Plastica riciclata, progetti di circolarità e sostenibilità nel presente Europeo di Nestlé
Un incontro dedicato alla stampa ha fatto il punto sulle strategie del Gruppo con interessanti numeri sulle attività nel Belpaese.
A cura di M. Costanza Candi
In Italia Nestlé ha raggiunto un importante traguardo: il 97% del packaging prodotto nel nostro paese e utilizzato dal Gruppo è oggi riciclabile. La multinazionale lavora inoltre su una serie di iniziative pensate, tra l’altro, per costruire un sistema uniforme di riciclaggio.
Si pensi al progetto digitale “Dove lo Butto?” (ItaliaImballaggio n. 7/8 2021) e promosso proprio dalla multinazionale per guidare i consumatori dei prodotti Nestlé verso il corretto conferimento degli imballaggi, che cambia spesso da comune a comune.
A livello europeo, dove le percentuali di riciclo sono mediamente inferiori a quelle italiane, il Gruppo Nestlé mantiene dati in linea, con un significativo 85% di riciclabilità per i packaging in plastica e la riduzione del 14% di plastica vergine per i propri imballaggi. Dati che mostrano il ruolo giocato dai grandi player, che possono fare la differenza nella spinta verso la diffusione di soluzioni green e di ecodesign che trovino il giusto equilibrio e il giusto materiale per rispondere alle esigenze di confezionamento, shelf life, sicurezza alimentare e sostenibilità.
Un approccio che in Italia, per Nestlé, ha portato a traguardi particolarmente significativi: il 97% dei packaging prodotti nel nostro Paese è infatti riciclabile con dati che variano da materiale a materiale. Cartone ondulato e vetro, ad esempio sono riciclabili al 100%, seguiti dalla carta al 98%, plastica rigida al 96% per chiudere con alluminio, al 92% e plastica flessibile al 77%.
Progetti sostenibili che coinvolgono la filiera
Negli ultimi anni, in Italia il Gruppo sta intensificando gli investimenti per la creazione di iniziative di economia circolare e di sistemi per il riciclo, come per esempio, nel caso dell’iniziativa rivolta alla raccolta delle capsule esauste di caffè denominata “Alleanza per il riciclo delle capsule in alluminio”. Fondata nel 2021 da Nespresso in partnership con Illycaffè, vede un ulteriore rinforzo con l’ingresso nel progetto di Starbucks by Nespresso dal febbraio 2023.
I consumatori possono così consegnare le capsule esauste in alluminio Starbucks by Nespresso, Nespresso e illy, nelle oltre 65 Boutique Nespresso, nei 10 illy Store e in più di 75 isole ecologiche convenzionate, per un totale di oltre 150 punti di raccolta sul territorio nazionale. Un progetto che, dagli esordi nel 2021 ad oggi, ha permesso di recuperare oltre 3000 tonnellate di capsule, favorendo il riciclo dell’alluminio e accrescendo il ciclo di vita della capsula stessa. Novità anche sull’ecodesign, con Starbucks by Nespresso che ha immesso sul mercato delle nuove capsule realizzate con l’80% di alluminio riciclato e composte da un foglio di alluminio più sottile, riducendo del 9,2% la presenza di alluminio nel packaging.
Circolarità, dal packaging al prodotto alimentare
Sempre rivolta al mercato del caffè, l’iniziativa di economia circolare “Da Chicco a Chicco” di Nespresso destina l’alluminio che compone le capsule alle fonderie, per avviare il processo di riciclo che lo trasformerà in nuovi oggetti.
Il caffè residuo, viene inoltre conferito a un impianto di compostaggio per la sua trasformazione e successivamente utilizzato in una risaia italiana da cui Nespresso riacquista il prodotto per donarlo al Banco Alimentare di Lombardia, Lazio e Piemonte. Ancora caffè, ma con lo sguardo rivolto a un prodotto altamente consumabile come la cialda, per il progetto che mira a creare un’infrastruttura di raccolta, smistamento e riciclo delle cialde in plastica, attivato nel 2021 con Illy e Regione Friuli Venezia Giulia con il coinvolgimento di multi utility locali che, grazie a “Recap”, hanno raccolto 16 tonnellate di capsule plastica, effettuando test di separabilità con l’obiettivo di realizzare un impianto di separazione e riciclo su scala industriale per questo tipo di rifiuto.
Ecodesign spinto dalla policy aziendale
Non mancano infine, i progetti di ecodesign attivati in Italia dai brand di Nestlé per accelerare la roadmap di sostenibilità del packaging del Gruppo. Nel 2021, ad esempio, Levissima ha lanciato nel nostro Paese la prima bottiglia prodotta con il 100% di R-PET per la referenza da 1 litro e da 75 cl naturali. I brand Nidina e NAN hanno adottato coperchi e misurini in plastica prodotti per almeno il 66% da fonti rinnovabili vegetali (canna da zucchero), continuando a garantire la sicurezza e la qualità alimentare del prodotto. Dal 2021, Smarties ha annunciato il passaggio agli imballaggi in carta riciclabile per le sue principali referenze in tutto il mondo, coinvolgendo oltre il 90% della gamma.
L’importanza del confronto tra industria e istituzioni
Chiudiamo questa carrellata di progetti con le interessanti riflessioni di Katja Seidenschnur, Sustainability Director Europe di Nestlé che ha evidenziato come a livello europeo e globale Nestlé abbia un codificato sistema di analisi LCA che guida tutte le scelte del Gruppo. Uno strumento che permette di definire in maniera puntuale la carbon footprint a cui si aggiungono dei tool interni validati da terze parti, che permettono di misurare, ad esempio, il grado di emissioni di gas serra.
Importante sottolineare come il Gruppo guardi con interesse alle recenti decisioni della Commissione in materia di packaging auspicando che, pur nel costante confronto con il mercato, il legislatore entri con sempre maggiore forza nelle decisioni legate alla sostenibilità, per definire politiche e strategie uniformi a livello europeo.
Che si parli di emissioni, eco design, riciclo e riuso, è necessario infatti un confronto costante tra legislatori e industria; esempio emblematico è la gestione della filiera del riciclo italiana che, pur con grande efficacia, presenta ancora una disorganicità territoriale che riduce il potenziale di recupero e riciclo. Ed è proprio su questo che i progetti del Gruppo Nestlè vanno a inserirsi, costruendo un percorso condiviso lungo l’intera filiera, dalla produzione allo scaffale, dove infrastruttura e armonizzazione della normativa possono fare la differenza.