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A settembre ho fatto un breve riferimento alla ricerca “Durabilità e scadenza nella comunicazione di prodotto”, realizzata da un gruppo di lavoro del dipartimento INDACO del Politecnico di Milano (responsabile scientifico Valeria Bucchetti con Erik Ciravegna) e promossa da ItaliaImballaggio.
Ebbene il lavoro di analisi dei parametri connessi alla fruizione delle informazioni presenti sulla confezione (visibilità, leggibilità, comprensibilità), nonché di verifica dei criteri di organizzazione topologica degli elementi, ha riservato non poche sorprese.
Lo studio è stato svolto sul campo, presso un punto vendita della grande distribuzione, su un campione di prodotti definito considerando sia la variabilità del periodo di conservazione (prodotti freschi, a media e a lunga durabilità), sia la quantità e l’eterogeneità delle referenze presenti sugli scaffali.
Sono state prese in considerazione circa 350 referenze e, a lavoro concluso, sono state redatte 285 schede di rilevazione, corredate da relativa documentazione fotografica: dei prodotti sono stati indagati gli elementi grafici, le proprietà percettive della confezione, la gestualità del consumatore e le modalità con cui quest’ultimo si relaziona - durante l’atto di acquisto - con i prodotti.
Dalle valutazioni effettuate sui prodotti schedati, secondo i ricercatori del Politecnico, emerge un quadro complessivo che non può essere considerato del tutto positivo nella prospettiva di un’attenzione nei confronti del consumatore. Solo 63 casi su 285, infatti, sono stati valutati pienamente soddisfacenti.
La distribuzione dei prodotti per giudizio
è la seguente:
• 3 casi sono stati valutati ottimi;
• 60 casi sono stati valutati buoni;
• 113 casi sono stati valutati sufficienti;
• 103 casi sono stati valutati insufficienti;
• 6 casi sono stati valutati inaccettabili.
In estrema sintesi, si può inoltre affermare che i risultati non discriminano tra multinazionali, piccole e medie realtà nazionali e marchio della distribuzione; in più, lo stesso brand ottiene valutazioni significativamente difformi a seconda del prodotto esaminato.
Tutto questo per dire che molto si è fatto per dare elementi di valutazione corretti al consumatore, ma che esistono ampi spazi di miglioramento da non sottovalutare, perché, in fondo, la data di scadenza è la “dichiarazione di esistenza” del prodotto stesso.
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Best before dates: one can (and one ought to) do better
In September I briefly referred to the study ”Durability and best before information in product communication”, carried out by a workgroup of the INDACO section of the Milan Polytechnic (scientific head Valeria Bucchetti along with Erik Ciravegna) and promoted by ItaliaImballaggio.
And indeed the analysis of the parameters related to the interpretation of the information on the pack (visibility, legibility, comprehensibility), as well as a check on the information design (organization and layout), reserved not a few surprises.
The study was carried out in the field, at the salespoints of broadscale distribution, taking a sample of products defined considering both the variability of the period of preservation (fresh products, medium to long-life products), as well as the heterogeneous nature of the references present on the shelves. Around 350 references were taken into consideration and, once the work was over, 285 report cards were drawn up, comprising related photographic information: regarding the products their graphics were examined along with the perceptive properties of the pack, the gestuality of the consumer and the way the latter - during the act of purchase - relates to the product.
Taking a look at the ratings made of the products registered on report cards, according to the Polytechnic research workers, overall a somewhat negative picture emerges in terms of attention towards the consumer. In fact out of the 285 cases, only 63 were rated as fully satisfactory.
The breakdown of the judgement of the products is the following:
• 3 cases were rated as excellent;
• 60 cases were rated as good;
• 113 cases were rated as sufficient;
• 103 cases were rated as insufficient;
• 6 cases were rated as unacceptable
Summing things up grossly, it should also be stated that the results do not discriminate against multinationals, small- and medium-scale national concerns and own brands; What is more, the selfsame brand is rated significantly differently according to the product examined.
All this to say that much has been done to give the consumer correct modes of evaluating the product, but that non negligible room for improvement exists, because basically the best before date is the “declaration of existence” of the very product.
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