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Non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio.
Parole, queste, attribuite a Winston Churchill, che sanno ben descrivere ciò che sta accadendo al nostro mondo. Un mondo che appare avvolto in una nebbia di incertezza, disorientato da dinamiche economiche che puntano ostinatamente al Far Est, e immobilizzato nella complessità di unidentità culturale che alcuni vivono come un fardello da barattare, in cambio di un tozzo di pane.
Sembra dunque di vivere una Götterdämmerung [Crepuscolo degli dei]; eppure, niente è così scontato, soprattutto se, con umiltà ma con determinazione, ci risolviamo a riprendere in mano le sorti del nostro destino, di popolo e di individui. E i segnali non mancano a livello Paese
nonché in riferimento al nostro specifico settoriale.
«Nonostante le difficoltà determinate dallapprezzamento dellEuro e dallinstabilità geopolitica internazionale, a fine anno, il comparto ha registrato una crescita dellexport prossima all8%, avviando così una decisa inversione di tendenza rispetto ai modesti risultati del 2003, e prefigurando un 2005 che, auspichiamo, confermerà questo trend più che positivo». Così Guido Corbella, segretario generale di Ucima - Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche - ha commentato i primi dati ufficiali relativi al bilancio 2004, specificando che è lEuropa a dare uniniezione di ottimismo alle nostre aziende (+11% le vendite sul mercato domestico UE e +33% gli affari nellEuropa extra Unione).
Ma non solo: cresce anche lexport italiano in Russia (+10%) e, fra gli altri dati significativi, si fa notare il più che positivo andamento delle vendite in Turchia (+71%). Risultano, invece, in flessione gli Stati Uniti e la Cina, verosimilmente a causa della concorrenza dei produttori che quotano in dollari.
Questi dati sono confermati anche dalle rilevazioni di Copama (la confederazione che raggruppa le associazioni mondiali del settore), secondo cui il 65% circa del commercio mondiale di macchine confezionatrici è realizzato da Germania e Italia insieme con una quota, rispettivamente, del 36% e del 28%.
Un equilibrio che si rispecchia anche a Interpack, dove lindustria italiana dellimballaggio esprime, come di consueto, la presenza più significativa dopo i padroni di casa: oltre 460 espositori nostrani, su una superficie di 30mila metri quadrati.
Smettiamola, allora, di piangerci addosso. La realtà è molto più fluida di quanto si possa supporre. Bisogna saper guardare allinfinità di varianti, controversie e differenze per interpretare correttamente i cambiamenti in atto. Bisogna, in altre parole, tornare a lavorare con la fiducia di riuscire a fare ancora meglio.
Per il nostro futuro.
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And yet the wind still blows
«This is not the end. This is not even the beginning of the end. But it is perhaps the end of the beginning».
The famous quotation by Winston Churchill well describes what is happening in the world. A world that appears enveloped in a fog of uncertainty, disoriented by economic trends that obstinately point to the Far East, and immobilised in the complexity of a cultural identity that some experience as a burden to barter with, in exchange for a piece of bread.
We hence seem to be experiencing a Götterdämmerung[Twighlight of the Gods]; though nothing is that predictable, aboveall if, with humility and determination, we resolve to wrench back control of our destiny, as a people and as individuals. And the signs are not lacking at national level
as well as referring to our sectorial specificity.
«Despite the difficulties due to the appreciation of the Euro and international geopolitical instability, at the end of the year, the Italian packaging machine industry has registered a growth in exports close to 8%, thus starting a turnaround in trends compared to the modest results for 2003 and prefiguring a 2005 that we hope will confirm this more than positive trend». Thus Guido Corbella, general secretary of Ucima (Italian Association of Automatic Packing and Packaging Machinery Manufacturers) commented the first official figures of the 2004 balance of the sector, specifying that it is Europe that is giving the Italian concerns an injection of optimism (+11% sales on the domestic EU market and +33% in Europe outside the Union). But not only that: Italian exports to Russia are up +10% and among the other important data, of note the more than positive run of sales to Turkey (+71%). All the same figures for the USA and China show a drop, probably due to the competition of producers that set their prices in dollars.
These figures are also confirmed by the latest readings from Copama (the confederation that groups together the world associations of the sector), according to which approx. 65% of the world trade in packaging machines is accounted for by Germany and Italy together, with a respective quota of 36% and 28%.
An equilibrium that is also reflected in the Interpack fair where the Italian packaging Industry as usual accounted for the most sizeable presence after the hosts: more than 460 Italian exhibitors present, on a surface of over 30 thousand square metres.
Hence lets stop grieving. Reality is a lot more fluid than one might suppose. One has to be able to take a look at the infinity of variants, controversies and differences to be able to correctly interpret the changes underway. One should in other words go back to working with faith of succeeding and doing even better. For our future.
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