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SCENARI SECONDO GIFASP Solide e guidate da imprenditori che antepongono gli investimenti strategici al godimento degli utili, le aziende del comparto astucci e scatole pieghevoli in Italia devono guardare con lucido realismo alle opportunità dei nuovi mercati mondiali, Cina in primis. Suggerimenti utili per non temere il Dragone. A.S.
Lo scorso 17 marzo si è svolta a Milano lAssemblea dei soci Gifasp, il Gruppo Italiano Fabbricanti Astucci e Scatole Pieghevoli costituito in seno ad Assografici.
Nella sezione dei lavori aperta anche ai non associati, il Presidente dellassociazione Giuseppe Meana ha moderato un ricco dibattito su questioni di sicura attualità: la lettura critica dei bilanci di alcune aziende operanti nel settore, il confronto fra codice a barre e i tag RFID, infine una riflessione sul mercato cinese.
Allincontro milanese, organizzato presso le Cartiere Vannucci, hanno inoltre partecipato alcuni rappresentanti della Fondazione Italia-Cina, punto di riferimento per tutti quegli operatori italiani che necessitano di un partner affidabile nel valutare un investimento oltre la Grande Muraglia.
Alle applicazioni dei tag in radiofrequenza abbiamo già dedicato un ampio articolo, pubblicato sul fascicolo di aprile della nostra rivista, nella sezione Technomemo. Adesso, invece, è il momento di entrare nello specifico degli altri interventi, caratterizzati - peraltro - da una sorprendente complementarietà: se il primo ha sviluppato unattenta analisi micro-economica della realtà domestica, il secondo ha preso in esame dati macro-economici, e spinge il nostro sguardo verso scenari assai lontani.
Investimenti e sacrifici
Gianluca Cinti e Federico Visconti, Impresa Sviluppo, hanno presentato i dati dellOsservatorio Economico del Settore Cartotecnico 2005 (riferito ai bilanci aziendali del 2003), uno studio che fotografa sin dal 1995 landamento delle imprese italiane del comparto.
Nel corso delle varie edizioni, nonostante linserimento di nuovi operatori, il campione oggetto delle analisi si è progressivamente ridotto a causa di cessata attività o, più spesso, di fusioni e acquisizioni: siamo così passati dalle 68 aziende del 1999 alle 55 di oggi, che esprimono un fatturato complessivo di 736 milioni di Euro.
In estrema sintesi, se si confrontano i bilanci 2003 con quelli del 2002, emergono i seguenti dati: in media crescono i ricavi netti (+2,8%) e il valore aggiunto (+1,7%), mentre calano il reddito operativo di gestione caratteristica (-15,1%), il reddito di competenza (-22%) e, in modo vistoso, il risultato desercizio (-92,3%).
Ancora più interessante il CAGR, ossia il tasso di crescita medio negli anni 1995-2003, che ci consente di disegnare con maggior chiarezza le tendenze di fondo: aumentano i ricavi netti (+4,6%) e il valore aggiunto (+4,1%), ma anche il reddito operativo di gestione caratteristica (+1,2%) e il e reddito di competenza (+2,2%); si conferma invece il brutto andamento del risultato desercizio (-26,7%).
Sul fronte dellutile netto, inoltre, le aziende con un saldo negativo passano da 10 (2002) a 15 (2003), mentre lo stato patrimoniale complessivo, al contrario, sembra essere più solido: cresce infatti il capitale circolante netto, e il ricorso ai mezzi propri supera di gran lunga limpiego di mezzi di terzi (indebitamento).
Gli imprenditori, insomma, continuano a credere nelle loro società e non risparmiano sugli investimenti strutturali in macchine e tecnologie, anche a costo di rinunciare agli utili.
Per quanto riguarda, più in generale, il settore degli astucci e delle scatole pieghevoli in Italia, i dati resi noti da Gifasp descrivono una situazione di fatto invariata rispetto allanno precedente, mentre Assocarta lamenta un calo dell1% nella produzione di cartoncini; la stessa Assocarta afferma poi che il consumo apparente di cartoncino per astucci, in Italia, è diminuito addirittura del 6%.
Migliori, invece, le notizie provenienti da Argi e relative al 2004: si sarebbe registrato un sostanziale recupero dei volumi di vendita delle macchine per la cartotecnica, in particolare le macchine da stampa roto commerciali e per il dopo-stampa, nonché dei consumabili.
Guardare lontano
La domanda, inutile eluderla, è se un quadro industriale così articolato e ricco di contraddizioni come quello italiano (per di più in un momento di difficoltà congiunturale) sia oggi in grado di affrontare i grandi cambiamenti globali; e quando si evocano i concorrenti dei mercati emergenti o si discute della competitività del nostro sistema-Paese, le preoccupazioni tendono ad assumere nome e collocazione geografica ben precisi: Cina. Come ha puntualizzato Fabrizio Perretti (docente di Strategie di Internazionalizzazione presso lUniversità Commerciale Luigi Bocconi, Milano), della Cina sappiamo già tutto quello che può spaventarci: lanno scorso il PIL è cresciuto del 9%, lexport del 33,4% e la produzione industriale del 16,5%; le riserve di valuta straniera superano i 222 miliardi USD; è entrata nel WTO; produce il 70% di tutti i gadget, giocattoli, arredamento ed elettrodomestici del mondo; il costo della manodopera è pari a un quarantesimo di quello USA; la qualità dei manufatti sta aumentando progressivamente, proprio come accadde in quel Giappone snobbato sino alla fine degli anni 70 e oggi invece allavanguardia.
Certo la Cina è anche un mercato appetibile, con una classe media che conta circa 250 milioni di persone, 50 milioni di utenti Internet e quasi 250 milioni di telefonini (numero che ogni mese aumenta di un milione).
Realtà inconfutabili, che andrebbero però inserite in un contesto geopolitico ed economico ben più complesso.
Si tratta pur sempre di un Paese con grandi disparità fra aree geografiche e classi sociali, con un sistema di imprese statali talvolta in crisi e istituti di credito in crescente difficoltà (i bad loans delle banche sono pari al 37% del PIL).
Senza dimenticare altre incognite, relative a una previdenza che ha bisogno di riforme, oppure la contraffazione e linquinamento, due problemi che non si potranno eludere ancora per molto; inoltre, il sistema distributivo è molto frammentato, mentre la corruzione diffusa e il divieto di operare in alcuni settori strategici (come TLC, finanza, assicurazioni
) costituiscono un freno agli investimenti.
Passando quindi dal generale al particolare, Perretti ha presentato il caso concreto della casa editrice RCS Rizzoli, le cui proposte editoriali mirate al mercato cinese non hanno avuto il successo sperato (inducendo leditore a fare un passo indietro): se anche i grandi gruppi come Rizzoli non possono essere al riparo da sorprese amare, ammonisce il docente, a maggior ragione le PMI devono pianificare il loro ingresso in Cina con estrema cautela, senza tuttavia lasciarsi sfuggire le occasioni migliori per eccesso di prudenza.
Il confronto con la Germania, al momento, è poco confortante.
A fronte di 813 imprese italiane presenti in Cina (ma attenzione: il 58% di loro ha solo un ufficio di rappresentanza), quelle tedesche sono addirittura 2.678 (36% uffici di rappresentanza, per il resto presenza diretta), con una diffusione capillare in tutte le diverse regioni strategiche.
Ben vengano, dunque, iniziative di sistema capaci di dare un supporto industriale, finanziario e logistico ai nostri grandi e piccoli imprenditori: la volontà di investire e competere, come abbiamo visto anche nel primo intervento, sicuramente non manca.
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Meetings Confront to compete
SCENARIOS ACCORDING TO GIFASP Strong and led by entrepreneurs that put strategic investments before enjoyment of profits, the companies of the folding boxes and cases division in Italy have to look, with lucid realism, to opportunities of new world markets, China in primis. Here are useful suggestions how not to fear the Dragon. A.S.
On the 17th March, in Milan, was the Assembly of the Gifasp associates (The Italian association of folding boxes and cases producers, part of Assografici). In the work sector open also to non-associates, the chairman of the association Giuseppe Meana led a hardy debate covering current questions: critical appraisal of the balances of some concerns working in the sector, the comparison of barcodes and RFID tags, and lastly a reflection upon the Chinese market. At the Milanese assembly, which took place in the Vannucci paper factory, some representatives took part from the Italian-Chinese Foundation, benchmark of all those Italian operators that need a reliable partner to evaluate an investment beyond the Great Wall.
We have already dedicated a long article to tag applications in radiofrequency in the 4/2005 edition of our magazine, in the Technomemo section. Now, however, is the time to get to the nitty-gritty of other interventions, characterized, above all, by a surprising complementarity; while the first article formulated a keen micro-economic analysis of Italys domestic reality, the second article will examine the macro-economic data, and will motivate Italy to look to distant scenarios.
Investments
and sacrifices
Gianluca Cinti and Federico Visconti, of Impresa Sviluppo, have presented data from the Economic Observatory of the Paper Converting Sector 2005 (referring to business balances of 2003), a study that has recorded the trend of Italian businesses in the segment since 1995. Over the various editions, in spite of the input of new operators, the sample that is being analysed has progressively diminished due to reduced activity or, more frequently, by fusions and acquisitions: hence the number of businesses has decreased from 68 in 1999 to 55 today, expressing a total turnover of 736 million euros.
In a nutshell, if the balances of 2003 are compared with those of 2002, the following data emerges: on average, the net pay-offs have increased (+2.8%) and so has added value (+1.7%), while, in decline, are characteristic management gross working profits (-15.1%), accrued revenue (-22%) and, notably, exercise outcome (-92.3%). Of greater interest is the CAGR, the average growth rate between 1995 and 2003, which allows us to pinpoint with greater clarity the ultimate tendencies: the net pay-offs have increased (+4.6%) and so has added value (+4.1%), but also characteristic management gross working profits (+1.2%) and accrued revenue (+2.2%); however the poor trend of exercise outcome is confirmed (-26.7%). On the topic of net profits, too, the number of businesses with a negative balance have increased from 10 (2002) to 15 (2003), while the general financial state, on the other hand, seems to be more stable: net circulating capital is increasing, and the recourse to personal means is far greater than the use of third party means (falling into debt).
The entrepreneurs, in any case, continue to believe in their companies and do not spare on structural investments in machines and technologies, even at the cost of renouncing profits.
More generally, as regards the folding boxes and cases sector in Italy, the data revealed by Gifasp portrays a situation that is in fact unchanged compared to the previous year, while Assocarta complains of a drop of 1% in the production of cardboard; Assocarta itself then affirms that the apparent intake of cardboard for boxes, in Italy, has, rather, decreased, by 6%. Argi, instead, gives us better news relating to 2004: a substantial recovery has supposedly been recorded of the volumes of sales of paper & cardboard converting machinery, particularly commercial rotary printing machines and postprinting machines, as well as consumable.
Looking afar
The question to be asked, and which is pointless to be ignored, is if an industrial frame as articulated and rich in contradictions as Italys (particularly in a moment of difficulties pertaining to the economic situation) is nowadays able to face the great global changes; and when the competitors of emerging markets are evoked or the competitivity of Italys country-system is discussed, the preoccupations tend to form a precise name and geographical collocation: China.
As Fabrizio Perretti has pointed out (a lecturer in Internationalisation Strategies at Bocconi University, Milan), Italy already knows everything about China that can overawe: last year Chinas GDP increased by 9%, its export by 33.4% and industrial production by 16.5%: the reserves of foreign currency exceeded 222 billion US dollars; it joined the WTO; it produces 70% of all the gadgets, toys, furniture and electrical appliances in the world; the expenditure on workforce is equal to a fortieth of that in the USA; the quality of the manufactured goods has progressively increased, exactly as had happened in Japan, snubbed until the end of the 1970s and nowadays instead avant-garde. Certainly, China is also an attractive market, with a middle-class of around 250 million people, 50 million Internet users and nearly 250 million mobile phones (a statistic that increases by a million every month). These are irrefutable realities that should however be viewed within a geopolitical and economic context, one that is infinitely more complex.
It nonetheless involves a country with great disparities between its geographical areas and social classes, with a system of government companies that are sometimes in crisis and credit institutions in increasing difficulties (bad bank loans are equivalent to 37% of the GDP).
Not to forget are other problems, relative to a welfare in need of reform, or counterfeit and pollution, two problems that cannot be ignored for much longer; also, the distribution services are highly fragmented, while widespread corruption and the prohibition on operation within certain strategic sectors (like TLC, finance, insurance
) put a brake on investments. Hence, shifting from the general to the specific, Peretti has put forward a concrete case, that of the publishing house RCS Rizzoli, whose editorial proposals aimed at the Chinese market did not have the success they had hoped for (causing the editor to take a step backwards): if even large companies like Rizzoli cannot be sheltered from bitter surprises, the lecturer warns, the SMFs have all better reason to plan their entry into China with extreme caution, without however being so excessively prudent as to let the best occasions pass them by.
Comparison with Germany, currently, is not very comforting.
Up ahead of the 813 Italian companies in China (but note: 58% of them only have one representative office), Germany has, indeed, 2,678 (36% has a representative office and the rest has direct presence), with a capillary diffusion in all of the various strategic areas.
All the more welcome, therefore, are system enterprises able to give industrial, financial and logistic support to our large and small entrepreneurs: the willingness to invest and compete, as we also saw in the first operation, is certainly not lacking.
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Gifasp, obiettivo Cina
Pechino, Shanghai, Hong Kong: un tour in tre tappe, dal 12 al 22 maggio, per la delegazione Gifasp guidata dal presidente Meana (foto) e composta da dieci operatori in rappresentanza di sette aziende italiane.
Nel corso del viaggio in Cina i nostri imprenditori hanno avuto lopportunità di visitare quattro aziende cartotecniche e una cartiera che lavora il cartone riciclato, incontrare i responsabili dellassociazione locale che riunisce le imprese del comparto (lanaloga del Gifasp) e partecipare infine allesposizione China Print 2005.
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Gifasp, objective China
Beijing, Shanghai, Hong Kong: a tour in three stages, from 12th to 22nd May, for the Gifasp delegation guided by President Meana (photo) and made up of ten operators representing seven Italian companies.
During their trip to China our entrepreneurs had the opportunity of visiting four paper converting companies and a papermill that works recycled paper, encountering the heads of the local association representing the companies of the segment (Gifasps opposite number) and lastly take part in the China Print 2005 show.
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