| | | | | | Free...to set off (Dialogue between Solomon and Harlequin II) It should be known that one day Solomon again met Harlequin who, on seeing him, with a serene air and measured voice, started to tell him that not far from them a wonderful land existed. He spoke of : ...a place where everyone attains fulfilment, where sadness and anxiety are unknown, where noone is lonely and forced to plead for love. A place where one can live without tantalising expectation, veiled tenderness or painful remorse, where life blossoms complying to our dreams. A land where the gifts of chance are treasured and people readily change their goal, pursuing fate and destiny despite the unforseeable nature of events and the limitations of reason. A place where what we desire occurs in the measure we imagined it, where fairy-tales are reality and not make-belief. These words made Solomon start, kindling in him the desire to know why Harlequin was pronouncing himself so shrewdly. He asked him: why do you go around reproaching people - and in particularly me - blurting out your personal feelings unasked?. Try and imagine - the other replied - a flame struggling up the embers of a gutted tree-trunk. The lava of burning ash crumbles into the fire. All is extinguished, grows pale and falls silent, even the memory of that sweet scent. What should one do? Start again? Or better still give up?. Put off by this rebuke and in no way prepared to utter unfound replies, Solomon reproached the other and again demanded a response to his question. Life lies in what we do not know and desire, in our hopes and fears. In pain that brings awareness and in happiness that leads one astray. Everyone chooses his measure by chance and has little to complain about, because there is no better nor worse. Thus what I say is that everyone has the responsibility of seeing that no possibility goes to waste, including that of knowing how to live for oneself and for others in the best way possible. Harlequin coughed, grew silent and, looking benignly at Solomon, set off down a lane without giving the other a chance to utter a word. From that moment Solomon often wondered whether the encounter really took place, and if he had thus briefly touched on the truth. Anyway from there he set off again. To go beyond... beyond the fear of losing, to conquer the joy of doing. | | | Dovete sapere che un giorno Salomone incontrò nuovamente Arlecchino che, vistolo, si mise a contargli, con aria serena e voce misurata, che non molto lontano da loro esisteva un paese bellissimo. Diceva: Un posto dove nessuno vive una vita a metà, dove non cè tristezza e ansia, dove nessuno è solo e costretto a implorare di essere amato. Un posto dove si può vivere senza attese sofferte, senza tenerezze occultate, senza dolorosi rimorsi. Dove la vita si fa bella piegandosi ai nostri sogni, dove si sa far tesoro dei doni del caso e si sa pure cangiare prontamente la meta, seguendo la sorte e il fato, oltre limprevedibilità degli eventi e le limitatezze della ragione. Dove quello che vorremmo, accade a misura di quello che abbiamo immaginato. Dove le favole sono realtà e non sola finzione. Quelle parole fecero trasalire Salomone, accendendo in lui il desiderio di sapere come mai Arlecchino andasse così argutamente sentenziando. Gli chiese allora: Perché vai in giro ad apostrofare le persone e in particolare me - servendo loro, non interrogato, il tuo personale sentire?. Prova ad immaginare gli rispose quello una fiammella che a fatica sale arrancando le braci di un tronco ormai uso. Si sfalda la lava di cenere ardente nel focolare. E tutto si spegne, trascolora e tace, anche il ricordo di quel profumo soave. Che fare? Ricominciare? O meglio rinunciare?. Un po stizzito da questo richiamo, e niente affatto disposto ad articolare quelle risposte mai trovate, Salomone lo rimbrottò chiedendogli nuovamente conto della sua domanda. La vita è in quello che non conosciamo e desideriamo, nelle nostre paure e speranze. Nel dolore che dà consapevolezza e nella felicità che smarrisce. Ognuno sceglie per caso la sua misura e poco ha di che lagnarsene, perché non cè né meglio né peggio. Così quel che ti dico è che ognuno ha la responsabilità di non sciupare nessuna possibilità, anche quella di saper vivere in modo migliore, per sé e per gli altri. Arlecchino tossì, si fece muto, e guardando Salomone con benevolenza si allontanò per un viottolo, senza che laltro riuscisse a proferir parola. Da quel momento Salomone si ritrovò spesso a chiedersi se quellincontro fosse realmente accaduto, e se avesse così sfiorato la verità. Da li comunque ripartì. Per andare oltre
oltre la paura di perdere, per conquistare la gioia di fare. | | | | |