tratti di cybersecurity, dove l’errore e la vulnerabilità hanno sempre origine umana o di questioni etiche come quelle citate in ambito medico, farmaceutico o nei trasporti. La differenza la fanno comunque la competenza e la formazione: esseri umani preparati e formati sanno capire i limiti e le qualità della tecnologia e sono in grado di governarla cogliendo rischi e opportunità».
Aziende che mettono al centro le persone
La visione umanistica non si applica solo al mondo delle macchine ma anche alla gestione aziendale su cui Valentina Marchesini ha una visione etica coerente con le riflessioni sull’AI, calate qui in un contesto di innovazione sociale dove il rapporto tra impresa e bene pubblico assume un equilibrio funzionale alla crescita dei sistemi sociali in cui sono inserite.
«Ci tengo a evidenziare che non è solo Olivetti ad aver percorso questa strada. Tra le grandi famiglie industriali italiane penso prima di tutto a Michele Ferrero, un faro sul concetto dell’umanesimo in ambito industriale. Una figura interessante che non ha mai dimenticato l’attenzione al benessere delle persone, al centro dello sviluppo delle sue aziende. Ma vanno ricordati anche i Crespi D’Adda, altro esempio di come l’impresa possa essere etica collocandosi a metà tra lo Stato e le persone. La tendenza attuale è preoccupante perché alla riduzione del welfare si contrappone un ruolo sempre più centrale delle imprese nel mantenere il tenore di vita delle persone.
Un potere enorme nelle mani delle aziende che non è pienamente compreso dalle istituzioni e dalla società. Oggi si chiede alle aziende l’intervento che solleva i costi delle istituzioni senza prevedere una strategia di ottimizzazione di quel risparmio. Questo significa non riconoscere il ruolo delle aziende nel welfare e sul sostegno al reddito, il calo reale dei servizi e la mancanza di un coordinamento delle azioni. Nella nostra visione, le aziende devono sostenere l’extra, non sostituirsi allo Stato che perde così il suo ruolo di responsabilità rispetto ai cittadini accrescendo di fatto le diseguaglianze tra chi ha un’azienda alle spalle e chi no».
Tutti in Piazza Maggiore
Nell’ottica di un’impresa vicina alle società in cui vive, in settembre Bologna sarà teatro di una grande festa pensata per celebrare nella città e con la città i primi 50 anni di attività di Marchesini Group.
«Vediamo i 50 come un punto di partenza per guardare al futuro, a quello che faremo» conclude Valentina Marchesini. «Ci apriremo alla città di cui facciamo parte, protagonista della packaging valley senza dimenticare tutti i luoghi in cui siamo presenti nel mondo. Non vogliamo quindi incensare il passato ma condurre una riflessione sulla nostra idea di futuro, che qui e altrove è basata sul valore di una community che si estende a tutto il mondo che raggiungerà Bologna per festeggiare con noi. La riflessione che ci ha guidati è pensare al futuro che vogliamo, riflettendo su come forgiarlo per continuare a farne parte.
Coinvolgeremo tutti in una riflessione sulla nostra idea di futuro per spingere le persone alla consapevolezza che ognuno è individualmente parte di un futuro che si costruisce insieme».
La campagna corporate spiega meglio questo concetto di comunità che si arricchisce a vicenda. Le bolle irregolari e “Futura”, il personaggio che guida la campagna, rappresentano questa idea di costruzione condivisa del progetto, come spiega in chiusura Valentina Marchesini:
«L’idea della bolla della comunicazione è basata sull’idea che una bolla è bella ma diventa più bella e grande se si unisce alle altre. I blob racchiudono i pensieri raccolti nel corso dei festeggiamenti, la cui somma li rende sempre più solidi e concreti, giungendo in Piazza Maggiore, come regalo alla città. Una cosa bella da vedere e partecipare ma anche un piccolo esperimento sociale che ci lascerà dei dati sul futuro, ovvero su come le persone vedono, vivono e pensano il futuro. Nel post evento, con l’aiuto di futurologi, ci aspettiamo quindi di produrre una riflessione capace di leggere i nostri dati aggiungendo pensiero umanistico e scientifico a quanto generato dalla collaborazione tra le persone».