Considerazioni sugli imballaggi di vetro
NUMERI E TENDENZE Nel corso degli ultimi anni gli imballaggi di vetro per alimenti hanno saputo rinnovarsi, grazie sia a una decisa personalizzazione di prodotto sia a un’incisiva diminuzione dei pesi medi, a parità di prestazioni.
A inizio 2000 l’offerta di bottiglie e vasi di vetro personalizzati rappresentava circa il 40% della produzione; oggi, però, i rapporti si sono invertiti, tanto che sei/sette contenitori su 10 sono prodotti ad hoc, sulla base di esigenze specifiche del cliente.
Il mercato è sempre più orientato quindi alla personalizzazione del prodotto e il packaging diventa strumento di marketing e comunicazione. Questi risultati sono stati resi possibili dal progresso costante dei processi produttivi. La personalizzazione dei contenitori di vetro non è certo una novità - si pensi al settore profumeria - ma la vera innovazione sta nel fatto che il concetto ha coinvolto aree di mercato dove imperava la standardizzazione, per la precisione acqua minerale, vino, bibite analcoliche, conserve alimentari…
Il mercato italiano
L’offerta degli imballaggi di vetro è molto varia sia dal punto di vista dei formati che per le aree di impiego. La classificazione “classica”comprende bottiglie, vasi, flaconeria e imballaggi da vetro tubo (ossia fiale e flaconcini).
Nel 2011 (ultimo anno consolidato in termini di dato statistico) il settore italiano degli imballaggi di vetro ha espresso una produzione di 3.590.000 t, mentre, sulla base di un preconsuntivo, il 2012 si ritiene si sia concluso con una contrazione del 5% circa: un risultato negativo, conseguente alla crisi congiunturale che ha colpito l’economia italiana e anche in generale gli altri paesi nell’ambito UE.
Il commercio estero che, in media rappresenta l’11-12% della produzione, nel 2012 dovrebbe avere segnato un calo del 3% circa. L’import, la cui incidenza sul consumo rappresenta mediamente il 15%, dovrebbe avere concluso il 2012 in lieve incremento.
Il consumo interno, dopo avere concluso il 2011 con un +1,5%, dovrebbe aver segnato nel 2012 una contrazione del 4-5% circa.
Dal punto di vista delle tipologie di imballaggio, l’88% è costituito da bottiglie, il 7% da vasi , il 4% da flaconeria di vetro cavo e l’1% da fiale e flaconi di vetro tubo.
I consumi settoriali
Bottiglie e vasi trovano applicazione essenzialmente nell’area dei liquidi alimentari e delle conserve alimentari. La flaconeria, che comprende vasetti, boccette e flaconi, è impiegata nei settori farmaceutico e della cosmesi-profumeria. Gli imballaggi da vetro tubo trovano applicazione essenzialmente nel settore farmaceutico.
Bottiglie di vetro cavo. Con riferimento all’area dei liquidi alimentari (che si articola in numerosi settori merceologici) e all’uso specifico di bottiglie di vetro cavo nuove immesse sul mercato, i numeri variano molto. Il principale campo di applicazione delle bottiglie di vetro cavo è costituito dall’area delle bevande alcoliche (71,5%). In questo ambito è il vino a detenere la quota maggiore, sebbene la bottiglia di vetro debba confrontarsi anche con altre tipologie di imballaggio. Il “primato”, comunque, trae vantaggio dal buon andamento delle esportazioni e dall’orientamento del consumatore nei confronti del vino di alta gamma, che richiede bottiglie in vetro.
Sempre nell’area alcolici, la bottiglia di vetro è diffusa anche nel settore della birra (dove deve però confrontarsi con lattine e Keg) e in quella dei super alcolici - vermuth, dove il vetro è “sovrano”.
Nelle bevande analcoliche, le bottiglie toccano una quota del 14,5%: principale settore di utilizzo è quello dell’acqua minerale (10% circa), dove il vetro si confronta in particolare con la bottiglia di PET, che ha ormai raggiunto uno share dell’80%% circa. Da segnalare, comunque, le molte molte innovazioni in termini di personalizzazione delle bottiglie messe in atto dalle veterie. Altra interessante area di impiego è quella dei succhi di frutta, dove primeggia la bottiglietta mono dose; purtroppo, però, il vetro tende a perdere partecipazione sia a seguito della concorrenza dei contenitori cellulosici poliaccoppiati sia, in particolare, della crescita della bottiglia di PET, che erode spazi a entrambe le altre due tipologie di imballi.
Infine, il settore dell’olio di oliva (5,5%): qui la bottiglia di vetro predomina nettamente sul mercato interno, mentre per quanto riguarda le esportazioni si deve confrontare con le lattine di banda stagnata e con le bottiglie di PET.
Altri campi di utilizzo delle bottiglie di vetro (con un 8,5% globale) sono l’aceto, le passate di pomidoro, gli sciroppi ecc.
Vasi. Per il 52% circa sono destinati al confezionamento delle conserve vegetali, compresi sughi pronti, sott’olio e sottaceti.
Il 29% dei vasi è destinato all’importante settore degli omogeneizzati, area che non risente dell’attuale crisi dei consumi.
Il 6% del loro impiego riguarda invece il settore delle conserve ittiche, dove il vetro tende ad acquisire quote di mercato.
Il restante 13% è suddiviso tra una miriade di altri prodotti alimentari (olive, spezie, creme al cioccolato, marmellate, ecc.)
Il loro competitor principale rimane la scatoletta di banda stagnata o di alluminio, sebbene negli ultimi tempi si stiano affermando anche i contenitori di cartoncino poliaccoppiato e le buste in poliaccoppiato flessibile da converter che, stando alle stime, diventeranno nei prossimi anni i concorrenti più temibili.
Flaconeria e vetro tubo. Due le principali aree settoriali di sbocco: cosmesi-profumeria e farmaceutica, che assorbono rispettivamente l’84,5% circa e il 14,5%; il 2% è destinato ad altre aree di impiego.
Per quanto concerne il vetro tubo destinato agli imballaggi, la principale area di utilizzo è la farmaceutica, con oltre l’80% di share.
Plinio Iascone
Istituto Italiano Imballaggio