| | | | | Nonostante siano bersagliati da mille buoni consigli circa lalimentazione, gli italiani continuano imperterriti sulla propria strada e non si fanno influenzare nelle scelte di consumo. Ignoranti e felici, dunque? L.G. | | | | | | | | Pubblicità, notiziari, trasmissioni colte o di intrattenimento, saggi, riviste e giornali: linformazione è veramente a portata di mano e chi non si informa, in fondo in fondo, avverte un fastidioso senso di colpa. Ma... in fatto di alimentazione sembra che gli italiani non facciano fatica a distogliere lo sguardo e a chiudere le orecchie, perfino davanti ai migliori consiglieri. Anche in un momento di continui (e, sia concesso) sensati allarmismi, il 66% della popolazione non è infatti interessata allinformazione e alleducazione alimentare, in nessuna forma (che si tratti di comunicazioni ufficiali o di semplice passaparola). È il dato più sconcertante che emerge da Le fonti di informazione alimentare secondo gli Italiani, ricerca realizzata da Astra/Demoskopea per conto di Assolatte e Unione Nazionale Consumatori. I risultati sono stati illustrati a marzo dal sociologo Enrico Finzi (presidente di Astra/Demoskopea) nel corso della premiazione del concorso giornalistico Scrivere di alimentazione, organizzato da Assolatte con il patrocinio dei ministeri dellIndustria e Commercio e delle Politiche Agricole, nonché dellIstituto Nazionale di Ricerca per gli alimenti e la Nutrizione. Ignoranza e interesse ai due poli Nella prima metà di gennaio del 2001, dunque, tramite 1.000 interviste personali e domiciliari a un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 14 e i 79 anni, Demoskopea ha rilevato il tasso elevato di disinteresse verso linformazione alimentare: il 66% del campione non chiede mai consigli su come mangiare e bere in modo giusto. Clamorosi casi di ignoranza - Uno sciatto fai da te e unincultura generale coinvolgono due adulti su tre (31,3 su 47,4 milioni di l4-79enni) pressoché senza differenze tra sessi, fasce detà, aree geografiche, classi sociali e ruoli professionali (solo il titolo di studio è un poco più basso della media nazionale). Fiducia ai medici generici - Un secondo tipo, generalmente anziano, ignorante, povero, residente nei comuni più piccoli, femminile, è quello connotato dalla medico-dipendenza, ossia dal ricorso solo ai sanitari quali fonti complete e credibili di informazioni e di consulenza sul terreno alimentare (qui il medico generico batte lo specialista tre a uno...}. QuestItalia marginale raccoglie 8,0 milioni di persone, pari al 17% del campione. Maschi e sportivi attenti - Allestremo opposto incontriamo il tipo maschile, giovane e giovanissimo, di classe media e diplomato o ancora impegnato nelle scuole superiori, moderno e dinamico: si dedica intensamente ad attività sportive - per lo più amatoriali, ma a volte professionali - e si fa consigliare su come bere e mangiare in modo appropriato dal proprio preparatore atletico (unica fonte attendibile), ma che a volte ricorre al dietologo o a qualche periodico specializzato. Il cluster denominato sportività pesa per il 4% (pari a circa 1,8 milioni di individui). Dipendenti dalla GD - Un altro tipo (le percentuali sono bassissime) è caratterizzato da quella che è stata definita catene-dipendenza: si tratta di 1,4 milioni di adulti (3% del totale campione), per lo più donne, 35-54enni, di classe media/alta, che vivono nel nord-est (Emilia-Romagna in primis), nelle Marche, Umbria e Toscana che, non a caso, sono le aree di insediamento storico di una delle grandi catene italiane, la Coop, per tradizione impegnata fortemente sul terreno delleducazione alimentare. Le integraliste - E poi cè un 1% (pari a circa 300mila soggetti) connotato da una sorta di acritica maniacalità, attentissimo al tema dellalimentazione, a cui pone unenfasi farneticante; questo tipo fa confusamente incetta di ogni tipo di informazione e suggerimento (da qualunque parte provenga) ritenendola interessante e credibile, senza distinzione alcuna; è concentrato in modo ossessivo e paranoico sul cibo e sulle norme alimentari in un confuso mix di stimoli contraddittori e cangianti. E qui dominano le donne, le fasce detà tardo/adulte, il sud ma al di fuori di qualunque marginalità sociale, dato che urbanizzazione, scolarizzazione, benessere, forza della personalità si collocano su livelli elevati. Gli informati - Il 10% (pari a 4,6 milioni di 14-79enni) è invece caratterizzato da una nuova forma di consumerismo non anti-industriale, che coinvolge anzitutto 25-44enni di classe e con titoli di studio medi, che fanno riferimento esclusivamente alle organizzazioni che si occupano di difesa dei consumatori, considerate fonti serie, credibili e complete di notizie e consigli su una sana alimentazione. Costoro, diversamente dal passato anche recente, non guardano più con sospetto allindustria e in particolare alle marche (ma non alla pubblicità), che anzi reputano spesso garanzia di sicurezza e qualità oltre che fonti esse stesse di informazioni corrette ed utili. Obiettivo ricreare cultura Tirando quindi le somme, in fatto di informazione alimentare, due sono le fonti principali in termini di utilizzo e di affidabilità percepita: i medici (nutrizionisti, dietologi, ma anche i generici) e taluni personaggi e trasmissioni televisive (come nel caso di Elisir condotto da Mirabella). Familiari e amici, anche se consultati di frequente, vengono considerati poco affidabili. Altre fonti hanno un impatto medio, come taluni periodici specializzati, supplementi di quotidiani, le organizzazioni consumeriste, le migliori marche e - per un target specifico - gli allenatori e i preparatori atletici. In fondo alla classifica troviamo - cari solo a minoranze non vaste - le imprese non di marca, le catene della moderna distribuzione, la radio, la pubblicità, il governo e/o taluni ministeri (la credibilità delloperatore pubblico rimane, come in altre indagini demoscopiche, assai bassa). Il quadro, secondo listituto, appare tuttavia in movimento, ma il dato - chiave (ovvero la famosa ignoranza dichiarata di due adulti su tre) emerso dalla ricerca Astra/Demoskopea fa riflettere su come sia ancora lungo il percorso che porterà il nostro Paese a un livello accettabile di cultura alimentare di massa. | | The Italians and food Despite being assailed by good advice from all sides concerning their eating habits, Italians tend to carry on regardless, not allowing themselves to be influenced in the choice of consumption. Happy and ignorant you might say? Adverts, news items, haute couteur broadcasting and entertainment, studies, magazines and newspapers: information is all around, and when it comes down to it those who dont keep up with whats going on in the world might be made to feel a bit guilty about it. But... in terms of their eating habits it would appear that the Italians dont find it hard to turn a deaf ear or a blind eye, even in the face of the best councillors. Thus, this too in a period where it would appear good sense to take heed of the ongoing food alarm, 66% of the population is seen to be disinterested in any form of food information and indicators that might lead to improved eating habits (be these communicated officially or on the grapevine). This is the most disconcerting piece of news that emerges from the sources of food information according to Italians, a study made by Astra/Demoskopea for Assolatte and the Italian National Consumers Union. The results were illustrated in March by the sociologist Enrico Finzi (president of Astra/Demoskopea) during the award ceremony of the culinary journalism competition Writing about eating habits, organized by Assolatte under the sponsorship of the Ministries for Industry and Commerce and Agriculture, as well as that of the National Food and Nutritional Institute. Ignorance and interest at both extremes In the first half of January 2001, by way of 1,000 personal doorstep interviews made to a sample group representing the Italian population between 14 and 79 years of age, Demoskopea noted a high rate of disinterest as regards information on eating habits: Sixty-six percent of the sample never asks advice on correct eating and drinking habits. A striking case of ignorance - Two adults out of three are seen to act under crude DIY principles and a general lack of information (31.3 out of 47.4 million of 14 to 79 year-olds) without any real differences between the sexes, age-group, geographical area, social class and professional roles (though qualifications are a little below the national average in this grouping). Trust in the GP - The study identified a second type, generally old, ignorant and poor, resident in the smaller municipalities, female, that can be defined as doctor dependent, or that is resorting to medical personnel as a complete and credible source of information on diet and eating-habit related questions (here the GP beats the specialist three to one...). This marginal Italy accounts for 8.0 million persons, standing at 17% of the sample group. Males and sports enthusiasts beware - At the extreme opposite end we have the other type, male, young or very young, middle class, with a diploma or still studying in professional schools, modern and dynamic: intensely involved in sporting activity - mostly amateur but also professional at times - and seeking advice as to how to eat and drink in an appropriate manner from their trainers and coaches (considered the only reliable source), though at times resorting to the dietician or some specialist magazine. This sporting cluster accounts for 4% (around 1.8 million) of the sample group Dependent on broadscale distribution - Another type (a very low percentage) is made up of what has been defined as chain-dependants: some 1.4 million adults (3% of the total sample), for the most women, in the 35-54 age bracket, middle to high-class, that live in the northeast of Italy (Emilia Romagna first and foremost), in the Marches, Umbria and Tuscany, this not by chance being the historical area of one of the great Italian food chains, the Coop, organization with a longstanding tradition of creating awareness as to correct eating habits. Wholemeal addicts - And then there is a 1% (some 300 thousand subjects) featuring a sort of acrytical mania, highly tuned in to the subject of food diet, something they tend to rant and rave about; this type haphazardly resorts to all types of information and suggestions (never mind the source) regarding everything as interesting and credible without distinction. And here women in the late/adult age bracket, living the south prevail, this beyond any social margins, given that urbanisation, schooling, affluence and well-being, a strong personality are all key features. The well-informed - Ten percent (standing at 4.6 million of 14-79 year olds) are in turn grouped together under a new form of consumerism that is no longer anti-industrial, that aboveall involves the 25-44 year olds, middle class with a middle-of-the-road education, that exclusively turn to organizations involved in consumer protection, considering them as serious, credible sources in offering complete information on healthy eating habits. The same, turning their backs on even the most recent past, no longer look upon the food industry and particularly on brands with suspicion (but the same cannot be said for advertising), but rather at times often repute them to be a guarantee of safety and quality as well as a source of correct and useful information. Objective: recreating a culture Hence reviewing things the Italian public appears to resort to two main sources in terms of use and perceived reliability to glean information on good eating habits: doctors (nutritionalists, dieticians, but also GPs) and certain TV personalities and shows (such as the Italian TV show Elisir presented by Prof. M. Mirabella). Members of the family and friends, even though consulted a lot, are considered unreliable. Other sources have a somewhat general impact, like some specialist magazines, newspaper supplements, consumer organizations, the best brands and - for a specific target - sports trainers and athletics coaches. At the bottom of the list we find - dear only to a small minority - non leading brands, the modern distribution chain, the radio, advertising, the government and/or some ministries (the credibility of public operators is as in other demoscopic surveys - fairly low). While all the same the Institute considers things to be on the move, the key feature (or that is the astounding ignorance declared by two out of three adults) that emerges from the Astra/Demoskopea study shows that it will be some time yet time before a mass awareness of correct eating habits reaches acceptable levels in Italy. | | | | | I committenti della ricerca Assolatte (Associazione italiana Lattiero Casearia) - Fondata nel 1945, è una libera associazione industriale aderente a Confindustria, Federalimentare, EDA e FIL/IDF, con sedi a Milano, Roma e Bruxelles. Tutela gli interessi economici e sindacali delle aziende del settore lattiero-caserio che, con 25mila miliardi di fatturato e 35mila dipendenti, è il primo comparto alimentare italiano. Nel 1997 ha istituito un Centro Studi & Ricerche i cui membri, individuati in base a criteri di autorevolezza, competenza e imparzialità, hanno il compito di svolgere attività di studio e divulgazione, con lobiettivo finale della tutela della salute del consumatore. Unione Nazionale Consumatori - Costituita il 25 novembre 1955, ha sede centrale a Roma e oltre 60 sedi locali. Promuove e sostiene provvedimenti legislativi a tutela di consumatori e utenti, vigila sullapplicazione delle norme vigenti, assicura consulenza e assistenza anche legale ai consumatori nelle controversie con produttori commercianti e fornitori di servizi. Rientra nelle sue competenze la cura e la divulgazione di informazioni sui problemi del consumo (attività che viene espletata con lorganizzazione di convegni, la redazione di manuali o riviste, la gestione di campagne informative mirate...). Rappresenta infine gli interessi dei consumatori in numerosi organismi europei e nazionali. | | The organizations that commissioned the study Assolatte (Italian Dairy Association) - founded in 1945, is a free industrial association that is part of Confindustria, Federalimentare, EDA and FIL/IDF, with offices in Milan, Rome and Brussels. It looks after the economic and union interests of the companies in the dairy sector that, with a turnover of 25 thousand billion and 35 thousand employees, is the first Italian food segment. In 1997 Assolatte set up its Study and Research Centre the members of which, picked for their authoritiveness, knowhow and impartiality, have the task of carrying out study and divulgation activities, with the final objective of protecting consumer health. National Union of Consumers - Set up on the 25th of November 1955, has its central offices in Rome and over 60 local offices. The Union promotes and supports legislative procedures protecting the consumer and the user, oversees the application of the reigning standards and ensures consumer consultancy and assistance in disputes with producers, traders and service suppliers. Its tasks include the drawing up and divulgation of information on problems regarding consumption (task it carries out by organizing conventions, compiling manuals and magazines and by running targeted information campaigns...). The Union also represents consumer interests in numerous European and national organisms. | | | | | | | | | | | | | | | | |