BANNERS
May 2003
Stefano Lavorini
It's never too late

An aberrant abyss of ignorance, narrow-mindedness and fears: surrounded by the stench of ideas stolen from life and the absence of joy, of a joy perhaps felt only by swallows as they fly off at sunset.
Sense and sensibility are suffocated by resentment and a seemingly pointless existence, the inability to reach too ambitious a goal, the meanness of consumption for the sake of consumption.
We've no need for a stupid war to feel pity for man's sufferings, racked by violence and the inability to find himself.
Now it's time to act, to render harmless those who don't want to listen to others - whether near or far.
We have an obligation to oppose a culture of "might is right" and the illegality that, to our surprise, is shared by even those most above suspicion, tempted by ecstatic ideas and the unshakeable certainty that they can get away with it (thanks to an inherited or divine right), dazzled by the convenient self-conviction of being in the right, in line with one's own opinion, and of acting fairly, in one's own interests.
So let's start fighting, to save our principles from total destruction and all those words of respect for the dignity of mankind, clearly stressing the value of tolerance for those “differences” that, alone, have the capacity to generate new experiences, part of our common history.
There's no escaping from it, and if one has to talk of the price to be paid, may it be well spent to save at least the sense of having taken part, of having tried. Paradoxically, the challenge now is to find a stimulus in the many awkward bundles that burden us, to overcome these, for the simple joy of creating a different order in which to play out our lives. And all not just for our own benefit, but also for that of others (a few) who want to risk entering the scene and despite what many (the maajority) think, finding it convenient not to hazard such a dream.
As Giorgio Bocca recently wrote, drawing on his great experience: “When faced with a world such as this, I don't feel like an old man, but rather I feel like a man who continues to believe in a model of dignity and intelligence”.


Aberrante abisso di insipienza, grettezza e paure: intorno si avverte il tanfo di morte delle idee rubate alla vita, l’assenza di gioia, di una gioia forse ormai solo delle rondini in volo al tramonto. Razionalità e sentimento soffocano nel rancore di un’esistenza supposta inutile, nell’incapacità di raggiungere una meta troppo ambiziosa, nella pochezza del consumo per il consumo. Non abbiamo bisogno di una stupida guerra per conoscere la pietà che nasce dalla sofferenza dell’uomo straziato, prima che dalla violenza, dalla mancanza di sé stesso.
È ora di agire per rendere inoffensivo chi dimostra di non voler prestare orecchio agli altri, vicino o lontani che siano.
Abbiamo l’obbligo di opporci a una cultura della forza e dell’illegalità che abbraccia inopinatamente anche i più insospettabili, tentati dall’estatica e imperturbabile certezza di farla franca per diritto ereditario o divino, abbagliati dal comodo autoconvincimento di essere nel giusto, per il proprio particolare, e di agire con equità, nei confronti dei propri interessi.
E allora giù a lottare, per strappare al degrado principi e parole di rispetto per la dignità dell’essere umano, affermando con chiarezza il valore della tolleranza verso quelle “differenze” che, sole, sono in grado di generare nuove esperienze nel segno di una storia comune.
Il confronto è ineludibile, e se di prezzo bisogna parlare, che sia ben speso per salvare almeno il senso di aver partecipato, di averci provato. Per paradosso, la sfida è trovare stimolo nei tanti ingombranti fardelli che ci portiamo addosso con l’obiettivo di superarci, per il semplice gusto di creare un diverso ordine nel quale giocare a essere vivi. Il tutto a beneficio non solo personale ma pure degli altri (pochi) che vogliono rischiare l’entrata in scena, e a dispetto di quanti (i più) che trovano comodo non azzardare un sogno verosimile.
Come ha scritto di recente Giorgio Bocca, con la sua lunga esperienza: “Di fronte al mondo come è, non mi sento un uomo vecchio, mi sento un uomo che continua ad avere un modello di dignità e di intelligenza”.