Cibi e pack ad alto contenuto di servizio

Come evolve il mercato dei “Fresh food & convenience”: cibi pronti per essere mangiati senza dover essere cucinati, vuoi perché già cotti o semi pronti e solo da scaldare, ma anche surgelati, di cui ultimare la cottura o da consumare “nature”.


Ampiamente utilizzati all’estero, e da lungo tempo, i cibi pronti di varia natura si stanno imponendo anche sul mercato italiano. I piatti pronti sono venduti in prevalenza presso la grande distribuzione, ma anche tramite le gastronomie.
In base agli ultimi dati disponibili, nel primo semestre 2018 il canale delle vendite online di piatti pronti è cresciuto dell’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Anche secondo il Rapporto Coop sui consumi degli italiani nel 2018, i prodotti pronti da mangiare rappresentano ancora una volta il grande successo del momento.
In Italia i consumi relativi al convenience food riguardano in prevalenza la pausa pranzo, momento in cui è possibile consumare una tipologia di cibo considerata più sana e gustosa rispetto al solito panino, o più economica se confrontata con un pranzo consumato al ristorante.
All’estero, il fenomeno si estende anche al consumo domestico: secondo alcune stime relative al centro e nord Europa, per esempio, solo in una casa su tre si cucina tutti i giorni. Negli ultimi tempi, però, anche in Italia si ricorre sempre più spesso a questa modalità, come dimostra l’aumento esponenziale degli ordini di cibo effettuati online.
I target più interessati al convenience food rimangono comunque i single e, in generale, gli under 25.
La crescita costante del consumo di cibi etnici ha fornito, anche nel nostro Paese, un contributo importante in questo ambito: nel 2018 in Italia i consumi sono infatti cresciuti del 27%.

Mercato e tipologie
I convenience food rappresentano un’ampia gamma di prodotti diversi, che vanno dall’antipasto al primo, per proseguire con il secondo, la frutta e i dessert.
Anche nel 2018 l’Italia registra un buon tasso di crescita, anche se a ritmi meno frizzanti rispetto al 2017: la crescita a volume del fresh food e convenience dovrebbe infatti assestarsi intorno al 6%.
Nel 2018 in Italia sono state confezionate 13.397 t/000 di prodotti relativi a questa categoria, l’80% imputabile ai primi piatti compresi quelli surgelati, primi piatti etnici e zuppe. Il 12,9% è rappresentato dall’ortofrutta di IV e V gamma (insalate, macedonie, verdure cotte, ecc.).
I prodotti ittici freschi comprendono sia antipasti sia secondi piatti - con l’esclusione del sushi - e rappresentano l’1,2%.
Nella voce surgelati (0,9%) sono incluse le pizze, mentre nella voce “Altro” (5% dell’intera gamma) sono comprese le varie preparazioni a base carne (vitel tonné, polpette, spezzatini vari, ecc.) torte salate, sushi e dessert.
Le aspettative degli italiani riguardo questa tipologia di prodotto sono molto alte, così come accade del resto in tutta l’area alimentare: il prodotto deve essere realizzato con ingredienti di buona qualità, presentarsi bello nell’aspetto ma soprattutto ottimo nel gusto.
Anche per quanto riguarda il packaging, siamo molto esigenti: il confezionamento deve testimoniare non solo delle eccellenti qualità tecniche ma deve anche essere esteticamente appetibile.
Nell’analizzare i consumi italiani del fresco va evidenziato un discreto spostamento delle preferenze verso i prodotti a peso imposto, a scapito di quelli a peso variabile. Il fenomeno riguarda soprattutto il comparto ortofrutta della grande distribuzione, complice in parte l’introduzione dei sacchetti biodegradabili a pagamento utilizzati presso i supermercati. Dal punto di vista quantitativo il comparto registra nel 2018 un +0,8%.

Il confezionamento: caratteristiche e numeri
Dato che questi cibi, come abbiamo visto, sono ad alto contenuto di servizio, anche il confezionamento non può essere da meno.
Il cibo deve essere conservato per mantenere le caratteristiche principali; infatti se da un lato sono le qualità organolettiche a dover essere mantenute, dall’altro si deve tenere conto della shelf life del prodotto, che può essere di 1 giorno o di diversi mesi, come nel caso dei surgelati.
Altro elemento fondamentale per il packaging è la capacità di comunicare in maniera precisa e immediata le informazioni principali.
Per questo motivo molte aziende leader hanno optato per utilizzare codici colori sulle confezioni, che facilitano l’identificazione della tipologia di prodotto. Inoltre è di fondamentale importanza che l’imballaggio riporti messaggi inequivocabili relativi al contenuto come, per esempio, l’assenza di conservanti o di glutine, l’utilizzo di olio EVO piuttosto che di spezie aromatiche...
Arrivando poi ai quantitativi di imballaggio che interessano questo settore, in base all’analisi dei dati ripresi dalla Banca Dati dell’Istituto Italiano imballaggio, nel 2018 sono stati utilizzate circa 501.000 tonnellate di packaging primario. Se a queste aggiungiamo il secondario, come gli astucci in cartoncino imputabili essenzialmente all’area surgelati, arriviamo a 510.000 tonnellate di packaging.

• Per quanto riguardo il packaging primario, ovvero quello a diretto contatto con il prodotto, troviamo una netta prevalenza della plastica. Le tipologie di imballaggi utilizzate sono le vaschette sia di PET che di polistirolo (75% circa), le buste e le vaschette in poliaccoppiato flessibile (15%), le vaschette in alluminio (9%), confezioni in cartoncino (1%).
• Il totale degli imballaggi in plastica impiegati per confezionare i convenience food (vaschette e buste) rappresenta circa il 40% del totale imballaggi in plastica utilizzati per il settore alimentare (escluso bevande). Per quanto riguarda il confezionamento con vaschette di plastica, esso interessa la quasi totalità delle tipologie di piatti pronti, compreso l’ortofrutta fresca, come insalate pronte da mangiare e comprensive di condimento e posate, nonché la frutta fresca tagliata.
• Le vaschette in plastica sono realizzate in prevalenza in PET oppure in materiale accoppiato flessibile da converter (con spessore non superiore ai 0,2 millimetri).
• Il flessibile da converter è utilizzato sia per produrre le buste destinate a  confezionare sia i prodotti ortofrutticoli di IV gamma, sia per produrre i top  delle vaschette dei prodotti pronti. Il 90% di queste chiusure è prodotto con una pellicola di materiale accoppiato flessibile, termosaldata alla vaschetta, che permette di conservare i prodotti con una shelf life superiore alle 48 ore e tutti i cibi confezionati in atmosfera modificata.
In tutti gli altri casi può essere utilizzata una pellicola di plastica o, ancora, le confezioni possono essere chiuse con coperchi dello stesso materiale della vaschetta.
• La vaschetta di alluminio viene utilizzata quasi esclusivamente in gastronomia, ed è presente tanto nella grande distribuzione quanto nel piccolo negozio di gastronomia; in alcuni casi è utilizzata anche per le consegne da ordinazioni online. La chiusura è in prevalenza un coperchio in plastica.
• Per quanto riguarda i contenitori in cartoncino, in prevalenza utilizzati per la gastronomia espressa, va evidenziato che presentano un rivestimento interno che crea l’effetto barriera. Il contenitore in cellulosa diventa di fatto un accoppiato rigido.

Barbara Iascone
Istituto Italiano Imballaggio

 

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