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To Elana
(eros and packaging)
Elena is the name of a panna cotta - Italian cooked cream pudding - that can be found in the dessert section of the supermarket.
I discovered this when our affair was over.
I was a total wreck, wracked with suffering and totally devoid of all vitality, a living oxymoron.
In that condition I found myself listlessly out shopping
and it appeared to me like trick of fate.
Its name - your name - peeked out at me, in elegant calligraphic writing, among the thousand items on the dairy products shelf, on a pack with the image of cream pudding with a red topping. An artful label conjuring up sumptuous pleasures.
Elena, cream pudding, it seemed to be your allegory, the metaphor for Elena, the woman I was dieing for.
Cream pudding, how ironic: if only Elena, the real Elena was cooked on me like that cooked cream pudding, I thought, if only she were as madly gone as I was.
I wanted the pudding, and I felt it wanted me; diligently packed, visible without being flashy, befitting true elegance, with style and character that made it stand out among thousands, at least to my eyes.
And I took it unhesitatingly. Rather I picked it, I plucked it, savouring the pleasure of tasting... your metaphor.
The white flesh, the red topping
I confused the consistency and the tenderness of the cream with the splendour of your body, that what is more I have never seen, never even touched, but much imagined.
It was an oral orgasm, my first time.
That I still repeat (it has obviously become my favourite dessert) in the gestures with which I bare, scent, lick, taste and consume the same.
With a pleasure that is so satiating to make my missing you in your absence even more oppressive.
You foxy piece of packaging! Ill die of cholesterol even if I dont first die for love.
Anonymous Milanese
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Elena è il nome di una panna cotta che trovi tra i dessert del supermercato che tu sai.
La scoprii allindomani della conclusione della nostra vicenda.
Ero distrutto, traboccante di sofferenza e insieme svuotato di vitalità, un ossimoro vivente.
In quelle condizioni mi trovavo oziosamente a far compere... e mi parve un segno del destino.
Il suo nome - il tuo - faceva capolino, in eleganti caratteri calligrafici, fra i mille prodotti di uno scaffale di latticini, su una confezione con unimmagine di una panna bianca con un topping rosso. Maliziosa etichetta evocante trasgressivi godimenti.
Elena, la panna cotta, sembrava la tua allegoria, la metafora di Elena, la donna per la quale morivo.
Panna cotta, che ironia: se Elena, quella vera, fosse cotta di me come quella panna, pensai, se fosse cotta come lo sono io...
La volevo, la panna cotta, e sentivo che mi voleva; diligentemente confezionata, visibile senza essere vistosa, come si confà alla vera eleganza, con uno stile e un carattere che la facevano unica fra mille, per me che sapevo riconoscerli.
E la presi, senza indugio. Anzi, la colsi, pregustando la voluttà di assaporare... la tua metafora.
Lincarnato bianco, il topping rosso.... confondevo la consistenza e la tenerezza della crema con lo splendore del tuo corpo, peraltro mai visto, tanto meno toccato, tante volte immaginato.
Fu un orgasmo, orale, la prima volta.
Che ancora si ripete (è diventato, ovviamente, il mio dessert preferito) nei gesti con cui la scopro, la odoro, la lecco, lassaporo, la consumo.
Con un piacere tanto appagante da rendere ancor più opprimente il senso di mancanza che mi dà la tua assenza.
Packaging galeotto! Morirò di colesterolo, se prima non morirò damore.
Anonimo Milanese |
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