Inchiostri

Sognare a colori

RICERCA E MERCATO Un “noninchiostro” con cui stampare a regola d’arte scatole e cartoni, imballaggi di plastica, prodotti tissue. Un pool di aziende ha sostenuto la ricerca e, ora, sta già fornendo prodotti che, in ultima analisi, potrebbero essere “serviti in tavola”. Ingredienti aggiunti: intuizione, perseveranza e fiducia. Junio Caselli

Iniziare una ricerca significa spesso rispondere alla chiamata di un sogno. Il sogno del gruppo NOINK è quello di vedere scaffali di supermercati senza il lucido dell'offset ad abbagliare i consumatori con promesse in esacromia, ma più sani; di avere sacchetti stampati che, a strusciarli tra di loro, si rigano un po', ma sono più sani; tovagliette di fast food per alimenti sulle quali possono cadere le patatine fritte senza che la mamma abbia un fremito di paura; rotoloni per cucina con i quali si può davvero asciugare l'olio in eccesso dalla fettina alla milanese con l'assoluta certezza di non correre rischi; e poi ancora le scritte “alto” e “fragile” sulle scatole americane e molti altri imballi, perché questa può essere la sana e non violenta ribellione del packaging stampato (ma anche di altri prodotti che non c'entrano con gli alimenti, come i quotidiani). Non è vero che è difficile cambiare le cose. Il mondo ha potuto rinunciare alla matita copiativa che tingeva di viola la lingua e nessuno oggi ne sente la mancanza; ha imparato ad abituarsi a non buttare via tutto in un unico sacchetto e a dividere materiale per materiale e così via. Il mondo può imparare di tutto, può capire di tutto e può fare di tutto.
Io credo che, cambiando un inchiostro con un prodotto “più sicuro”, i consumatori non si troveranno come falene impazzite a sbattere la testa tra questa o quella confezione di pasta, crediamo che sapranno riconoscere comunque la marca preferita, il prodotto che cercano.

C’è… una volta
Ogni anno, nel mondo, vengono utilizzate quantità ingenti di inchiostri per stampare tutte le tipologie di imballi. Ho chiesto informazioni più precise all’associazione di categoria che raggruppa i produttori di inchiostri ma, non avendo avuto risposte ufficiali né ufficiose, ho comunque deciso che le cifre sono assolutamente enormi.
È cosa nota e risulta evidente anche a indagini superficiali che tutti gli inchiostri destinati a impieghi industriali sul packaging, tanto gli offset, che quelli flessografici, che gli UV, insomma proprio tutti, contengano, a scelta tra le seguenti categorie e in percentuali più o meno rilevanti sostanze pericolose (secondo la direttiva 67/548/CEE), sostanze più o meno tossiche, sostanze riguardo cui non esiste ancora un’esauriente letteratura scientifica, sostanze che contengono impurità come metalli pesanti o arsenico e sostanze derivate dal petrolio… che sarà pure petrolio buono, ma sempre petrolio è. Resta il fatto che, per quanto le aziende coinvolte in questa filiera operino in conformità alle leggi e con la massima attenzione, la possibilità di errori è sempre in agguato, i controlli non sono mai sufficienti e che, a volte, anche le macchine fanno degli scherzi che poi tocca agli esseri umani rimediare. Ma significa anche che, altre volte, gli esseri umani fanno errori a cui neppure le macchine riescono a porre rimedio.

Nomen Omen
Riflettendo dunque sui rischi sempre in agguato per la salute dei consumatori e per la salubrità dell'ambiente, nel 2002, è stato costituito, su iniziativa di un gruppo di aziende attive nell’ambito del packaging, un gruppo di ricerca chiamato NOINK (letteralmente: “noninchiostro”) con l’obiettivo di realizzare - sostenendo l’onere della sprimentazione - un valido sostituto degli inchiostri flessografici e rotocalco tradizionali.
I ricercatori hanno lavorato per creare un sistema colorante composto solamente da sostanze commestibili, un inchiostro che non fosse dunque un inchiostro nell’accezione comune del termine ma una sorta di ricetta gastronomica, che avesse in comune con gli inchiostri tradizionali solo le caratteristiche funzionali, ma nessun componente. Per far questo sono state del tutto trascurate le liste di sostanze ammesse per la produzione di inchiostri e si è tenuto conto solamente delle sostanze descritte nel DM 27 febbraio 1996 n. 209: si tratta del regolamento che disciplina gli additivi alimentari consentiti nella preparazione e nella conservazione delle sostanze alimentari.

Edibile, nella pratica
Così facendo, si è ritenuto di guadagnare per il prodotto una patente di commestibilità teorica, che prende spunto da una semplice considerazione. Per assunto, l’inchiostro non deve migrare dal contenitore sul quale è impiegato verso l'alimento contenuto. Con la formulazione di NOINK, qualora dovesse migrare - ma non migra - tutte le sostanze che potrebbe cedere all'alimento non sarebbero altro che additivi alimentari (oltretutto biodegradabili e compostabili) e pertanto, in nessun modo comporterebbero rischi per la salute. Anche perché, di fatto, i suoi componenti vengono mangiati e bevuti ogni giorno da miliardi di persone nel mondo: si trovano infatti nel vino, nei formaggi, nelle carni, nelle medicine, nei cibi sani.
La scelta operata a priori di lavorare con queste sostanze, ha fatto sì che non fosse necessario creare specifiche documentazioni scientifiche per ogni ingrediente utilizzato; tutti sono infatti noti, studiati e validati dai laboratori chimici dei ministeri dell’intera Europa.
Il comma 2 dell'articolo 31 del DM 21 marzo 1973 dice a chiare lettere che «dove la colorazione dell'imballo sia effettuata a mezzo stampa, questa colorazione non può essere eseguita sul lato dell'imballo che è destinato ad entrare a contatto con l'alimento».
Il legislatore - che sapeva di che pasta sono fatti gli inchiostri tradizionali - non poteva fare altro. Doveva garantire al consumatore la certezza che nessun componente degli inchiostri potesse migrare verso l'alimento. Nel maggio del 2005 il Ministero della Salute, rispondendo ufficialmente a un preciso quesito sulle possibilità di utilizzo del sistema colorante NOINK, ha comunicato che l'Istituto Superiore di Sanità, investito della questione, ha ritenuto che il suddetto sistema colorante non rientri nella fattispecie del comma 2 dell'articolo 31. Pertanto, ammesso ovviamente che i materiali trattati con il sistema colorante devono rispettare limiti e requisiti delle norme specifiche relative agli aspetti di migrazione, tossicologici e organolettici, NOINK può anche stampare il lato che entra a contatto con l'alimento.
Va ribadito che, ovviamente, la ricerca non è stata condotta per mettere a disposizione della comunità un ritrovato che consentisse di stampare il lato destinato a entrare a contatto con l'alimento. C'era anzi la ferma volontà di creare un sistema che, seppur non in grado di azzerare le possibilità di errori nelle produzioni, sicuramente riducesse a zero i rischi che questi errori possono comportare per la salute dei consumatori; e che, sebbene non potesse impedire tout court che l'inchiostro, puta caso, contamini un corso d'acqua, certamente riduca a zero i più gravi rischi per l'ambiente.

Dalla ricerca, il materiale
Detto questo… non si è trattato di un gioco scientifico e intellettuale. NOINK è un “non inchiostro” che funziona come un inchiostro sulle tradizionali macchine rotocalco o flessografiche, che asciuga nel tempo stabilito, che ha la giusta viscosità, che non fa schiuma e così via, e, cosa forse difficile da credere ma facilmente dimostrabile nei fatti, ha perfino un costo allineato a quello degli inchiostri tradizionali.
In termini riduttivi possiamo considerare NOINK come un inchiostro fatto a regola d'arte. In termini entusiastici lo possiamo considerare la soluzione alternativa e una garanzia ulteriore alla salute dei consumatori e dell'ambiente.
Ma, tra tutti questi pregi, aveva un difetto che, a detta del marketing, non era certo di poco conto: una gamma cromatica limitata e una lucentezza da inchiostro flessografico.
Se sulla lucentezza non è stato possibile far niente, sulla gamma cromatica si è invece potuto lavorare, creando la serie di NOINK<100%, nella quale tutti i componenti sono stati lasciati invariati, con le proprie caratteristiche di commestibilità, tranne che per i coloranti (che in buona parte sono stati scelti tra quelli tradizionali). In questa maniera è stato possibile coprire la gamma Pantone Uncoated con un inchiostro che non sarà teoricamente commestibile, ma è comunque quanto di più sano possa fornire una gamma completa: un inchiostro in cui poco meno del 100% dei componenti sono additivi alimentari e il resto è comunque scelto tra pigmenti con la minor quantità di impurità possibile.
Per dirla tutta: tra i coloranti alimentari che abbiano certe caratteristiche meccaniche, manca il blu, e senza il blu non si possono creare i blu e i verdi; ecco allora che si è reso necessario andare a cercare il blu tra i migliori pigmenti che ci fossero.

Per fare il punto
NOINK può stampare a diretto contatto con gli alimenti - ed è l'unico sistema colorante a poterlo fare -, può stampare su imballi primari in maniera tradizionale e può stampare, ovviamente, su tutti gli altri imballi.
La gamma di questo NOINK è la seguente, espressa in Pantone U: 124; 7407; 145; 167; 168; 1805; 7418; WARM GRAY 11; 7518; 7531; HEXACROME BLACK; COOL GRAY 4; 4725; 467; WARM GRAY 8.
Si faccia caso al fatto che questi colori portano con sé (ma può essere un’impressione faziosa, quindi non la si consideri più di tanto) sensazioni di salute, di colori dei macchiaioli, di casolare in Toscana. Il blu è importante - è vero - è il colore del cielo e del mare e di certi marchi d'impresa, ma forse sui rotoloni da cucina o sulle tovagliette dei fast food se ne può anche fare meno.
NOINK<100% può stampare in maniera tradizionale su imballi primari e secondari e su tutti gli altri imballi. Non ci sono limitazioni di gamma e la sicurezza per la salute dei consumatori e dell'ambiente è a livelli mai raggiunti prima.
Per i più sarà superfluo, ma mi preme comunque ribadire che NOINK in sé è un inchiostro flessografico o rotocalco e che pertanto non potrà mai avere la lucentezza e la definizione degli inchiostri offset e le caratteristiche delle vernici UV. Non potrà mai, neanche lavorandoci ancora.
In mano a grafici capaci, guidati da marketing illuminati, potrà comunque veicolare tutti i messaggi e riprodurre le immagini che servono a illustrare e a vendere i prodotti. E se i grafici saranno davvero capaci e i marketing saranno davvero illuminati, potranno venire fuori prodotti ancora più belli e più efficaci di prima, con in più un messaggio di salute e sicurezza che i consumatori - sempre più informati e sempre più attenti - non potranno non apprezzare e premiare.
NOINK si presta a stampare su differenti materiali, con comportamenti diversi. Ha ottime rese su carta, cartone, cartoncino, cartone ondulato e tissue. Attualmente la ricerca è indirizzata verso formulazioni per Mater-BI e PLA, un po' perché è nato nella scia di chi ha inventato che la plastica era meglio farla con il mais piuttosto che col petrolio, e un po' perché il collo di bottiglia della compostabilità di questi due egregi materiali sono proprio gli inchiostri tradizionali.
Il passo successivo sarà quello di lavorare sui film flessibili e sulle materie plastiche. Pur sapendo che le difficoltà di stampare all'acqua su supporti di questo tipo sono enormi, la quantità di inchiostri tradizionali che questi materiali veicolano sotto forma di sacchetti e di confezioni sono tali da farci credere che esistano aziende, che potranno accettare minori resistenze allo sfregamento a fronte di maggiori sicurezze per le persone e per l'ambiente.

Dalle parole ai fatti
Alcune aziende - di chiara fama - produttrici di imballi e di prodotti affini, informate dell'esistenza di NOINK, hanno scelto di mettere le proprie risorse a disposizione della ricerca, di effettuare i necessari test nonché valutare le possibilità etiche, comunicative e commerciali che l'implementazione di questa nuova tecnologia può portare.
Per tutta onestà non posso tacere che altre aziende - di altrettanta chiara fama - non hanno raccolto il messaggio, non hanno visto possibilità, non hanno trovato interesse al proprio interno e, facendo - espressamente o implicitamente - la sacrosanta considerazione che non esistono obblighi di legge a forzare la scelta di sostituire gli inchiostri tradizionali con formulazioni più sane, hanno preferito mostrare esplicitamente in alcuni casi, implicitamente in altri, un chiaro disinteresse. Nessuno stupore. Ci vuole sicuramente tempo. Ciò che conta è il fatto che NOINK è già una realtà: come prova, tra le altre, la divisione Kartotex del Gruppo DS Smith/Toscana Ondulati, che ha collaborato fin dai primi momenti della ricerca e ha già realizzato alcune produzioni vere e proprie destinate ad aziende capofila.

Il gruppo di ricerca NOINK, finanziato da Maber (Milano), è composto da una rete informale di R&S che fa capo ad Archita (Bientina, PI), ed è composto da una soluzione omogenea delle seguenti persone ottenuta per miscelamento di competenze: Giovanni Bartolozzi, Fabio Montalti, Alessandro Moneti, Federica del Moro, Rinaldo Ferreccio e Junio Caselli. NOINK ha utilizzato i laboratori del Colorificio La Sorgente di Porrena (AR) e di DS Smith/Toscana Ondulati (Marlia - LU). Ulteriori informazioni possono essere richieste a [email protected].

Inks
Dream in color


MARKET & STUDY - A “non-ink” for printing boxes and cartons, plastic packaging and tissue products. A pool of companies supported the study and are now already supplying products that, if need be, could even be served up at the dinner table. Further ingredients: intuition, perseverance and faith. Junio Caselli

Starting a research study often means fulfilling a dream.
The dream of the NOINK group is that of seeing supermarket shelves without that offset brilliance to dazzle consumers with hexachrome promises, yet that are healthier; printed bags that may get scratched if rubbed together but these too healthier; fast food serviettes that kids can drop their chips on without their mothers having a fit; kitchen towels that can be used to dry the oil that has just dribbled from your Wiener Schnitzel without causing trepidation; and there again the wording “this way up” and “fragile” on American boxes and many other packaging items, indeed this might be the healthy and non violent rebellion of printed packaging (but also other products that have nothing to do with food, like newspapers).
It is not true that it’s difficult to change things.
Nobody now misses the indelible pencil that tinged the tonque violet that the world has learned to do without; the world has got used to not throwing away everything in the same bag and to sorting material by material and so on. The world can learn, can understand and do all kinds of things. I believe that changing an ink with a “safer” product would not make the consumers flutter like crazed moths between pasta packs, I believe that they will anyway be able to recognize their favourite brand, the product they are looking for.

Once upon a time…now
Every year in the world huge amounts of ink are used to print all kinds of packaging. I asked the ink producers’ trade association for more detailed information, yet without receiving any official or unofficial reply, one cannot deny that the figures are absolutely enormous.
It is a known thing, even after only carrying out superficial studies that the inks for industrial use on packaging, both offset as well as flexo and UV inks, that is none excluded, contain more or less sizeable amounts of dangerous substances (as under directive 67/548/EEC), toxic substances and substances still not fully described by exhaustive scientific literature that contain impurities such as heavy metals, arsenic or substances derived from petroleum (even if “good” petrol it is still petrol).
Yet one should consider, however much the companies in this segment work in conformity to the laws and with the greatest care, mistakes can always happen, controls are never sufficient and at times also the machines play tricks that it is then up to the humans to put right. But it also means that on other occasions the humans make mistakes that no machine can set right.

Nomen Omen
Hence, reflecting on the risks that are always present for the consumers’ health and the salubriousness of the environment, in 2002, a research group was set up by a group of companies active in the packaging field called NOINK with the objective of creating - footing the costs of the experimentation - a valid substitute for traditional flexographic and gravure inks. The research team worked to create a color system solely made up of edible substances, an ink that hence was not an ink in the general sense of the term but a sort of gastronomic recipe, that only had the functional characteristics, but no component, in common with traditional inks.
To achieve this the lists of substances admitted for the production of inks were totally discarded, and only the substances described in DM 27 February 1996 n. 209 were considered: this being a ruling disciplining food additives admitted in the preparation and the preservation of food substances.

Edible practically speaking
Doing so, a product has been attained that is theoretically edible, inspired by a simple consideration.
It is to be taken for granted that the ink should not migrate from the container on which it is used to the food contained in the same. With the NOINK formula, even if it does migrate - though this is to be excluded - the only substances ceded to the foodstuff would be food additives (aboveall biodegrabable and compostable) and thus would in no way constitute a health risk.
Also because in actual fact its components are eaten and drunk everyday by millions of people throughout the world: they are to be found in wine, cheese, meat, in medicine, in healthy food.
The initial choice made to work with these substances meant that drawing up specific scientific documentation for each ingredient used was not necessary; all are in fact known, studied and validated by chemical laboratories right across Europe.
Comma 2 of article 31 of DM 21 March 1973 says clearly that “where the coloring of the pack occurs by printing, this coloring cannot be done on the side of the pack that is destined to enter into contact with the foodstuff”.
The legislator - who knew what traditional inks were made of - was obliged to state this.
The ruling had to guarantee the consumer the certainty that no ink component might migrate to the foodstuff. In May 2005 the Ministry of Health, responding officially to a precise question on the possibility of using the NOINK coloring system, communicated that the l'Istituto Superiore di Sanità - the Italian state health authorities - invested with the question, retained that the abovementioned coloring system does not in fact come under comma 2 of article 31.
Thus, obviously admitting that the materials treated with the coloring system have to respect limits and requisites of the specific standards governing the migratory, toxicological and organoleptic aspects, NOINK can also be used for printing the side that comes into contact with the foodstuff.
It should obviously be stated that the study was not carried out to find a product that could be printed on the side destined for contact with the foodstuff. There was in fact the will to create a system that, while not being able to zero the chance of mistakes in production, certainly zeroed the risks that these mistakes might constitute a hazard to human health; and that, although NOINK does not completely eliminate the risk that say a watercourse might be contaminated, it certainly reduces the most serious risks to the environment.

From the study, the material
Having said this… we are not involved in a scientific or intellectual game. NOINK is a “non ink” that works like ink on the traditional gravure and flexographic machines, that dries in the set time, that has the right viscosity, that does not froth and so on and, something perhaps difficult to believe but easy to demonstrate, it even has a cost in line with that of traditional inks.
Summing things up, we can consider NOINK a fine ink. In enthusiastic terms we can consider it as an alternative solution and a further guarantee of consumer health and environmental safety. But among all its advantages it had a flaw that, in the opinion of marketing, was no mean thing: a limited color range and a brightness akin to that of flexographic inks.
If nothing could be done about its brightness, the color range could be worked on, creating the series of NOINK<100%, in which all the components were left the same, with their feature of edibility, except for the colors (that for the most were chosen from among traditional dyes).
In this way the Pantone Uncoated color range could be covered with an ink that is not theoretically edible, but that is at any rate as healthy as can be in a full color range: an ink made up a little less than 100% of food additives the rest at any rate being chosen from pigments with the least amount of possible impurities.
In a word: blue is not on the list of food colors with a given mechanical resistance, and without blue, blues and greens cannot be created; hence we had to seek blue from among the best pigments available.

Reviewing the situation
NOINK can print in direct contact with foodstuffs - and it is the only color system able to do so, it can print on primary packaging in a traditional fashion and can also obviously print on all other types of packaging. The NOINK range expressed in Pantone U is as follows: 124; 7407; 145; 167; 168; 1805; 7418; WARM GRAY 11; 7518; 7531; HEXACROME BLACK; COOL GRAY 4; 4725; 467; WARM GRAY 8.
It should be noted that these colors (though the opinion could be seen to be biased, and hence should not be taken too seriously) bring ideas of wholesomeness, the colors of the Macchiaioli, the Italian Impressionist painters, of the farmhouses of Tuscany.
Blue is important it is true, it is the color of the sky and the sea and certain company brands, but perhaps one can do without it on kitchen towels and fast food serviettes.
NOINK<100% can be printed traditionally on primary and secondary packaging and on all other types of packaging.
There are no limitations to the range and the safety in terms of consumer and environmental health is at hitherto unattained levels. Those that know the subject are aware but I nevertheless wish to state that NOINK in itself is a flexographic or gravure ink and that thus it will never have the brilliance and the definition of offset inks or the characteristics of UV lacquers. Never, even with further working.
In the hands of skilled graphic people, guided by an enlightened marketing, they will at any rate be able to vehicle all messages and reproduce the images that are needed to sell the products. And if the graphics people are truly skilled and the marketing people really enlightened, products can be created even more beautiful and effective than before, bearing a message of health and safety that the consumers - evermore informed and evermore careful - could not but help appreciate and reward. NOINK is suited for printing on a series of materials with different performances. It has a good performance on paper, cardboard, card, corrugated cardboard and tissue. Currently research is being done aimed at formulas for Mater-BI and PLA, a bit because it was created in the wake of those who discovered that it was better to make plastic out of maize than out of petroleum, and a bit because the bottleneck of the compostibility of these two fine materials in fact lies with the traditional inks.
The next step will be that of working on flexible film and on plastics. All the while knowing that the difficulties of waterbased printing on these type of substrates are huge, the quantity of traditional ink borne by these materials in the form of bags and packs is enormous enough to allow us to believe that companies exist that will accept less scratch resistance in favour of a greater safety for people and the environment.
From words to deeds
Some wellknown concerns that produce packaging and similar items, informed of the existence of NOINK, have chosen to make their resources available to the study, to carry out the necessary tests as well as rate the ethical, communicative and commercial possibilities that the implementation of this new technology might bring.
To be honest I cannot deny that other concerns - equally famous - have not got the message, have not seen possibilities, have not found the interest within their concern and explicitly or implicitly making the impeccable consideration that no rulings exist forcing them to replace traditional inks with healthier formulas, they have implicitly or explicitly shown a lack of interest.
No surprise. Time is surely needed. What counts is the fact that NOINK is already a reality: proven among other things by the Kartotex division of the DS Smith/Toscana Ondulati Group, that has been with the project right from the outset and that has created a series of actual products destined for leading companies.

The NOINK research group, funded by Maber (Milan), is constituted by an informal R&D network that is headed by Archita (Bientina, PI), and features an equal status team of members each responsible for a specific subject area comprising: Giovanni Bartolozzi, Fabio Montalti, Alessandro Moneti, Federica del Moro, Rinaldo Ferreccio and Junio Caselli. NOINK used the laboratories of the Colorificio La Sorgente di Porrena (AR) andf DS Smith/Toscana Ondulati (Marlia - LU). More information from [email protected].