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Send them packing
Send them packing the lot of them
the temptation is there, its palpable, fascinating, worrying, horrifyingly simple. A sort of out of sight, out of mind response to problems, anxieties and contradictions. A sort of healthy, beneficial (though deep down dastardly) clean sweep.
But wipe out who and what? Well whatever you want to think.
Perhaps persons and things that throw back an icon of reality that we find hard to make our own, that we find ghastly and that wears us down (in our attempt to understand it). Unlikely governors, layabout foreign immigrants, Hollywood marines, right down to crafty shopkeepers, Martian colleagues, bickering relatives: this the hazy array of figures and forms that flicker before us offering a deafening, psychedelic picture, that befuddles us and forces us to bear the unbearable.
It would be nice to live
like in those quiet and dusty provincial bars, where people who have paid their time sit basking in the sun of a smiling spring, waiting simply for the day to pass. And who know how to leave space to the chatter of a boy on a bicycle, who has only come up to be reassured, that despite the situation and the events, that he might make it too (something you never know) and live out his own particular story. It would be nice to wish that everyone were happy. That the anxious might feel free for once in a while to enjoy events as they come, that the losers might find the way to change the course of destiny on their own, that the jealous recognize their own limits, that the unsure understand the value of their own and other peoples identity. That finally peace be on the side of the innocents and their dream for a better world, and that the arrogance in feeling oneself the best in safeguarding ones own interests might be reduced down to a sense of honesty.
That is, it would be nice to rejoice
knowing that when time is short and it is always short what remains is precious.
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Mandiamoli a casa tutti
La tentazione è lì, palpabile, piena di fascino, inquietante, orripilante nel suo essere così semplice. Quasi che cancellandoli dalla vista, si potessero far evaporare problemi, ansie e contraddizioni. Colpo di spugna, salutare e benefico, anche se, sotto sotto, ignobile (si sa).
Ma cancellare chi e che cosa? Beh, pensate un po quello che volete.
Forse ciò che è diverso da noi. Ovvero persone e cose che ci rimandano unicona di realtà che non riusciamo proprio a fare nostra, che ci agghiaccia e che ci affatica (nel tentativo di capirla).
Governanti improbabili, extracomunitari fannulloni, marines hollywoodiani, giù giù fino ai negozianti furbastri, ai colleghi marziani, ai familiari postulanti: questo il fascio indistinto di figure e forme che si agitano, in un quadro psichedelico e assordante, che ci frastorna e che ci muove a insostenibile sopportazione.
Bello sarebbe vivere
come in quei bar di provincia, quieti e polverosi, dove persone che hanno pagato il loro tempo, stanno sedute al sole di una primavera sorridente, aspettando con semplicità che passi giornata. E che sanno lasciare spazio alle chiacchiere di un ragazzo in bicicletta, che si avvicina solo per essere rassicurato dellevidenza (che tale non è mai) di potercela fare anche lui, nonostante i casi e gli eventi, ad avere una storia tutta sua.
Bello sarebbe desiderare
che tutti siano felici. Che gli ansiosi si sentano una volta tanto liberi di godersi gli accadimenti, che i perdenti trovino da soli ragione di cambiare il corso del destino, che gli invidiosi sappiano riconoscere i propri limiti, che gli insicuri capiscano il valore della propria e altrui identità. Che infine la pace possa essere degli innocenti e dei loro sogni per un mondo migliore, e che larroganza di sentirsi i migliori - nel salvaguardare i propri interessi - si risolva in una scelta di onestà.
Insomma, bello sarebbe gioire
rendendosi conto che quando il tempo è poco - ed è sempre poco - ciò che resta è prezioso.
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