Il riciclo ha bisogno di energia meno cara

Nel processo di riciclo della plastica, per passare dal rifiuto alla materia prima seconda l’energia elettrica rappresenta ormai il 35% dei costi di lavorazione. In particolare, nell'ultimo anno l’incidenza di questa voce di spesa è aumentata del 20%, passando dai circa 12 centesimi/kWh del 2011 ai 15 del 2012 e arrivando, in alcune aziende, a superare il costo del lavoro.

Lo documenta una nota del Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia (Carpi), che sottolinea anche come la liberalizzazione del mercato dell'energia abbia inciso in misura modesta sulla bolletta. Inoltre, a fronte del tendenziale calo delle tariffe previsto per il 2013 per via del surplus di offerta (le imprese riducono la produzione, Ndr), il kWh viene “tassato” in misura proporzionalmente maggiore.
Obiettivo dichiarato, “finanziare il sostegno alla green economy”: una motivazione che suona poco convincente ad imprese che hanno come mission, e come pratica concreta, proprio la sostenibilità ambientale. Un dato per tutti: rispetto alla produzione di polimero vergine, il riciclo del polietilene comporta un risparmio di 1,3 t di CO2 per t di granulo rigenerato prodotta.

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